Onimusha Blade Warriors
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Conosciuto col nome di Onimusha Buraiden nella terra del Sol Levante, Onimusha Blade Warriors è uno spin off della serie la cui maggiore attrattiva, per numerosi fan dell'action adventure horror di casa Capcom, consiste nel trailer del terzo capitolo incluso nella confezione di gioco. Occorre subito accennare le cause di questa pochezza ludica, da ricercarsi in una scarsa differenziazione dei personaggi nonché nella dinamica stessa degli scontri. Urgono precisazioni: OBW è un finto picchiaduro in 3d, ovvero vanta personaggi poligonali che si muovono secondo le leggi dei classici beat'em up 2d, per intenderci a destra o a sinistra (orizzontalmente), ma mai "realmente" in profondità. La variante che in parte maschera questa antichissima pratica ma ancora attuale videoludicamente è la possibilità di spostarsi di vari livelli, sul quale il teatro di battaglia è solitamente suddiviso. Ogni stage infatti è percorribile oltre che orizzontalmente, anche verticalmente o in profondità. Logica conseguenza è la grandezza stessa degli scenari, ottimizzata per un massimo di quattro giocatori su schermo, e la presenza di più piani dove combattere, per non trasformare ogni scontro in una rissa da discoteca ma aggiungere un pizzico di tattica al tutto.
Purtroppo è ancora evidente come, pur con la possibilità di spostare l'azione di gioco da un piano all'altro, OBW non riesca a scrollarsi di dosso le limitazioni di un ambiente a due dimensioni, dove gli unici movimenti consentiti sono quelli orizzontali, con l'impossibilità di aggirare l'avversario (giusto una tecnica confusionaria per sorprenderlo alle spalle, ma questa è un'altra storia) o comunque di avere un ring di gioco alla Soul Calibur, giusto per fare un esempio noto. Ma la Capcom non è certo la Namco, né tantomeno OBW ammicca un sorriso a Soul Calibur 2. Lo fa invece nei confronti del picchiaduro che negli anni ha lanciato la software house a grandi livelli, quel Street Fighter con cui, dal punto di vista della giocabilità, OBW trova qualche piccola parentela. Ma Street Fighter (scusate il salto generazionale), era un beat'em up che, pur limitato nelle due dimensioni, vantava set di mosse non indifferenti e un'ottima differenziazione dei personaggi, OBW invece offre un carnet di mosse unico per tutti i vari player e si risolve in scontri all'arma bianca dove spesso e volentieri la pressione casuale dei tasti pare la più sensata delle tattiche. Questo perché, sempre spesso e volentieri, con quattro giocatori su schermo OBW è un casino totale. Specie se i giocatori cominciano a saltare come cavallette da un piano all'altro, o si ritrovano nello stesso piano e se le danno di santa ragione, non riuscendo più a distinguere il proprio alter ego in mezzo a quella marmaglia di teppisti.
L'esperienza ludica è solita risolversi in questi termini, per quanto ci siamo dimenticati di citare alcuni particolari. Innanzitutto, dopo aver menato un avversario, questi rilascerà dell'energia spirituale o delle sfere che noi potremo assorbire per poi effettuare le super mosse; altro punto fondamentale è la presenza di varie scatole con oggetti da raccogliere per poi usarli contro i malcapitati di turno. Vedere quindi un ciccione (chiedo venia, ma ora mi sfugge il nome) che brandisce la bacchetta di Creamy e la da in testa a Samanosuke, è uno spettacolo più unico che raro, come anche gli altri gadget raccattabili, tra cui martelli di derivazione city hunteriana, fucili, mitragliatori e nuove spade. Purtroppo, nonostante un numero complessivo di giocatori decisamente elevato (OBW attinge a piene mani dai primi due capitoli della serie), nonché di una modalità story per il giocatore singolo (utile a sbloccare nuovi personaggi), OBW non riesce a scrollarsi di dosso la casualità degli incontri o la ripetitività stessa di quest'ultimi, con personaggi imparentati non sono per appartenenza alla saga (più alcune dubbie presenze su cui ovviamente tacciamo) ma anche per mosse fattibili. Il sistema di controllo, per quanto abbastanza macchinoso, richiede una tutt'altro che esigua memorizzazione delle sequenze di tasti per effettuare le varie mosse (invero non troppo articolate), ma queste risultano uguali per ogni personaggio che dagli altri differirà solo ed esclusivamente per le supermosse. Davvero troppo poco.
Graficamente OBW fa il suo sporco lavoro senza infamia e senza lode. Diciamo che svolge il compitino assegnatogli, presentando scenari rigorosamente statici sui quali si muovono più e più personaggi senza rallentamenti di sorta. Giusto qualche problema di telecamera (e quindi alcune impossibilità di movimento) quando questi si trovano troppo distanti, ma è tutto sopportabile. Identico discorso è proferibile per il sonoro: effetti sonori e musichette anonime. Purtroppo, ai problemi già accennati nel resto della recensione, vanno aggiunti quelli riguardanti lo story mode, davvero troppo esiguo e ripetitivo. Ne risente oltremodo la longevità che, anche in quattro a darsela di santa ragione, non arriverà mai a toccare le vette di un Super Smash Bros Melee, il paragone più telefonato possibile.
Purtroppo è ancora evidente come, pur con la possibilità di spostare l'azione di gioco da un piano all'altro, OBW non riesca a scrollarsi di dosso le limitazioni di un ambiente a due dimensioni, dove gli unici movimenti consentiti sono quelli orizzontali, con l'impossibilità di aggirare l'avversario (giusto una tecnica confusionaria per sorprenderlo alle spalle, ma questa è un'altra storia) o comunque di avere un ring di gioco alla Soul Calibur, giusto per fare un esempio noto. Ma la Capcom non è certo la Namco, né tantomeno OBW ammicca un sorriso a Soul Calibur 2. Lo fa invece nei confronti del picchiaduro che negli anni ha lanciato la software house a grandi livelli, quel Street Fighter con cui, dal punto di vista della giocabilità, OBW trova qualche piccola parentela. Ma Street Fighter (scusate il salto generazionale), era un beat'em up che, pur limitato nelle due dimensioni, vantava set di mosse non indifferenti e un'ottima differenziazione dei personaggi, OBW invece offre un carnet di mosse unico per tutti i vari player e si risolve in scontri all'arma bianca dove spesso e volentieri la pressione casuale dei tasti pare la più sensata delle tattiche. Questo perché, sempre spesso e volentieri, con quattro giocatori su schermo OBW è un casino totale. Specie se i giocatori cominciano a saltare come cavallette da un piano all'altro, o si ritrovano nello stesso piano e se le danno di santa ragione, non riuscendo più a distinguere il proprio alter ego in mezzo a quella marmaglia di teppisti.
L'esperienza ludica è solita risolversi in questi termini, per quanto ci siamo dimenticati di citare alcuni particolari. Innanzitutto, dopo aver menato un avversario, questi rilascerà dell'energia spirituale o delle sfere che noi potremo assorbire per poi effettuare le super mosse; altro punto fondamentale è la presenza di varie scatole con oggetti da raccogliere per poi usarli contro i malcapitati di turno. Vedere quindi un ciccione (chiedo venia, ma ora mi sfugge il nome) che brandisce la bacchetta di Creamy e la da in testa a Samanosuke, è uno spettacolo più unico che raro, come anche gli altri gadget raccattabili, tra cui martelli di derivazione city hunteriana, fucili, mitragliatori e nuove spade. Purtroppo, nonostante un numero complessivo di giocatori decisamente elevato (OBW attinge a piene mani dai primi due capitoli della serie), nonché di una modalità story per il giocatore singolo (utile a sbloccare nuovi personaggi), OBW non riesce a scrollarsi di dosso la casualità degli incontri o la ripetitività stessa di quest'ultimi, con personaggi imparentati non sono per appartenenza alla saga (più alcune dubbie presenze su cui ovviamente tacciamo) ma anche per mosse fattibili. Il sistema di controllo, per quanto abbastanza macchinoso, richiede una tutt'altro che esigua memorizzazione delle sequenze di tasti per effettuare le varie mosse (invero non troppo articolate), ma queste risultano uguali per ogni personaggio che dagli altri differirà solo ed esclusivamente per le supermosse. Davvero troppo poco.
Graficamente OBW fa il suo sporco lavoro senza infamia e senza lode. Diciamo che svolge il compitino assegnatogli, presentando scenari rigorosamente statici sui quali si muovono più e più personaggi senza rallentamenti di sorta. Giusto qualche problema di telecamera (e quindi alcune impossibilità di movimento) quando questi si trovano troppo distanti, ma è tutto sopportabile. Identico discorso è proferibile per il sonoro: effetti sonori e musichette anonime. Purtroppo, ai problemi già accennati nel resto della recensione, vanno aggiunti quelli riguardanti lo story mode, davvero troppo esiguo e ripetitivo. Ne risente oltremodo la longevità che, anche in quattro a darsela di santa ragione, non arriverà mai a toccare le vette di un Super Smash Bros Melee, il paragone più telefonato possibile.