Oni

di Redazione Gamesurf

In attesa di quel capolavoro annunciato chiamato Halo, la Bungie Software si presenta all'inizio del nuovo anno con il suo "fratellino minore" chiamato Oni.
Se andiamo a curiosare fra i precedenti titoli prodotti dalla software house quali per esempio, Marathon e i due Myth, la Bungie si caratterizza per due aspetti: la brevità dei nomi dati ai propri giochi e il fatto di non ripetere lo stesso genere per più di due volte.
Marathon (uscito solo nell'ambiente macintosh), infatti, è un gioco in soggettiva, mentre Myth è uno strategico in tempo reale.
Malgrado l'evidente differenza tra i vari generi, tutti i titoli della Bungie (compreso Oni), hanno qualcosa di simile, dall'aspetto grafico alla cura per certi particolari che rappresentano un marchio di fabbrica della stessa Bungie.
Ovviamente usando il termine di fratello minore vogliamo intendere solamente l'importanza e l'attesa che circonda questi due titoli, in quanto si tratta di due generi quanto mai distanti l'uno dall'altro.
Halo, per quei pochi che non ne fossero a conoscenza, è un wargame che per certi aspetti assomiglia a Tribes della Sierra e che promette di diventare il futuro termine di paragone per giochi in multiplayer (in virtù di una resa grafica strabiliante).
Mentre il titolo oggetto della recensione, potremo classificarlo come un'arcade adventure 3D con visuale in terza persona alla Tomb Raider, giusto per capirci.
Chi pensa che Oni non sia altro che l'ennesimo clone del sopraccitato Tomb Raider, si sbaglia di grosso.
Infatti mentre in Tomb Raider il gameplay di gioco si avvicina più a quello dei platform, in Oni il gameplay di gioco è più simile a quello dei picchiaduro.
In questo caso, dovremo pensare a saltare di meno tra una piattaforma e l'altra e preoccuparci invece, di dare più "mazzate sui denti" ai poveri avversari.

Un'altra caratteristica peculiare del gioco riguarda l'evidente influenza orientale nello stile grafico di gioco.
Basta osservare la protagonista (una donna poliziotto), per intravedere le pesanti influenze dei manga giapponesi, quali per esempio "Ghost in the shell" (che in Italia credo non sia mai stato trasmesso).