New Tales From the Borderlands, recensione dell'ultimo spin-off della serie
Per Gearbox c'è ancora spazio per i racconti dalle terre di polvere e sangue delle Badlands
Sia Borderlands 3, ma anche Tiny Tina's Wonderlands, sono la chiara e palese dimostrazione che Gearbox stia spendendo ogni centesimo e ogni risorsa fisica e cervellotica nel dare un valore sempre maggiore al proprio brand in cell-shading. Non è solamente un’IP basata su un massacro di amenità in terre post-apocalittiche che fanno il verso a Mad Max – cioè sì, per gran parte -, ma è anche narrazione iper-contestualizzata in un bestiario molto vario, mega-corporazioni, sopravvissuti, cattivi e zone che abbiamo ormai imparato a chiamare per nome dalla comparsa del primissimo capitolo arrivato ormai sul mercato una vita fa.
Tre personaggi in cerca d'autore
Una scienziata (un po’ pasticciona), un delinquente (da quattro soldi) e una venditrice di gelati (un po’ sfortunata e piuttosto tosta) possono avere in comune qualcosa? Bè, sì, ed è la domanda che ci viene posta all’inizio del gioco. Una trama che parte dalle singole storie di ciascun anti-eroe per poi delinearsi nel corso dell’avventura con i fili di una trama che lentamente iniziano a congiungersi tra loro, unendo i protagonisti in situazioni al limite del paradossale. Per quanto fin da subito si saprà che in fondo un legame tra loro ci sia, si stuzzica il giocatore nel cercare di capire in che modo questi intrecci si andranno dipanando.
Il compito dell’utente non è solo quello di mero spettatore - anche se nelle storie in stile “Tales of” si è passivi per la maggior parte del tempo, godendosi la visione – ma si potrà interagire in vario modo, come se fosse in stile libro game, andando ad influenzare la trama in vario modo. Talvolta infatti dovremo intervenire insieme ai protagonisti con il solo scopo di aggiungere un tono più dimesso o arrogante ad un discorso, altre volte dovremo invece sopravvivere ad un combattimento, premendo i tasti con il giusto tempismo, ma si ha sempre la sensazione che la propria scelta non abbia un’effettiva ricaduta nella trama, ma sia più un orpello della specifica scena e non ci sia alcuna mutazione degli eventi successivi.
Dal punto di vista grafico è incredibile vedere quanto sia eccezionale il motore di Borderlands 3. Non è solamente una questione di animazioni o di poligoni, ma anche del modo in cui le texture riescano ad essere credibili e a rendere i materiali così vivi, reali e allo stesso tempo regalare la colorazione tipica in cell-shading che è un marchio di fabbrica della serie. Si possono osservare sfumature di metallo, tessuto, pelle, ma anche ottime rese di città vivissime e dettagliate con i palazzi e il degrado tipico di una civiltà allo stremo.
C’è ancora una marea di posto per un altro spin-off. Ci aspettiamo ancora qualcosa da Gearbox prima dell’avvento di Borderlands 4? Direi proprio di sì, che si chiami Pre-Sequel o in qualsiasi altro modo, le badlands mantengono inalterato il loro fascino, il loro spirito e il loro carisma, fatto di personaggi sopra le righe, ma in questo caso non si respira l’entusiasmo di un’avventura narrata che rapisca il giocatore dall’inizio alla fine.