Need for Speed Undercover
di
Francesco Romagnoli
Il ritorno sulla scena di una delle serie più famose di Electronic Arts era atteso da tutti noi con un particolare alone di curiosità. Vista l'inaspettata ed insana piega che aveva preso questo brand, ci si chiedeva che cosa gli sviluppatori avrebbero potuto tirar fuori dal cilindro per riportare la serie ai fasti di un tempo,quando Need For Speed comandava la scena dei racing-game arcade basati sul tuning e le corse clandestine.
Ora che siamo scesi di nuovo in pista, abbiamo potuto appurare che Electronic Arts non sa più come rinnovare il marchio NFS. Tuttavia, pur di non rinunciare agli introiti di un nuovo episodio, e pur di non interrompere questa catena annuale, che vede il ripresentarsi della saga ogni novembre, puntuale come il natale, ha impacchettato questo Undercover in fretta e furia e lo ha sottoposto al pubblico come l'immancabile appuntamento a cui gli appassionati non possono sottrarsi.
Considerato quindi il flop totale del capitolo scorso (quel Pro Street che aveva osato la carta delle corse su circuiti, pizzicando da lontano le corde del racing professionale, e che proprio nel tentativo di rendersi a tratti più serioso e simulativo, era inciampato rovinosamente in un prodotto piuttosto mediocre) gli sviluppatori hanno pensato bene di andare sul sicuro, riproponendo la vecchia formula della città liberamente esplorabile, con le sue corse clandestine e le sue forze dell'ordine pronte a lanciarsi al vostro inseguimento.uttavia di acqua sotto i ponti ne é passata, e la formula di gioco non si presenta più appagante come un tempo, bensì trita e con tendenze allo stantio.
A partire dalla trama, che prevede che il protagonista si debba calare sotto mentite spoglie nel mondo delle corse clandestineper scoprire chi é che gestisce questo losco mondo per poi sgominare la banda dei cattivi uno per uno. Insomma, un lavoro sotto copertura (da cui l' “Undercover” del titolo) che riprende da vicino la sceneggiatura dei film che hanno trattato questi temi (tra cui il più famoso é sicuramente “The Fast And The Furious”) e le trame proposte dagli ultimi Need For Speed (salvo Pro Street).descrivere questa trama ci penseranno delle scene questa volta girate da attori veri. A discapito di una sceneggiatura blanda, e di uno script tutt'altro che complesso, le scenografie non sono male, specie per il campo dei videogame, dove la presenza di scene con attori in carne ed ossa ultimamente é stata alquanto limitata, per lasciare spazio ad una sin troppo abusata computer grafica.
Buono quindi l'impatto cinematografico introduttivo, ma non altrettanto si può dire del comparto tecnico del gioco. Laddove i precedenti Need For Speed, pur non presentandosi con una grafica sbalorditiva, mantenevano la certezza di un impatto generale discreto, questa volta questa certezza é crollata.
A dir la verità, a motori spenti, lo scenario offre uno sfondo ben realizzato, con una sensazione che sta a metà tra il Most Wanted di qualche anno fa e l'ultimo Burnout Paradise sempre di casa EA. Però il contrasto si fa già evidente tra l'ovattato bloom dello scenario e l'aliasing delle vetture, per quanto sufficientemente dettagliate.
Basta poi raggiungere una velocità minima per incappare in cali di frame rate a dir poco turbanti, inspiegabili se si pensa a Burnout Paradise ed alla velocità di crociera su cui il gioco si assestava.
Non si tratta di un dettaglio in cui si incappa di tanto in tanto, pertanto trascurabile, bensì di un vero e proprio prurito agli occhi continuo, capace di richiamare l'attenzione durante le vostre gare.
Insomma, tutto questo fa pensare ad una realizzazione frettolosa, atta a presentare il gioco sugli scaffali in tempo, ma senza le dovute rifiniture.
Rifiniture che almeno noninficiano anche l'impianto audio, dotato di una discreta colonna sonora, di effetti e rombi delle auto belli vividi (differenziati a seconda delle auto, metallici e marmittosi).
Anche il doppiaggio é ben realizzato sia per quel che riguarda le cut-scene che per le voci in game della polizia.
Le sensazioni tattili invece non offrono particolari stupori, né in positivo né in negativo.
Si riprende a grandi linee il vecchio motore fisico e gli si da una frollatina, lo si implementa sulle classiche strade cittadine “curvose” (surreale vedere la mappa di una città con strade così tondeggianti, ma é dai tempi dei primi Underground che lo scenario é così strutturato) e lo si rende appetibile al grande pubblico arcade. Non si raggiunge pertanto la semplicità del “destra-sinistra” della serie Burnout, ma i controlli non si complicano nemmeno più di tanto.
A quelli tipici di ogni vettura (acceleratore, freno, freno a mano...) si aggiungono l'immancabile nitro e il bullet time, che rallenta l'azione onde perfezionare la guida per qualche istante.
Le gare sono le solite: basate su circuiti, quindi con più giri, oppure punto a punto, a cui si aggiungono le sfide contro un singolo avversario, in cui bisogna superarlo e stare davanti per un minuto o distanziarlo di più di 300 metri, potendo decidere liberamente il percorso, tranne che nelle gare su autostrada, dove l'unico modo di seminarlo é evitare il traffico e correre più veloci dell'avversario.
Ancora una volta si sente la mancanza delle sfide “clandestine” per eccellenza, ovvero le gare di accelerazione, mentre a spezzare la monotonia sono tornate le forze dell'ordine.
Oltre a pattugliare le strade, mentre noi girovaghiamo per la città, rappresenteranno sfide vere e proprie da superare, come una sorta di gare alternative, dove però gli obiettivi potranno riguardare l'arrecare un certo numero di danni alla pubblica amministrazione, oppure sfuggire all'inseguimento entro un certo tempo limite.
Tuttavia l'idea sa di “riciclato” anche in questo caso, e chi aveva già percorso qualche miglia su Most Wanted sentirà crescere una forte sensazione di ripetitività sin dalle prime battute di gioco.
Anche la possibilità di modificare la cinquantina di vetture disponibili non offre chissà quale divagazione, nonostante la presenza dell'autoskulpt e di un numero interessante di modifiche estetiche.
Un diversivo migliore é sicuramente quello offerto dalle modalità on-line, tra cui anche la spassosa “guardie e ladri” in cui una squadra di ladri dovrà cercare di portare un bottino in un determinato luogo e le guardie dovranno cercare di bloccarli prima che vi riescano.
Tuttavia qualche puntatina on-line non basta a far di questo gioco un capitolo immancabile della serie. Certo la sua fattura ed il suo animo spiccatamente arcade lo rendono comunque appetibile ad una vasta schiera di utenti, soprattutto gli irreprensibili afacinados cui poco importa il concetto di fluidità grafica e che non soffrono più di tanto la ripetitività del gameplay.
Ma che la serie NFS abbia bisogno di una vera e propria rivoluzione si é (ulteriormente) palesato con questo Undercover, che si dimostra nettamente inferiore al diretto rivale Midnight Club: LA, tramite il quale Rockstar ha dimostrato che un periodo di pausa nelle uscite é d'obbligo per riuscire a dare ad una serie il giusto respiro, mentre un anno di distanza tra un capitolo e l'altro pare non sia abbastanza nemmeno per un cambio d'abito senza che ci si dimentichi della biancheria.
Ora che siamo scesi di nuovo in pista, abbiamo potuto appurare che Electronic Arts non sa più come rinnovare il marchio NFS. Tuttavia, pur di non rinunciare agli introiti di un nuovo episodio, e pur di non interrompere questa catena annuale, che vede il ripresentarsi della saga ogni novembre, puntuale come il natale, ha impacchettato questo Undercover in fretta e furia e lo ha sottoposto al pubblico come l'immancabile appuntamento a cui gli appassionati non possono sottrarsi.
Considerato quindi il flop totale del capitolo scorso (quel Pro Street che aveva osato la carta delle corse su circuiti, pizzicando da lontano le corde del racing professionale, e che proprio nel tentativo di rendersi a tratti più serioso e simulativo, era inciampato rovinosamente in un prodotto piuttosto mediocre) gli sviluppatori hanno pensato bene di andare sul sicuro, riproponendo la vecchia formula della città liberamente esplorabile, con le sue corse clandestine e le sue forze dell'ordine pronte a lanciarsi al vostro inseguimento.uttavia di acqua sotto i ponti ne é passata, e la formula di gioco non si presenta più appagante come un tempo, bensì trita e con tendenze allo stantio.
A partire dalla trama, che prevede che il protagonista si debba calare sotto mentite spoglie nel mondo delle corse clandestineper scoprire chi é che gestisce questo losco mondo per poi sgominare la banda dei cattivi uno per uno. Insomma, un lavoro sotto copertura (da cui l' “Undercover” del titolo) che riprende da vicino la sceneggiatura dei film che hanno trattato questi temi (tra cui il più famoso é sicuramente “The Fast And The Furious”) e le trame proposte dagli ultimi Need For Speed (salvo Pro Street).descrivere questa trama ci penseranno delle scene questa volta girate da attori veri. A discapito di una sceneggiatura blanda, e di uno script tutt'altro che complesso, le scenografie non sono male, specie per il campo dei videogame, dove la presenza di scene con attori in carne ed ossa ultimamente é stata alquanto limitata, per lasciare spazio ad una sin troppo abusata computer grafica.
Buono quindi l'impatto cinematografico introduttivo, ma non altrettanto si può dire del comparto tecnico del gioco. Laddove i precedenti Need For Speed, pur non presentandosi con una grafica sbalorditiva, mantenevano la certezza di un impatto generale discreto, questa volta questa certezza é crollata.
A dir la verità, a motori spenti, lo scenario offre uno sfondo ben realizzato, con una sensazione che sta a metà tra il Most Wanted di qualche anno fa e l'ultimo Burnout Paradise sempre di casa EA. Però il contrasto si fa già evidente tra l'ovattato bloom dello scenario e l'aliasing delle vetture, per quanto sufficientemente dettagliate.
Basta poi raggiungere una velocità minima per incappare in cali di frame rate a dir poco turbanti, inspiegabili se si pensa a Burnout Paradise ed alla velocità di crociera su cui il gioco si assestava.
Non si tratta di un dettaglio in cui si incappa di tanto in tanto, pertanto trascurabile, bensì di un vero e proprio prurito agli occhi continuo, capace di richiamare l'attenzione durante le vostre gare.
Insomma, tutto questo fa pensare ad una realizzazione frettolosa, atta a presentare il gioco sugli scaffali in tempo, ma senza le dovute rifiniture.
Rifiniture che almeno noninficiano anche l'impianto audio, dotato di una discreta colonna sonora, di effetti e rombi delle auto belli vividi (differenziati a seconda delle auto, metallici e marmittosi).
Anche il doppiaggio é ben realizzato sia per quel che riguarda le cut-scene che per le voci in game della polizia.
Le sensazioni tattili invece non offrono particolari stupori, né in positivo né in negativo.
Si riprende a grandi linee il vecchio motore fisico e gli si da una frollatina, lo si implementa sulle classiche strade cittadine “curvose” (surreale vedere la mappa di una città con strade così tondeggianti, ma é dai tempi dei primi Underground che lo scenario é così strutturato) e lo si rende appetibile al grande pubblico arcade. Non si raggiunge pertanto la semplicità del “destra-sinistra” della serie Burnout, ma i controlli non si complicano nemmeno più di tanto.
A quelli tipici di ogni vettura (acceleratore, freno, freno a mano...) si aggiungono l'immancabile nitro e il bullet time, che rallenta l'azione onde perfezionare la guida per qualche istante.
Le gare sono le solite: basate su circuiti, quindi con più giri, oppure punto a punto, a cui si aggiungono le sfide contro un singolo avversario, in cui bisogna superarlo e stare davanti per un minuto o distanziarlo di più di 300 metri, potendo decidere liberamente il percorso, tranne che nelle gare su autostrada, dove l'unico modo di seminarlo é evitare il traffico e correre più veloci dell'avversario.
Ancora una volta si sente la mancanza delle sfide “clandestine” per eccellenza, ovvero le gare di accelerazione, mentre a spezzare la monotonia sono tornate le forze dell'ordine.
Oltre a pattugliare le strade, mentre noi girovaghiamo per la città, rappresenteranno sfide vere e proprie da superare, come una sorta di gare alternative, dove però gli obiettivi potranno riguardare l'arrecare un certo numero di danni alla pubblica amministrazione, oppure sfuggire all'inseguimento entro un certo tempo limite.
Tuttavia l'idea sa di “riciclato” anche in questo caso, e chi aveva già percorso qualche miglia su Most Wanted sentirà crescere una forte sensazione di ripetitività sin dalle prime battute di gioco.
Anche la possibilità di modificare la cinquantina di vetture disponibili non offre chissà quale divagazione, nonostante la presenza dell'autoskulpt e di un numero interessante di modifiche estetiche.
Un diversivo migliore é sicuramente quello offerto dalle modalità on-line, tra cui anche la spassosa “guardie e ladri” in cui una squadra di ladri dovrà cercare di portare un bottino in un determinato luogo e le guardie dovranno cercare di bloccarli prima che vi riescano.
Tuttavia qualche puntatina on-line non basta a far di questo gioco un capitolo immancabile della serie. Certo la sua fattura ed il suo animo spiccatamente arcade lo rendono comunque appetibile ad una vasta schiera di utenti, soprattutto gli irreprensibili afacinados cui poco importa il concetto di fluidità grafica e che non soffrono più di tanto la ripetitività del gameplay.
Ma che la serie NFS abbia bisogno di una vera e propria rivoluzione si é (ulteriormente) palesato con questo Undercover, che si dimostra nettamente inferiore al diretto rivale Midnight Club: LA, tramite il quale Rockstar ha dimostrato che un periodo di pausa nelle uscite é d'obbligo per riuscire a dare ad una serie il giusto respiro, mentre un anno di distanza tra un capitolo e l'altro pare non sia abbastanza nemmeno per un cambio d'abito senza che ci si dimentichi della biancheria.
Need for Speed Undercover
6
Voto
Redazione
Need for Speed Undercover
Undercover é l'ennesimo episodio annuale della serie NFS che ha ormai portato allo stremo la pazienza dei videogiocatori. Dopo lo scivolone di "Pro Street" ci si aspettava un ritorno ai fasti di un tempo. Invece di datato c'é solo la riproposizione delle meccaniche di gioco dei capitoli precedenti, rimescolati con poca fantasia e poca cura per il comparto grafico, notevolmente sottotono per via di alcuni difetti macroscopici. Porta a casa una sufficienza risicata, grazie ad una trama scandita a colpi cinematografici in stile Fast & Furious,ad un comparto audio di buon livello, egrazie ad un gameplay immediato che sa catturare quella vasta schiera di fan che adorano la saga.Ma per svecchiare la serie e riportarla ai fasti di un tempo ci vuole ben altro che un anno, e lo ha dimostrato la diretta concorrenza: quel Midnight Club LA di Rockstar, che é ritornato in pista dopo un periodo sabbatico che é stato in grado di dare una sferzata positiva al gioco, donandogli una dimensione varia ed appassionante.