NiOh
Annunciato nel lontano 2004 da Koei, Nioh si sarebbe dovuto affacciare sul mercato basandosi sulla sceneggiatura del film Oni (scritta da Akira Kurosawa), ma tra svariati imprevisti, tra cui il passaggio di consegne a Team Ninja, il titolo è cambiato acquistando una forma indubbiamente diversa dalle sue origini.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, NiOh è un titolo del genere “soulslike” che inserisce al suo interno, perciò, un gameplay stratificato estremamente godibile condito da un’ambientazione ricca, anzi ricchissima, di folklore appartenente alla tradizione giapponese. Il tutto ovviamente accompagnato con una letale dose di morti e “ricomincio da capo”.
Dinamite Pura
Siamo alla fine dell’epoca Sengoku ed il mondo è in completo tumulto. Ad occidente, la Regina Elisabetta cerca di porre un freno alla conquista spagnola, mentre ad oriente il Giappone è diviso in clan belligeranti pronti a farsi la guerra senza esclusione di colpi. Il contesto noto ai più serve a presentare il protagonista William, una figura ispirata ad un personaggio storico realmente esistito, che si trova suo malgrado a scontrarsi contro l’ambiguo Edward Kelley, un essere dotato di poteri sovrannaturali interessato alle gemme amrita ed al loro infinito potere. Il nostro alter-ego partirà dunque da Londra al fine di recuperare il suo yokai (spiriti di creature dalle fattezze umane, animali o ibride), venendo poi coinvolto nella serie di tumulti che già stanno scuotendo il Giappone.
La storia è certamente uno degli elementi più apprezzabili dell’opera, capace di accompagnare le vostre sessioni in una struttura suddivisa in missioni, che vengono alternati da filmati, cutscene e molti dialoghi. Preferiamo non dirvi altro sulla storia in sé, per evitare qualsiasi tipo di spoiler che possa rovinarvi l’esperienza di gioco.
Lasciandoci dunque alle spalle la trama (fruibile grazie ai sottotitoli), passiamo al gameplay, che rappresenta a tutto tondo la vera colonna portante dell’offerta. A differenza di quanto visto nella saga Souls, il nostro alter-ego può destreggiarsi nell’utilizzo di diverse armi puramente tratte dall’armamentario giapponese del tempo, le quali possono cambiare l’intero moveset di attacchi e schivate insieme al range d’attacco.
Per la nostra versione di William, dopo l’immancabile tutorial che vi suggeriamo di seguire, abbiamo scelto di utilizzare lo stile della katana ad una mano, seguito dall’utilizzo di una imponente ascia a due mani (è un amore nato in Bloodborne, mea culpa). L’elemento che più salta all’occhio, oltre alla gestione di vita e stamina, è quello delle “stance”, ovvero delle posizioni che il giocatore può adattare per cambiare completamente approccio nei confronti dell’avversario. Ogni singola arma possiede tre diverse posizioni (alta, media, bassa) che possono essere richiamate mediante la pressione simultanea del grilletto R1 insieme a Triangolo, Quadrato ed X.
Esiste anche una quarta stance, quella con il tasto Cerchio, la quale prevede di far partire gli attacchi con l’arma infoderata. Non sottovalutatela mai, poiché ci siamo trovati contro un boss che, solo con quella mossa, ci ha praticamente negato qualsiasi possibilità di replica.
È importante, come sempre d’altronde, dosare bene il timing con cui approcciare qualsivoglia avversario, tenendo anche in considerazione la possibilità di alternare spesso l’approccio al fine di uscire vittoriosi dallo scontro. Quello che più ci ha colpito di NiOh è stato il dinamismo, l’incredibile capacità di spingere –letteralmente- il giocatore a studiare le posizioni a menadito, cercando inoltre di associarle a determinati mostri al fine di non perire prematuramente. Senza contare che inoltre, sempre per restare in tema, la gestione del Ki (stamina) viene completamente reinventata, permettendo al giocatore di poterlo rigenerare in parte premendo il tasto R1 al momento giusto.
La componente esoterica nel gioco è molto forte, dunque troviamo tra i mostri da combattere una serie di creature liberamente tratte dal folklore nipponico, come gli Yokai, che spaziano da qualsivoglia mostro a creature umanoidi che gli appassionati (tra client beta ed alfa) avranno imparato a conoscere sin dalle prime battute. Ricordatevi che gli oni durante alcuni attacchi precisi generano un’aura negativa, che penalizza la ricarica del Ki qualora il personaggio si trovi al suo interno.
Se pensiamo anche ad altri elementi tratti dai soulslike, ci rendiamo conto di come Team Ninja abbia voluto pensare seriamente ad ogni piccola caratteristica, regalando a NiOh uno spessore considerevole in ogni sua sfaccettatura. Basti pensare alla gestione del personaggio, non più relegata al semplice ottenimento di esperienza per incrementare i parametri ruolistici delle caratteristiche primarie, ma vi è anche un pannello che registra ogni vostra azione, regalandovi punti titolo (o fama) da poter spendere scegliendo delle caratteristiche randomiche, che vanno da un bonus di ottenimento oro/amrita ad un incremento del Ki o del danno in mischia.
Anche i canonici falò acquistano maggiore spessore, diventando dei santuari in piena regola dove è possibile accedere a diverse funzioni ingame. Oltre al salire di livello, William potrà scegliere quale yokai sarà più degno di accompagnarlo in battaglia, potrà gestire l’inventario e richiamare nel mondo (spendendo gli oggetti necessari) dei visitatori per semplificare la missione. Bisogna spendere qualche parola anche sull’inventario, se non altro perché nel caso di NiOh è possibile offrire in dono al santuario gli oggetti ottenendo, a seconda della loro rarità, un quantitativo di amrita ed alcuni oggetti extra. È possibile, infine, essere benedetti dagli spiriti benevoli del mondo spirituale, anche se prima dovrete trovarli in giro per i vari scenari di gioco.
Carne di demone con salsa teriyaki
Appare quindi chiaro che NiOh è un titolo molto più simile a Bloodborne che a Dark Souls. Non solo in termini di gameplay, ma proprio di una scelta di dinamismo che vede i primi due molto vicini tra loro nell’approccio al combattimento. Questo balletto mortale che dovrete per forza di cose compiere, senza morire, sarà ulteriormente allietato dall’ottima caratterizzazione degli scenari, unita ad una grafica fluida che non ha risentito (nella nostra prova) di cali di framerate o eventi di screen tearing.
L’ambientazione gioca un ruolo importante unita con il level design, fattore che abbiamo trovato implementato in modo alternativo, ma non per questo meno avvincente. Trattandosi di missioni non continuative, il giocatore non si muove in un mondo di gioco coeso, pertanto l’accesso ad eventuale area è limitato ai confini della stessa. In questo modo anche i meno appassionati trovano una ragion d’essere, evitando le continue frustrazioni a cui facilmente ci siamo trovati un po' tutti nell’esplorare, morire e dover ricominciare. L’escamotage del “falò vicino al boss, o punto importante” è stato anche qui utilizzato, ma diciamo che l’esplorazione viene sicuramente incentivata dalla presenza di bonus, spiriti e quant’altro. Importante citare anche le Tombe Insanguinate, ovvero dei santuari rappresentati da delle katane infilzate sul terreno, i quali possono essere attivati dal giocatore per effettuare delle piccole boss-fight con dei guerrieri infernali.
Dulcis in fundo, perdonate la lunghezza, il fattore rigiocabilità. Il titolo propone una serie di missioni principali accompagnate da alcune secondarie, ed in un certo qual modo tale fattore influenza positivamente il farming dei punti esperienza, ricompensando il giocatore con gradevoli ricompense che vanno migliorando a seconda del livello della missione.
Voto
Redazione