Neighbours from hell
di
Giuseppe Schirru
Un reality show dove compiere cattiverie e scelleratezze a un vicino di casa poco raccomandabile, è la scusante con cui JoWooD mette in scena quello che pare un ritrovato archeologico di un'era videoludica scomparsa. Testimonianze di una civiltà ludica oramai estinta arrivano direttamente dalla grafica bidimensionale e da una struttura di gioco che oggi, anno domini 2005, meriterebbe la bacheca in un museo di retrogaming. JoWooD, stoicamente, si esime dal proporre alcun rinnovamento cosmetico\strutturale e si limita a riunire sotto lo stesso tetto i due episodi apparsi su PC, in quella che, se non fosse per il prezzo di 19,99, Gamesurf avrebbe bollato come farsa commerciale.
Approssimativamente riconducibile al genere delle avventure grafiche, Neighbours from Hell spedisce il giocatore in svariati scenari di gioco al fine di ubriacare di scherzi il signor Rottweiller, con la restrizione di non trovarsi nella stessa stanza contemporaneamente al vicino per non finire due mesi in prognosi riservata. Meno riservata è la prognosi del prodotto JoWooD, che Gamesurf sbandiera fin da subito etichettandolo come un piccolo lillipuziano nella terra delle produzioni giganteggianti. Dapprima NFH impone al giocatore un cambio di prospettiva, con una grafica 2D che fa quasi tenerezza nella sua semplicità, poi implode in una logica situazionale limitata. La corretta dinamica di gioco impone uno studio approfondito del level design, invero povero di attrattive, oltre che del perpetuo girovagare del vicino in uno scenario diviso in stanze o sezioni. Oltre all'evitare di incrociare quest'ultimo, nascondendosi dietro ripari di fortuna o cambiando celermente stanza, il gameplay richiede la risoluzione di risibili enigmi connaturati agli scherzi, altre volte una certa maestria nel superare mini giochi.
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NFH ripropone tutti i limiti di questa categoria perché inconsapevolmente sa di essere un'avventura grafica, e il ricongiungimento al genere non è flebilmente suggerito, bensì mostrato con cartelloni da pubblicità autostradale. Recupero oggetti, interazione tra questi e il fondale, tutte varianti di una struttura ludica che, in spazi così ristretti, fatica a trovare la propria identità. Da prassi, le dovute associazioni mentali vengono meno soppiantate dai continui tentativi delle combinazioni fattibili tra inventario e fondale con cui interagire. Complicazioni di sorta arrivano da restrizioni di tempo o dalla necessità di compiere alcune combo di scherzi, mentre variabili esogene entrano in gioco durante l'avanzamento dei 24 capitoli che compongono l'intera avventura, costituite ora da cagnetti dormiglioni, ora da una mamma bigodinata, ora da personaggi secondari che popolano i fondali, in stage che a lungo andare assumo fattezze più complesse, ma che ricalcano pedissequamente gli stereotipi delle avventure grafiche vecchio stampo: lunga deambulazione alla ricerca di oggetti, interazione del fondale con qualche oggetto dell'inventario per creare lo scherzo e un bel calcio nel deretano all'utilizzo della materia grigia, relegata in panchina per buona parte del reality show. Nessuna rivoluzione strutturale al genere, accompagnata da un'altrettanto assente rivoluzione tecnologica, con un lodevole 2D, manna dal cielo per i feticisti del retrogame. Indubbiamente fascinoso, indubbiamente datato.
La sufficienza è raggiunta grazie alla carica di simpatia e al prezzo limitato che, per le dieci ore e poco più che regala (la rigiocabilità è prossima allo zero), è un alternativa onesta ed economica che ben si distanzia dal reparto delle minestre riscaldate. Ma anche il reparto dei cibi prelibati è ben lontano.
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Approssimativamente riconducibile al genere delle avventure grafiche, Neighbours from Hell spedisce il giocatore in svariati scenari di gioco al fine di ubriacare di scherzi il signor Rottweiller, con la restrizione di non trovarsi nella stessa stanza contemporaneamente al vicino per non finire due mesi in prognosi riservata. Meno riservata è la prognosi del prodotto JoWooD, che Gamesurf sbandiera fin da subito etichettandolo come un piccolo lillipuziano nella terra delle produzioni giganteggianti. Dapprima NFH impone al giocatore un cambio di prospettiva, con una grafica 2D che fa quasi tenerezza nella sua semplicità, poi implode in una logica situazionale limitata. La corretta dinamica di gioco impone uno studio approfondito del level design, invero povero di attrattive, oltre che del perpetuo girovagare del vicino in uno scenario diviso in stanze o sezioni. Oltre all'evitare di incrociare quest'ultimo, nascondendosi dietro ripari di fortuna o cambiando celermente stanza, il gameplay richiede la risoluzione di risibili enigmi connaturati agli scherzi, altre volte una certa maestria nel superare mini giochi.
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NFH ripropone tutti i limiti di questa categoria perché inconsapevolmente sa di essere un'avventura grafica, e il ricongiungimento al genere non è flebilmente suggerito, bensì mostrato con cartelloni da pubblicità autostradale. Recupero oggetti, interazione tra questi e il fondale, tutte varianti di una struttura ludica che, in spazi così ristretti, fatica a trovare la propria identità. Da prassi, le dovute associazioni mentali vengono meno soppiantate dai continui tentativi delle combinazioni fattibili tra inventario e fondale con cui interagire. Complicazioni di sorta arrivano da restrizioni di tempo o dalla necessità di compiere alcune combo di scherzi, mentre variabili esogene entrano in gioco durante l'avanzamento dei 24 capitoli che compongono l'intera avventura, costituite ora da cagnetti dormiglioni, ora da una mamma bigodinata, ora da personaggi secondari che popolano i fondali, in stage che a lungo andare assumo fattezze più complesse, ma che ricalcano pedissequamente gli stereotipi delle avventure grafiche vecchio stampo: lunga deambulazione alla ricerca di oggetti, interazione del fondale con qualche oggetto dell'inventario per creare lo scherzo e un bel calcio nel deretano all'utilizzo della materia grigia, relegata in panchina per buona parte del reality show. Nessuna rivoluzione strutturale al genere, accompagnata da un'altrettanto assente rivoluzione tecnologica, con un lodevole 2D, manna dal cielo per i feticisti del retrogame. Indubbiamente fascinoso, indubbiamente datato.
La sufficienza è raggiunta grazie alla carica di simpatia e al prezzo limitato che, per le dieci ore e poco più che regala (la rigiocabilità è prossima allo zero), è un alternativa onesta ed economica che ben si distanzia dal reparto delle minestre riscaldate. Ma anche il reparto dei cibi prelibati è ben lontano.
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Neighbours from hell
6
Voto
Redazione
Neighbours from hell
Stoicamente, JoWooD tenta l'ormai dimenticata strada delle avventure grafiche 2D, con tutte le conseguenze del caso. Una struttura ludica dozzinale, che si riduce allo studio del girovagare predeterminato del vicino di casa e alle varie interazioni di oggetti col fondale, peraltro in stage limitati che solo negli ultimi episodi raggiungono dimensioni ragguardevoli, è salvata in corner dall'atipicità e simpatia stessa del prodotto, che paragonato a quanto si vede al giorno d'oggi suscita tenerezza nella sua semplicità.