NieR Automata
Il 2017 si sta rivelando un anno videoludico terribilmente pieno e ricco di sorprese. Dopo aver iniziato con un mese esplosivo come quello di gennaio, i titoli meritevoli di impoverire il nostro portafoglio non sono certamente mancati, ultimi proprio di qualche giorno l’RPG Torment: Tides of Numenera, Legend of Zelda: Breath of the Wild e, non ultima per importanza, l’esclusiva PlayStation Horizon: Zero Dawn.
I dilemmi esistenziali però non finiscono, anzi, aumentano, perchè tra qualche giorno ci ritroveremo davanti a NieR: Automata. Yoko Taro, il creatore della saga, ha avuto il privilegio di dirigere una squadra eccezionale in Platinum Games composta da nomi importanti nel settore quali Akihiko Yoshida, Yosuke Saito e Takahisa Taura per tirare fuori una piccola perla.
Un po' di Storia non Guasta
Nato come spin-off della saga Drakengard nel 2010, il primo NieR ha dato il via ad una vera e propria storia parallela, che viene ripresa in questo Automata, cambiando ambientazione e slittando velocemente in un imprecisato futuro che mantiene comunque riferimenti e particolarità che gli amanti del brand sapranno riconoscere durante lo svolgimento del gioco.
La Terra è stata invasa e gli umani, non in grado di combattere questo conflitto, sono stati costretti ad evacuare sulla Luna, costruendo androidi di combattimento soprannominati “YoRHa” per combattere al posto loro. Il nostro alter ego è proprio uno di questi, ovvero la bella e sensuale 2B, che vediamo spesso accompagnata da un modello più giovane e loquace di sesso maschile, chiamato 9S. I due affronteranno diverse peripezie nel corso del gioco, piacevolmente narrate con un utilizzo intelligente, quanto centellinato, di informazioni preziose che cercano spesso di indicarvi la via da seguire, senza però svelarvi troppo di ciò che succederà in seguito.
Partirete con il seguire ciecamente gli ordini imposti dal vostro comandante, ma piano piano vi renderete conto che c’è qualcosa di più della semplice guerra macchina/uomo, legata a doppio filo con una serie di concetti filosofici profondi, che vedono la loro realizzazione per mezzo di dialoghi ricchi di pathos, coadiuvati da una eccellente colonna sonora (edita da Keiichi Okabe) esaltante e poetica. Fatevi il favore di non spoilerarvi nulla e giocatevi il titolo dall’inizio alla fine, godendovi non solo la sequela di missioni principali, ma anche tutta quella serie di caratteristiche side-quest , che fungono anche da espediente extra utile ad esplorare la piccola ambientazione post-apocalittica creata per l’occasione.
Vi troverete a setacciare scheletri di città ormai divorate dalla vegetazione, solo per passare magari ad universi paralleli digitali, ricreati come un programma al computer, che sfruttano la cromatura volutamente tendente al grigio per esprimere purezza o perversa rincorsa a quelli che sono sentimenti tipicamente umani. Il lavoro di Platinum Games rispecchia purtroppo ciò a cui siamo stati abituati a vedere nelle loro produzioni, ovvero un lavoro graficamente scarno, sacrificato sull'altare del framerate per avere un miglior controllo del personaggio nel corso dei frenetici combattimenti.
Ogni scenario corrisponde al tassello di un puzzle più ampio, di cui non vogliamo darvi alcun indizio per evitarvi sgradevoli rivelazioni. Possiamo soltanto dirvi che la storia è complessa, sorprendente ed intrigante, enfatizzata da un cast di personaggi azzeccati tutti da scoprire non solo dalla parte dei buoni, ma anche da quella delle macchine che siamo costretti a combattere. Importante comunque dirvi, che il gioco propone finali multipli che possono rivelarsi anche dallo stesso salvataggio.
La prima run potrebbe non risultare particolarmente lunga, qualora seguiate senza troppe distrazioni le missioni principali, ma occhio che anche un piccolo approfondimento potrebbe condurvi verso strade inattese e sorprendenti.
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Redazione