Operation Flashpoint: Red River

di Marco Modugno
Unica concessione fatta da Codemasters ad un'impostazione necessariamente videoludica é allora la possibilità di curarsi, o farsi curare, tamponando il sanguinamento di una ferita non letale in modo da poter riprendere a combattere, invece di ritrovarci a ricominciare dall'ultimo, magali lontano, checkpoint. In guerra s'impara, però, se é vero un antico adagio che vuole che le possibilità di portare la pelle a casa si raddoppino,a patto di sopravvivere ai primi giorni d'azione. Anche in Red River, ecco l'altra novità importante, come nella realtà, é possibile apprendere sul campo a combattere con più efficacia, acquisendo nuove abilità che ci trasformino da reclute, un po' alla volta, in micidiali macchine da combattimento. La possibilità di affinare la mira, ridurre i tempi di ricarica, conoscere sempre meglio le armi nemiche evitando inceppamenti, resistere di più alla fatica, costituiscono un'innovativa componente RPG della campagna principale che, senza nulla togliere al realismo del titolo, lo rendono semmai ancor più profondo e godibile.



Chi gioca ad Operation Flashpoint dai tempi di Cold Crisis, sa bene come un motore capace di gestire senza caricamenti una mappa tanto vasta, popolata di protagonisti non scriptati che sfruttano un'IA sempre più aggressiva e realistica, capace di adattarsi alle nostre reazioni e tentare in ogni modo di vanificare i nostri sforzi, abbia il suo prezzo in termini di grafica. Impossibile immaginare, allo stato attuale dell'hardware, quel fotorealismo che caratterizza i titoli scriptati, dove gli ambienti di gioco sono inclusi in aree ristrette, tra muri invisibili ma invalicabili, mentre l'azione viene guidata su binari cui é impossibile sottrarsi. L'aspetto visivo, considerati questi aspetti, é allora decisamente buono, anche se distante dallo stato dell'arte di qualche titolo di ultima generazione, e nel complesso, a parte qualche residua compenetrazione e qualche pattinamento, sopravvissuti anche nella versione definitiva del gioco, é decisamente il caso di accontentarsi senza riserve. Compensati, tra l'altro, da un comparto sonoro impeccabile, che farà finalmente provare alle nostre povere orecchie, drogate da generazioni di improbabili quanto fumettose esplosioni hollywoodiane, i suoni della vera battaglia, secchi, aspri, improvvisi, letali.




Musiche pressoché assenti, tranne durante gli intermezzi, ci ricordano come nessun soldato sia così incosciente da andare in guerra con le cufiette dell'iPod nelle orecchie. Meglio il silenzio, accarezzato appena dal vento tra i rami e dal rumore delle foglie schiacciate dalle suole degli anfibi. E poi squarciato, all'improvviso, dal fragore assordante di una granata di mortaio che atterra vicino, troppo vicino.
Con Red River, lo avevo già fiutato scrivendo per questa testata la preview della versione PC, Codemasters conferma e affina lo stile accattivante e inconfondibile della serie, chiarendo ancora una volta come non abbia nessuna intenzione di cedere ai compromessi del mercato per strappare qualche manciata in più di copie vendute. Operation Flashpoint, gioco impegnativo e realistico che richiede un vero approccio tattico a ciascuna situazione, si ama o si detesta, senza mezze misure. La paura di rimanere un titolo destinato ad un'elite, ad una fascia precisa di giocatori appassionati che non temono le sfide originali che propone, non sembra sfiorare, nonostante gli anni trascorsi dal primo capitolo, la mente dei ragazzi dei team di sviluppo impegnati nel progetto.

E il rischio di tener lontana la fascia mordi e fuggi degli utenti, come quella magari più hard core, ma incapace di rinunciare alla formula deathmatch e alle sue evoluzioni e aggiornamenti, resta. Ciò però non toglie che il gioco meriti a testa altail suo spazio, conquistato senza sgomitare su scaffali sempre più affollati di cloni della stessa consumata formula di FPS, che spingono sempre più, proprio come negli ultimi film di Bond, l'acceleratore del "gore", della violenza gratuita, del sangue a fiumi e della spettacolarità per strappare quote di vendita. Quando invece, ci ricorda Codemaster, la guerra vera é diversa. Qualche volta noiosa, fatta di lunghe attese con il cuore in mano che precedono pochi concitati minuti di azione, spesso poco cinematografica, combattuta da protagonisti veri di carne e sangue, tanto diversi dai divi di celluloide e pixel cui siamo abituati. Ma capace di suscitare, nel cuore umano, quelle sensazioni di cameratismo, sacrificio, pazienza, concentrazione sull'obiettivo che i titoli della serie Operation Flashpoint sono capaci di farci rivivere come nessun altro. Semper fidelis!