NBA Live 2002

di Giuseppe "Sovrano" Schirru

Quel che invece non manca è la spettacolarità, con schiacciate di tutti i tipi (più di 50), finte ubriacanti e anche l'immancabile, anche se un po' telecomandato alley-hoop. I giocatori differiscono tra loro per abilità e specialità, anche se alcune situazioni risultano davvero estreme, con giocatori come Larry Bird, in forza alla selezione anni '80 e il sempreverde Michael Jordan che hanno percentuali realizzative da tre molto vicine al novanta per cento; vabbè che stiamo parlando di due tra i giocatori più forti di sempre, però le loro ricostruzioni virtuali assomigliano più a delle macchine che a degli uomini. Questi problemi, uniti ai precedenti avvicinano questo gioco in maniera esponenziale al ramo degli arcade, mentre, per parlare di vere e proprie simulazioni dobbiamo fare un salto nel passato, quando uscì, su playstation nel '97 uno dei titoli di basket più belli di sempre, ovvero Total NBA '97, Nba Shootout negli States.

Questo gioco segnò una svolta nel genere, in quanto risultò essere l'unica simulazione degna di questo nome. Le situazioni di gioco ricreabili erano molteplici, con un livello di controllo delle azioni sconvolgente. Per fare un esempio parliamo di un gesto, di cui abbiamo già parlato in precedenza che risponde al nome di alley-hoop. Mentre in questo Nba Live, il suddetto movimento particolare avviene solo in maniera abbastanza automatica e solo in corrispondenza di un compagno di squadra sotto canestro, nel gioco SONY, avveniva con un complicato richiamo di comandi e di tattiche per cui il compagno andava verso il centro, poi, controllando in rapida successione i due giocatori, prima si tirava, e poi si controllava il compagno libero al centro, che operava la schiacciata volante.

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Ora, se tutto questo vi ha alquanto spaventato per difficoltà, bisogna dire che però, ad azione conclusa, la soddisfazione di aver compiuto quel pregevole gesto tecnico dava un appagamento e una soddisfazione senza pari. Poi, in generale, in Total NBA si potevano richiamare al volo le varie strategie, tattiche e la quantità di parametri da tenere d'occhio durante le azioni era senza dubbio in numero maggiore che non nel titolo che abbiamo tra le mani.

Ma passiamo ora in rassegna le varie modalità nelle quali ci potremo imbattere in questo gioco: c'è la partita rapida, adattissima per la sfida occasionale senza troppe pretese riguardanti i settaggi; possiamo invece prendere parte solo ai play off; poi troviamo la stagione, resa a dovere in tutte le sue fasi, compresa quella del mercato; abbiamo un editor dei giocatori che fa decisamente il suo dovere; e poi, oltre alla sfiziosa modalità franchise, abbiamo anche la sfida uno contro uno, che rievoca scene di film, come "chi non salta bianco è" o telefilm come "Willy il principe di Bel Air", e cioè la classica sfida a due entro un recinto, col campo in asfalto e i canestri con le retine di metallo.

La modalità multiplayer, poi, consente di prendere parte a partite fino ad un numero di quattro giocatori umani. Tutte queste modalità elevano non poco il fattore longevità che risulta essere pienamente nella media dei giochi del genere, con tante competizioni, e la possibilità di giocare con le squadre con le vecchie glorie degli anni '60, '70, '80, '90, e, inoltre con un multiplayer divertente, anche se, per sfide occasionali, come nella tradizione dei giochi di basket, non molto indicato.
Infine, un appuntino, e giusto quello, va fatto per le musiche e gli effetti sonori, che sono nella media; per la verità le musiche non sono un gran che, e la telecronaca è un po' anonima, ma la folla è resa a dovere e basta a caricare il giocatore che scende in campo.

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