New Super Mario Bros. U Deluxe

di Simone Rampazzi

Parlando di videogiochi capita spesso di fermarsi a pensare su quanto una buona parte dei prodotti, al netto delle tecnologie sempre più all’avanguardia, riescano a essere appetibili anche dopo aver superato i trent’anni d’età all’anagrafe. Forse il trucco è quello di riuscire semplicemente a reinventarsi, ma crediamo che la vera e propria chiave di volta sia quella di mantenere la propria anima intatta, strizzando comunque l’occhio all’enorme community di giocatori che continua a cambiare abitudini e metodi di gioco.

Molti franchise hanno cambiato genere per seguire le mode del momento (il che non è necessariamente un male, intendiamoci), altri invece hanno piuttosto arricchito il bagaglio in termini di offerta restando però sostanzialmente gli stessi. Uno degli esempi più evidenti della categoria è certamente Super Mario, idraulico salterino che dal 1985 ha letteralmente occupato il mercato dei platform bidimensionali grazie al suo modo di essere divertente, stratificato, armonico e soprattutto sfidante.

Nel corso degli anni il franchise è riuscito a maturare senza perdere nulla del suo format, arrivando a conseguire diversi traguardi pregevoli senza mai fossilizzarsi. Questa gestione positiva è emersa in modo universale da quasi tutti i prodotti appartenenti alla saga, ed è per questo che l’utenza in maniera trasversale ne ha apprezzato quasi tutte le sfaccettature nel tempo, arrivando a oggi su Nintendo Switch con una riedizione del capitolo uscito su WiiU nel 2012.

LE RADICI CONTANO

Come abbiamo anticipato nel prologo, Super Mario è un franchise che ha saputo reinventarsi mantenendo intatte le proprie radici, ed è grazie a questa linea di pensiero che un prodotto come New Super Mario Bros. U Deluxe può ritagliarsi la sua fetta di videogiocatori senza fare troppa fatica. La struttura del titolo prevede l’inserimento di due sottotitoli che possono sembrare simili nella nomenclatura, che poi risultano completamente diversi nel gameplay per via di alcune accortezze capaci di premiare i giocatori su livelli diversi di difficoltà.

Il buon Super Mario nel titolo a lui dedicato esplora la pletora di mondi diversi tenendo il giocatore praticamente per mano, complice un grado di sfida ascendente che segue una curva di apprendimento non troppo ripida, capace quindi di aiutare non solo i più navigati, ma anche tutti quelli che vogliono godersi il titolo sfidando sé stessi senza esagerare. Al contrario il fratello Luigi fa schizzare la difficoltà a livelli molto più impegnativi, modificando lievemente i modi esplorati precedentemente nelle vesti di Mario al fine di renderli non solo più ostici, ma anche più sbrigativi da portare a termine. In termini di esperienza legata al collezionamento degli extra, sottoforma di monete stella, i due titoli seguono la filosofia del personaggio protagonista posizionando gli agognati premi in maniera tale che siano più intuitivi da raggiungere nella versione per Mario, mentre per quella di Luigi vengono nascoste o posizionate in luoghi particolarmente complessi da raggiungere (considerato lo scarso tempo a disposizione per completare i livelli).

La presenza di più personaggi diventa quindi l’escamotage perfetto per bypassare il concetto di difficoltà in senso lato (un po’ come abbiamo visto anche nel capitolo 3DS con il costume bianco), tant’è che se vorremmo ulteriormente semplificare il compito potremo selezionare Toad, Toadette e il Ruboniglio.

Seguendo la loro presentazione, i due personaggi dal cappello a forma di fungo sono adatti a un gioco più spensierato, perfino aiutato in alcune fasi con la versione femminile del personaggio, capace di trasformarsi nella Principessa Peach per compiere delle delicate planate utili a superare i salti più difficili. C’è infine il Ruboniglio, praticamente un personaggio ultra-easy pensato esclusivamente per completare il livello praticamente con il pilota automatico, visto e considerato che non può subire danni e può morire soltanto cadendo nel vuoto.

La scelta di Nintendo con l’edizione di questa versione per Switch sembra voler coinvolgere l’utenza appartenente a ogni fascia d’età, grazie al suo modo di semplificare senza “rubare” niente a chi vuole godersi un’esperienza più impegnativa e ragionata.

DIVERTIMENTO CONDIVISO

La natura portatile della Switch segue la filosofia del gioco condiviso, regolamentato anche qui da una piacevole opzione multigiocatore che si accosta benissimo alla console, funzionando alla grande sia in modalità dock che in quella portatile. Importante sottolineare nel secondo caso che le funzionalità dei Joy-con non snaturano o complicano l’esperienza, ma anzi la rendono estremamente piacevole e duratura (considerato anche il fatto che si gioca con il “piccolo” schermo nativo della console).

Oltre alla già ricchissima offerta legata all’avventura suddivisa per difficoltà, il gioco regala anche diverse modalità accessorie dove è possibile prendere parte a dei livelli dove sarà necessario mettere a frutto tutti gli insegnamenti imparati durante la run principale.

Le sfide nude e crude mettono alla prova i giocatori con un incalzante sistema di affascinanti prove il giocatore più hardcore, grazie a diverse tipologie di format che partono dalle prove a tempo alla raccolta di monete più sfrenata, senza disdegnare persino una modalità 1-Up dove il giocatore può guadagnare vite extra esclusivamente saltando in testa ai nemici senza mai toccare terra. Ma nel pacchetto sono inserite anche le modalità Partita Turbo e Caccia alle Monete, due sistemi sfidanti che permettono anche di essere giocati in cooperativa locale insieme a un altro giocatore.