NBA 2k11

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NBA 2K11 parte con l'intima presunzione di essere il primo della classe, eppur non pecca di superbia. Non si impigrisce offrendo un mero aggiornamento dello scorso anno, bensì tenta in tutti i modi di rimpolpare il pacchetto ludico che assume fattezze smisurate e sottrae al potenziale acquirente il doversi sorbire una lezione di economia applicata all'acquisto videogiochi. Conviene o non conviene? La facciona di Air Jordan schiaffata in copertina fa propendere per la seconda. Visual Concept ha il dovere morale di riconfermare il buono del passato e offrire qualcosa d'inedito, lo fa scomodando il re del basket che per svariati motivi era rimasto a lungo lontano dai parquet ludici.



I'm back, direbbe sua maestà Air Jordan. L'offerta ludica é invitante, imbarazzante nelle sue dimensioni: il novero delle modalità tocca numeri a doppia cifra, a cominciare dalle Jordan Challenges. Qualcuno dirà che sarebbe stato lecito attendersi un maggior numero di sfide, altri che si tratta di una parte trascurabile dell'intero pacchetto all inclusive. Un'appendice, seppur sfiziosa. Dieci momenti memorabili della carriera del campione, come i 55 punti messi a segno nella storica partita coi Knicks dopo il ritiro, o i 35 punti rifilati ai Trail Blazers nella prima metà, o i 63 ai Celtics. Il tutto ricreato in maniera quasi maniacale (commenti dei telecronisti, realizzazione degli stadi, trofei da collezionare), con i dovuti comprimari a far da corollario (Magic, Ewing, Bird ecc), anche se si potrebbe imputare che le qualità infinite del giocatore più forte di tutti i tempi siano state addirittura fatte lievitare. Ma ci sta.Completate le dieci “missioni” potremo utilizzare Jordan nella modalità Il Mio Giocatore e vederlo confrontarsi nel contesto delle star attuali. Uno sfizio non da poco. Il resto é dato dalle modalità più o meno note, che vi permetteranno di gestire in tutto e per tutto una squadra e portarla alla vittoria (una sorta di Football Manager in versione cestistica, tanto per rendere l'idea), affrontare il campionato NBA, sfidarvi con tiri da tre punti o gare di schiacciate, o ancora creare il vostro giocatore e partendo da sconosciuta matricola raggiungere l'Olimpo del basket (scomodando elementi RPG che rendono la modalità ancor più entusiasmante).

Nell'impostazione di gioco scelta dagli sviluppatori il novizio é un pesce fuor d'acqua che irato dalle eccessive complicanze del gioco potrebbe prendere a randellate il pad e scaraventarlo fuori dalla finestra. NBA 2K11 é basket vero, senza compromessi di sorta. Non é il basket dei globetrotters, ma éspettacolo allo stato puro, a cominciare dal taglio cinematografico percepibile in ogni anfratto, dalle schermate, ai replay alle virtuose inquadrature. Ad ogni modo, non senza pratica riusciremo ad ottenere discreti risultati in campo, perché come ogni simulazione che si rispetti dedizione e allenamento son d'uopo. Rispetto allo scorso anno si registra una migliore intelligenza artificiale di avversari e compagni, ora più abili nei piazzamenti e movimenti in campo, nonché un totale miglioramento dell'andazzo generale, più ragionato e realistico che in passato. La profondità di gioco é disarmante, e le possibilità per imbastire l'azione infinite: in particolare riveste importanza, più di ieri, la fisicità dei giocatori, rendendo più arduo sfondare le difese nemiche.




Nell'uno contro uno la perfetta padronanza del giocatore e l'utilizzo dell'ampio carnet di finte é imprescindibile per superare avversari quantomai arcigni, a patto che tra le mani abbiate un cestista dall'alto tasso tecnico. Imperativo sarà la conoscenza del roster, perché col bidone di turno combinerete ben poco. Il resto é una lotta su ogni rimbalzo, blocchi, intercetti sulle linee di passaggio, stoppate, impiego degli schemi e via discorrendo. Roba con cui i puristi andranno a nozze. Il diktat dei programmatori é stato il seguente: perfezionare il perfezionabile, aggiustare l'aggiustabile, migliorare il migliorabile in un prodotto che già l'anno scorso si poneva al vertice della categoria. Stavolta però abbiamo ben più che qualche cerotto e punto di sutura. Correzioni, miglioramenti e perfezionamenti riguardano un po' tutti gli aspetti in campo, a cominciare dal sistema di palleggio, passando per i tocchi di prima o il comportamento dei giocatori con spalle al canestro, blocchi, richiamo di schemi e via. Qualche difetto é pur presente, il che rimanda NBA 2K11 alla sua natura terrena, e nel dettaglio ci riferiamo ad alcuni movimenti precalcolati e artificiosi, che scemano la naturalezza del tutto. Trattasi comunque di pignolerie.

Dal punto di vista tecnico il lavoro svolto da Visual Concept é encomiabile e degno di lode: modelli poligonali, senz'altro curatissimi e dettagliati, sono una gioia per gli occhi una volta che iniziano a sgambettare per il parquet. Sono infatti le animazioni il fiore all'occhiello dell'intera produzione, roba da prendersi a pizzicotti la guancia e strabuzzare gli occhi. I giocatori più rappresentativi hanno inoltre un'infinità di animazioni personalizzate tali da renderli “reali”, il che unito al loro personalissimo atteggiamento in campo risulta fedele in modo imbarazzante alle controparti in carne e ossa. Che altro dire? Ottimi i cosiddetti highlights che contribuiscono al lato cinematografico, anzi televisivo, della produzione, ma grandissimo anche il reparto audio dato da ottima telecronaca ed effetti sbalorditivi, a cominciare dal rumoroso pubblico negli spalti.

Nessuno é perfetto e anche NBA 2K11 rifugge dal concetto di perfezione per via di un'esperienza online disdicevole e a tratti esasperante per i problemi con i server, o ancora con i (piccoli) margini di miglioramento che risultano intravedibili dopo qualche intensa ora di gioco (da un occhio attento, addirittura cinico). Nulla di grave, anche perché NBA 2K11 é il gioco di basket definitivo. Si, definitivo. Almeno fino all'anno prossimo, quando saremo di nuovo di fronte all'ennesimo capolavoro. Definitivo appunto.


NBA 2k11
9

Voto

Redazione

NBA 2k11

NBA 2K11 parte dall'intima presunzione di essere il migliore. Non a torto. Eppure non si esime dal migliorarsi, dal cercare di offrire qualcosa d'inedito, senza adagiarsi sugli allori.Il risultato finale étroppo tutto per qualsiasi avversario, a tal punto che etichettarlo come “the greatest basketball game ever” non appare fuori luogo. O almeno, suona bene.

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