Onimusha 3: Demon Siege
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Preceduto a brevissima distanza da uno spin off (Onimusha Blade Warriors) tutto botte e spadate, arriva da Capcom il terzo episodio di una delle saghe che nate parallelamente al fenomeno Resident Evil, hanno saputo accontentare tutti i nostalgici delle magiche atmosfere orientaleggianti. Abbiamo lasciato il personaggio di Samanosuke al termine del primo episodio, in un finale che non lasciava scampo (o almeno così pareva) al nostro Samurai. Saltato a piè pari il secondo episodio (a rafforzare la tesi dell'avvenuta morte), eccolo invece riapparire nella perenne lotta contro Nobunaga, imperatore deciso a conquistare il Giappone grazie all'alleanza con i demoni Genma. Ed è proprio mentre sta per portarsi a termine la resa dei conti trai due, che Onimusha 3 prende forma nella sua struttura narrativa. Un misterioso varco temporale, infatti, scaraventa l'antico Samurai nella Parigi dei giorni nostri, già infestate dai demoni inviati da Gildestern, il perfido scienziato Genma. Ma non solo. Onimusha 3 raddoppia. Nel senso che se Samanosuke piomba nella spocchiosa Parigi, messa a ferro e fuoco dai demoni di Nobunaga, a fare le veci del samurai nipponico nella Tokyo del XVI secolo, troveremo uno Jean Reno abilmente trasposto in tridimensione dai tecnici della Softco orientale.
Se ad un esame superficiale, la scelta potrebbe sembrare dettata da una semplice ragione di marketing (e in parte sicuramente lo è), non si possono negare alcuni fattori che, a "bocce ferme", saltano subito all'occhio. Grazie a questa mossa, una saga spiccatamente orientaleggiante, ma sufficientemente adorata anche dalle nostre parti, strizza l'occhio al vecchio continente ergendo ad eroe uno dei personaggi più amati e rispettati del grande schermo. Inoltre, l'introduzione di un secondo personaggio, in realtà nel corso del gioco potremo addirittura prendere i comandi di un terzo, introduce nuove tecniche di combattimento, di armi e di situazioni (a Samanosuke le armi bianche, mentre Reno potrà disporre di tutta una serie di fruste e mazze pesanti). Ultimo ma non ultimo non è da sottolineare come la presenza di Reno contribuisca a rendere più "prosaica " una serie che sà di rigida orientalità in tutte le sue pieghe. La scelta sull'utilizzo dei due personaggi, al di là di un paio di sporadici episodi, non è di libero arbitrio del giocatore che si ritroverà a dover combattere con l'uno o l'altro, seguendo i ritmi imposti dallo scorrere della trama. Terzo incomodo tra i due sarà Ako una sorta di "campanellino", capace di viaggiare tra i due assi temporali e che permette ai due protagonisti di comprendere i nuovi idiomi, funzionando quasi da traduttore simultaneo. Ma non solo. Ako potrà, a seconda degli abiti indossati (che il giocatore troverà disseminati lungo il percorso), essere parte integrante dell'avventura, potendo raccogliere oggetti altrimenti inaccessibili ai due protagonisti, piuttosto che curarli quando gli stessi si trovano in particolare deficit vitale. Se l'ampio spettro di attività coperto da Ako ne giustifica in parte la presenza, dall'altra non può che andare a inficiare sul difetto più pesante del titolo Capcom che risiede sull'eccessiva semplicità del gioco.
E' infatti da sottolineare come i nemici da affrontare, seppure agili e numericamente superiori, non godono di una intelligenza artificiale particolarmente acuta e la maggior parte degli scontri si andranno a concludere con un semplice (e alla lunga ripetitivo), button smashing. Altra tegola sulla testa di Onimusha 3 è la scelta da parte di Capcom di utilizzare i safe menu che tendono a rallentare (se non a spezzare) il ritmo di gioco e offrono un approdo sicuro al giocare in difficoltà. Ci si augura che in un possibile (in realtà annunciato) quarto episodio, i nostri avventurieri possano gestire il proprio inventario in modo più realistico e dinamico (così come fatto da Silent Hill 4, ad esempio), senza che, in caso di immediato pericolo, si possa ricorrere alle cure di erbe e pozioni magiche in completa sicurezza. Discorso a parte và fatto per il backtracking di cui i programmatori Capcom sembrano avere abusato e non solo perché spesso si sarà costretti a ripercorrere i propri passi per completare i semplici (e ormai abusati) puzzle, ma peggio che mai, le stesse ambientazioni dovranno essere visitate da entrambi i personaggi.