Ninja Gaiden 3

di Bizio Cirillo
Strana la vita. Proprio nel momento in cui a tutti i possessori di Playstation Vita é offerta l'opportunità di cimentarsi con il primissimo, splendido, capitolo della serie, sugli scaffali dei negozi arriva uno degli episodi più controversi della storia più recente di Ninja Gaiden. Sarà forse un caso, ma appare quantomeno curioso constatare come l'uscita dal Team Ninja del suo storico fondatore Tomonobu Itagaki coincida anche con il debutto di un capitolo di Ninja Gaiden decisamente sottotono, distante anni luce da quel gioco che faceva proprio della complessità e dell'equilibrio uno dei maggiori punti di forza.
Un vero peccato, insomma, tanto più che il pacchetto confezionato dal “nuovo” Team Ninja mette in campo un comparto tecnico / scenografico di altissimo livello, fatto questo non sufficiente però a mascherare le lacune sotto il profilo del gameplay puro di un titolo che, all'atto pratico, imporrà di impostare il cervello sul fatidico status “off” prima di essere giocato.



Nemici di se stessi
Come é ormai noto, dal punto di vista prettamente narrativo Ninja Gaiden 3 permette di conoscere i fatti successivi ai due capitoli visti tanto su Xbox quanto su Playstation, con il buon Ryu Hayabusa chiamato ancora una volta a sventare l'ennesima minaccia del pazzo criminale di turno, culminata con l'invasione di Londra e la presa in ostaggio del Primo Ministro inglese.
Peccato però che in questo caso, ciò che pareva essere una “tranquilla” missione di routine si rivelerà ben presto una vera e propria trappola creata a regola d'arte dal capo degli attentatori noto come il Reggente della Maschera, un'alchimista mascherato dall'ego a dir poco smisurato, legato in qualche modo al legittimo custode della Dragon Sword . Sarà infatti lo stesso fantomatico personaggio a scagliare sul protagonista la Morsa dell'Assassino, la maledizione capace di trasmutare la Spada del Drago in un una sorta di virus, in grado a propria volta di divorare rapidamente il corpo e l'anima di Ryu sfruttando la sete di vendetta “contenuta” nel sangue degli uomini passati dal filo della sua spada.
Una maledizione, questa, con cui l'ultimo esponente del Clan del Drago dovrà fare i conti mentre combatte negli angoli più reconditi del pianeta, per salvare se stesso e chi gli é più vicino, per proteggere chi deve essere protetto ed uccidere chi deve essere ucciso.

Parola d'ordine: linearità
Abbandonata definitivamente qualsiasi velleità esplorativa in favore di un sistema di gioco completamente votato all'azione, in Ninja Gaiden III la parola d'ordine diventa "linearità". Pur mantenendo alcuni punti fermi della serie (primo fra tutti l'uso di ambientazioni ed armi in puro stile steampunk capaci di fondere alla perfezione concetti e situazioni tipicamente orientali ad altre di stampo moderno), la quasi totalità delle 6/8 ore necessarie per portare a termine la modalità single player nella sua veste standard dovranno essere, infatti, impiegate a massacrare le numerosissime orde di nemici che si frapporranno fra voi ed il vostro obbiettivo, rappresentato il più delle volte dal classico boss di fine livello.



Per quanto la presenza di alcune interessanti varianti al tema quali la possibilità di sfruttare i Kunai per scalare le pareti e l'uso di frequenti azioni in Quick Time Event hanno senza ombra di dubbio il merito di donare un minimo di varietà ad un sistema di gioco ridotto all'osso, all'atto pratico seguire la nuova via del Ninja del Drago significherà, di fatto, approcciarsi ad un gioco più vicino al concetto di Hack'n Slash degli anni 80' che non a quello di Action 3D moderno, con tutti i problemi del caso sia in termini di varietà che di rigiocabilità stessa del prodotto. Scordatevi dunque vaste ed articolate arene di gioco da esplorare, elementi da raccogliere, enigmi da risolvere, equipaggiamenti da selezionare e migliorare e scelte ragionate da effettuare in corso d'opera. In Ninja Gaiden 3 sarà semplicemente richiesto di adeguarsi ad uno schema di gioco monotematico, basato unicamente sull'attraversamento di enormi corridoi (privi di veri e propri muri e splendidi dal punto di vista prettamente scenico, ma pur sempre corridoi) stracolmi di nemici, in attesa dell'ormai stereotipato scontro con il boss (o mostro che dir si voglia) di fine livello capace di offrire nulla di più del classico set di pattern di attacco tanto prevedibile quanto facilmente aggirabile. Il tutto, ovviamente, ben sapendo che contrariamente al solito e sulla falsariga di quanto già visto in Ninja Gaiden II, non sarà più essenziale centellinare tanto la salute quanto l'energia spirituale necessaria per attivare l'unico potere Ninpo disponibile, visto che in questo caso la prima si rigenererà completamente al termine di ogni sezione di combattimento mentre il secondo sarà molto più semplicemente legato al numero di fendenti in sequenza che il protagonista sarà in grado di portare a segno in corso d'opera.