New Little King's Story
di
Marco Trabattoni
Chiariamo subito che New Little King's Story é un remake. Certamente un remake anomalo, ma non si tratta affatto di un semplice sequel, come altrove si lascia intendere e come inizialmente potrebbe sembrare. Detto questo, cerchiamo in primis di capire in cosa consisteva l'originale Little King's Story.
Sicuramente una delle esclusive Wii di maggiore rilevo, Little King's Story non nascondeva una certa ambizione: lo sviluppo é accreditato a Cing (Hotel Dusk) ma i team coinvolti nel progetto erano vari, con tanto di illustri collaborazioni esterne di affermati artisti giapponesi. Pubblicato da Marvelous nel 2009, il gioco poteva vantare un delizioso stile grafico da una parte e una insolita miscela di generi videoludici dall'altra. La scelta di Nintendo Wii come piattaforma di riferimento non sorprendeva affatto. Viceversa, tutto sembrava calcolato per aderire ai gusti dell'utenza Nintendo o comunque rimandava a una certa visione del videogioco, una certa poetica, riscontrabile in diversi titoli Nintendo. Innanzitutto le premesse narrative, che vedevano un re bambino alle prese con un immenso mondo da esplorare, con lo stupore della scoperta e con il desiderio di avventura.
I riferimenti a The Legend of Zelda si chiudevano con il mutismo del protagonista e con i misteriosi bagliori di una predestinazione ancestrale. Sul piano ludico la fonte di ispirazione principale era inveca Pikmin, evidente nel tentativo di proporre un gioco di strategia in tempo reale user friendly (o, meglio, console friendly), ma anche, tornando al piano immaginifico, nell'idea di un microcosmo che potrebbe vivere, guarda un po', nel giardino di casa nostra. L'impatto visivo, più in generale, rimandava infine ad Animal Crossing, nelle proporzioni e nei colori di ambienti e personaggi, nel look delle case tra i boschi in stile 'villaggio dei puffi', nell'autosufficienza di una società in miniatura e via dicendo.
Tre anni dopo, su PlayStation Vita compare New Little King's Story, marchiato Konami ma sviluppato da Marvelous (Harvest Moon). Come detto, abbiamo a che fare con un remake, sebbene l'impostazione narrativa del titolo suggerisca una qualche continuity, evocata a ripetizione nei dialoghi ma scongiurata con evidenza dai fatti. Mappa di gioco, successione degli eventi chiave, disposizione dei nemici. Tutto coincide con il predecessore. In altre parole, la storia funge da sequel ma lo scheletro ludico é completamente riciclato (le novità, su cui torneremo, restano marginali o accessorie). Se questo deluderà chi sperava in un seguito vero e proprio, per i 'nuovi arrivati' si tratta di una notizia eccellente: si dà il caso che Little King's Story fosse un gran bel gioco. Per il gameplay insolito, dicevamo, ma anche per l'accattivante stile visivo.
Se il primo elemento é dunque rimasto integro, purtroppo il secondo ha subito una trasfigurazione totale. Le differenze non riguardano infatti il mero design dei protagonisti, ora assimilabile a quello del JRPG medio, con un re che dal pupo prodigio dell'originale diventa un baldo giovane (e qui si riallaccia la questione del 'falso sequel'). Dopo pochi istanti di gioco ci si rende conto che la riscrittura estetica ha inevitabilmente contaminato tutto il reparto narrativo: nessuna traccia delle atmosfere spensierate e dell'irresistibile ironia che la direzione artistica originale portava con sé. Il re é cresciuto ma il gioco, paradossalmente, ha perso la sua maturità espressiva. Ci riferiamo, in particolare, alla ingiustificata verbosità da JRPG medio (lunghi dialoghi per non dire nulla), così come alle ammiccanti presenze femminili portatrici di 'equivoci inequivocabili' e di risvolti sentimentali (stucchevoli per chiunque abbia superato i quindici anni di età). Il titolo originale, invece, parlava molto meno dicendo molto di più (vedi i fantastici disegni animati che raccontavano gli snodi principali della trama e introducevano gli strampalati boss).
Sicuramente una delle esclusive Wii di maggiore rilevo, Little King's Story non nascondeva una certa ambizione: lo sviluppo é accreditato a Cing (Hotel Dusk) ma i team coinvolti nel progetto erano vari, con tanto di illustri collaborazioni esterne di affermati artisti giapponesi. Pubblicato da Marvelous nel 2009, il gioco poteva vantare un delizioso stile grafico da una parte e una insolita miscela di generi videoludici dall'altra. La scelta di Nintendo Wii come piattaforma di riferimento non sorprendeva affatto. Viceversa, tutto sembrava calcolato per aderire ai gusti dell'utenza Nintendo o comunque rimandava a una certa visione del videogioco, una certa poetica, riscontrabile in diversi titoli Nintendo. Innanzitutto le premesse narrative, che vedevano un re bambino alle prese con un immenso mondo da esplorare, con lo stupore della scoperta e con il desiderio di avventura.
I riferimenti a The Legend of Zelda si chiudevano con il mutismo del protagonista e con i misteriosi bagliori di una predestinazione ancestrale. Sul piano ludico la fonte di ispirazione principale era inveca Pikmin, evidente nel tentativo di proporre un gioco di strategia in tempo reale user friendly (o, meglio, console friendly), ma anche, tornando al piano immaginifico, nell'idea di un microcosmo che potrebbe vivere, guarda un po', nel giardino di casa nostra. L'impatto visivo, più in generale, rimandava infine ad Animal Crossing, nelle proporzioni e nei colori di ambienti e personaggi, nel look delle case tra i boschi in stile 'villaggio dei puffi', nell'autosufficienza di una società in miniatura e via dicendo.
Tre anni dopo, su PlayStation Vita compare New Little King's Story, marchiato Konami ma sviluppato da Marvelous (Harvest Moon). Come detto, abbiamo a che fare con un remake, sebbene l'impostazione narrativa del titolo suggerisca una qualche continuity, evocata a ripetizione nei dialoghi ma scongiurata con evidenza dai fatti. Mappa di gioco, successione degli eventi chiave, disposizione dei nemici. Tutto coincide con il predecessore. In altre parole, la storia funge da sequel ma lo scheletro ludico é completamente riciclato (le novità, su cui torneremo, restano marginali o accessorie). Se questo deluderà chi sperava in un seguito vero e proprio, per i 'nuovi arrivati' si tratta di una notizia eccellente: si dà il caso che Little King's Story fosse un gran bel gioco. Per il gameplay insolito, dicevamo, ma anche per l'accattivante stile visivo.
Se il primo elemento é dunque rimasto integro, purtroppo il secondo ha subito una trasfigurazione totale. Le differenze non riguardano infatti il mero design dei protagonisti, ora assimilabile a quello del JRPG medio, con un re che dal pupo prodigio dell'originale diventa un baldo giovane (e qui si riallaccia la questione del 'falso sequel'). Dopo pochi istanti di gioco ci si rende conto che la riscrittura estetica ha inevitabilmente contaminato tutto il reparto narrativo: nessuna traccia delle atmosfere spensierate e dell'irresistibile ironia che la direzione artistica originale portava con sé. Il re é cresciuto ma il gioco, paradossalmente, ha perso la sua maturità espressiva. Ci riferiamo, in particolare, alla ingiustificata verbosità da JRPG medio (lunghi dialoghi per non dire nulla), così come alle ammiccanti presenze femminili portatrici di 'equivoci inequivocabili' e di risvolti sentimentali (stucchevoli per chiunque abbia superato i quindici anni di età). Il titolo originale, invece, parlava molto meno dicendo molto di più (vedi i fantastici disegni animati che raccontavano gli snodi principali della trama e introducevano gli strampalati boss).
New Little King's Story
8
Voto
Redazione
New Little King's Story
New Little King's Story é un remake che soddisfa nella esatta riproposizione dell'impianto ludico originale, arricchito solo da qualche novità, ma delude nella trasformazione riservata all'aspetto visivo e insieme narrativo. Nonostante si sia persa la magia dell'originale, la valutazione complessiva rimane positiva, grazie soprattutto al gameplay ben congegnato, insieme una variante del gioco di ruolo classico e una versione in miniatura dello strategico in tempo reale.