NBA Playgrounds
C’è stato un tempo in cui gli sportivi arcade erano più giocati dei tanti simulativi che oggi possiamo trovare sul mercato. La ricerca della perfezione tecnica, del meticoloso gesto tecnico o delle dinamiche che realmente governano uno sport, erano messe in un cassetto a favore invece di un’azione più immediata, diretta e sicuramente efficace.
Parlando di basket, come in questo caso, è impossibile non citare uno dei capisaldi storici di questo genere, quel NBA Jam uscito nell'ormai lontano 1993 che catalizzò l’attenzione di tantissimi appassionati. Dopo una riedizione discretamente riuscita, è tempo di NBA Playgrounds, un titolo che recupera in tutto e per tutto lo stile e la filosofia di quel prodotto. Basterà? scopriamolo insieme!
Bummm sha…ah no!
Come dicevamo, lo stile è quello che molti di voi hanno avuto modo di apprezzare e soprattutto consumare, tanti anni fa: partite due contro due, senza regole, senza falli e con animazioni esagerate e completamente arcade. Le squadre non sono fisse e all'interno del campetto è possibile creare alleanze tra giocatori di franchigie differenti e persino con giocatori storici con Iverson, Pippen ecc.
I giocatori vengono “trovati” attraverso un sistema di “sbustamento” carte simile a quello di FIFA e tanti altri titoli ormai sul mercato. Ogni giocatore gode delle sue statistiche per attacco e difesa. Creare un team bilanciato può essere un'ottima mossa per prevalere, ma all'atto pratico dobbiamo ammettere di non essere rimasti particolarmente colpiti dalle differenze che si percepiscono in campo.
Parlando sempre di quello che succede nei campetti di periferia proposti dal gioco, è bene fare un piccolo approfondimento sul gameplay. Il gioco offre un sistema di passaggio e di tiro abbastanza semplice, in cui però l’imprecisione e la poco chiarezza delle tempistiche di tiro, almeno all'inizio, possono smarrire un pochino. Una volta presa confidenza con il sistema di controllo diventerete delle macchine da guerra, soprattutto nei tiri da 3 e nelle schiacciate. Ed è proprio qui che sta la più grande lacuna del titolo, una ripetitività di fondo fin troppo marcata, influenzata anche e soprattutto da un'intelligenza artificiale che lascia troppo spazio al giocatore, con delle routine davvero poco efficaci.
Sul versante profondità si poteva e si doveva fare quindi un po di più, con le uniche varianti date dalla barra della stamina (che se esaurita rallenta momentaneamente i vostri atleti) e quella dei power-up che, una volta attivati, danno bonus sui tiri oppure sull'azione stessa per un breve lasso temporale. Niente di impattante, ma comunque un aggiunta gradevole e pienamente in filosofia con la natura del titolo.
World Tour!
Parlando di modalità, anche in questo caso, non possiamo essere pienamente soddisfatti del lavoro svolto dai ragazzi di Saber Interactive. Nella versione che attualmente potete trovare in versione digitale sullo store di Switch, è possibile cimentarsi unicamente un varianti offline, con l’online che è stato “promesso” nelle prossime settimane attraverso la classica patch. Fortunatamente è possibile giocare fino a 4 giocatori in locale nelle varie configurazioni offerta da Switch.
Offline, invece, si potrà scegliere tra la classica gara semplice e la modalità torneo che ci porterà a calcare i campetti di alcune delle città più famose al mondo, per imporci come i migliori giocatori del globo. Sei tornei che prevedono quattro step (si parte dai quarti di finale!) per circa un paio d’ore di gioco che tengono conto anche di qualche fallimento. Troppo poco.
La longevità viene quindi posta unicamente sulle spalle della collezione di tutte le carte dei giocatori attraverso le bustine guadagnate vincendo le partite. Una scelta azzardata che potrebbe far stufare abbastanza velocemente alcune tipologie di videogiocatori.
Sotto l’aspetto tecnico il titolo vive di alti e bassi. La rese su schermo TV è abbastanza buona: animazioni fluide, dettagli discreti (ma che non fanno gridare al miracolo) e nessun tipo di rallentamento esagerato; diverso il discorso quando si passa su Switch in versione portatile, con l’immagine che tende a soffrire di una specie di filtro opaco che rovina la resa generale. Detto questo però, tra i pro mettiamo sicuramente una mappatura dei comandi piuttosto agevole e confortevole.
Sotto l’aspetto audio troviamo una serie di musiche abbastanza in linea con lo stile “caciarone” del prodotto, e un commento in lingua inglese che aggiunge una nota di colore sicuramente piacevole, ma che alla lunga potrebbe stancarvi.