Outlast
di
Dove sono finiti i veri survival horror?! Ancora non si sa o, almeno, molte volte ci siamo trovati di fronte a veri e propri sacrifici videoludici, immolati in nome di un unico dio invocato nell'idioma moderno sotto il nome di Azione.
Vedere a questo punto sul mercato offerte pronte a farci cambiare più di un paio di mutande risulta difficile, ma oggi, con Outlast, abbiamo addirittura dovuto prendere un cambio extra per paura di avventurarci in casa nel buio. Il titolo radica le sue basi in un copione ben delineato, atto a mettere a proprio agio il videogiocatore, trasferendolo in una dimensione di auto-convincimento piuttosto ideale, così da seguire il protagonista (un tale di nome Miles Upshur) in un viaggio investigativo per svelare i segreti dietro all'oscuro manicomio di Mount Massive. Il sig. Upshur ci viene presentato dai ragazzi di Red Barrels come un normalissimo reporter, completamente incapace nelle arti del combattimento, che per sopravvivere dovrà appellarsi a tre dogmi fondamentali: correre, nascondersi .. o morire!
Messe quindi da parte tutte le altre sfumature, così da non spoilerarvi nulla, sappiate che il team di sviluppo ha saputo fondere un sistema di movimento fondamentale (basato sul meccanismo WASD e movimento del mouse) insieme a pochi altri tasti dedicati alle azioni, quali il salto, la corsa e l'accovacciarsi. Non serve quindi alcun tutorial particolare per prendere familiarità con il gioco, data inoltre l'inesistente interfaccia che lascia spazio ad una completa immedesimazione del videogiocatore, che dovrà appellarsi solamente ad una videocamera per farsi strada nell'oscurità. importante sapere che non avrete a disposizione una luce perpetua ma anzi, dovrete fare estrema attenzione a pesare le vostre gite da aspiranti reporter, dosando l'utilizzo della modalità notturna allo stretto indispensabile ed ammiccando lo sguardo attento verso tavoli, scaffali, cassetti per trovare batterie, vitali per non restare nel buio insieme a qualche sconsiderevole nuovo amico.
Ad aumentare il pathos dell'avventura ci pensano gli inquilini del manicomio, non semplici pazzi pronti a sviscerarsi in discorsi sconclusionati, ma bensì mostruosi assassini intenti a spellarci non appena ci incontrano. Proprio in questo modo il protagonista applica i tre dogmi (pardon, i due) scappando e nascondendosi dove possibile per “evitare” lo scontro. In questo modo il gameplay rievoca piacevolmente le tematiche fondamentali dei survival horror, mettendo nelle mani del giocatore un alter ego “realistico”, incapace probabilmente di affrontare un nemico forse più forte di lui (o semplicemente più imprevedibile) facendo ricorso all'intelligenza, o forse, meglio ancora, al mero istinto di sopravvivenza della preda nei confronti del predatore.
A coadiuvare l'ottimo stile di gioco viene incontro una colonna sonora ricca di pathos, in grado di accompagnare il nostro incedere nei meandri del manicomio con ottimi giochi sonori adatti alle situazioni, in un crescendo emozionale ritmato al suono del nostro respiro, magari dopo una fuga veloce finita sotto ad una brandina in un angolo. Questa ottima formula riceve l'aiuto esponenziale di un comparto grafico sopra la media, capace di regalarci ottime scene ricche texture particolareggiate che, anche alzando tutti i livelli al massimo, ci regalano fondali estremamente dettagliati ed immersivi, ovviamente ricchi di sangue e violenza, pronti a farci soffermare più di una volta nel notare una così piacevole cura certosina.
Chiaramente non é tutto oro quel che luccica. Outlast é un titolo capace di trasportare il giocatore in un piacevole gioco per la vita, ma allo stesso tempo riporta un IA forse troppo macchinosa, con percorsi impostati e facilmente prevedibili, che dopo un po' di abitudine tende ad annoiare. Il consiglio, se ci é permesso, é di giocare il titolo in un unica trance, così da mantenere vivo lo stato emozionale iniziale, dato che comunque il titolo viene giocato tranquillamente in poco più di sei ore. Un peccato, visto che non solo l'offerta non si fa rigiocare facilmente, ma inoltre non offre alcuno spunto particolare che invece sarebbe stato gradito per aumentare l'esperienza di sopravvivenza, magari aggiungendo qualche nemico più particolareggiato o magari qualche arma arrangiata per difendersi dai pazzi abitatori di Mount Massive.
Vedere a questo punto sul mercato offerte pronte a farci cambiare più di un paio di mutande risulta difficile, ma oggi, con Outlast, abbiamo addirittura dovuto prendere un cambio extra per paura di avventurarci in casa nel buio. Il titolo radica le sue basi in un copione ben delineato, atto a mettere a proprio agio il videogiocatore, trasferendolo in una dimensione di auto-convincimento piuttosto ideale, così da seguire il protagonista (un tale di nome Miles Upshur) in un viaggio investigativo per svelare i segreti dietro all'oscuro manicomio di Mount Massive. Il sig. Upshur ci viene presentato dai ragazzi di Red Barrels come un normalissimo reporter, completamente incapace nelle arti del combattimento, che per sopravvivere dovrà appellarsi a tre dogmi fondamentali: correre, nascondersi .. o morire!
Messe quindi da parte tutte le altre sfumature, così da non spoilerarvi nulla, sappiate che il team di sviluppo ha saputo fondere un sistema di movimento fondamentale (basato sul meccanismo WASD e movimento del mouse) insieme a pochi altri tasti dedicati alle azioni, quali il salto, la corsa e l'accovacciarsi. Non serve quindi alcun tutorial particolare per prendere familiarità con il gioco, data inoltre l'inesistente interfaccia che lascia spazio ad una completa immedesimazione del videogiocatore, che dovrà appellarsi solamente ad una videocamera per farsi strada nell'oscurità. importante sapere che non avrete a disposizione una luce perpetua ma anzi, dovrete fare estrema attenzione a pesare le vostre gite da aspiranti reporter, dosando l'utilizzo della modalità notturna allo stretto indispensabile ed ammiccando lo sguardo attento verso tavoli, scaffali, cassetti per trovare batterie, vitali per non restare nel buio insieme a qualche sconsiderevole nuovo amico.
Ad aumentare il pathos dell'avventura ci pensano gli inquilini del manicomio, non semplici pazzi pronti a sviscerarsi in discorsi sconclusionati, ma bensì mostruosi assassini intenti a spellarci non appena ci incontrano. Proprio in questo modo il protagonista applica i tre dogmi (pardon, i due) scappando e nascondendosi dove possibile per “evitare” lo scontro. In questo modo il gameplay rievoca piacevolmente le tematiche fondamentali dei survival horror, mettendo nelle mani del giocatore un alter ego “realistico”, incapace probabilmente di affrontare un nemico forse più forte di lui (o semplicemente più imprevedibile) facendo ricorso all'intelligenza, o forse, meglio ancora, al mero istinto di sopravvivenza della preda nei confronti del predatore.
A coadiuvare l'ottimo stile di gioco viene incontro una colonna sonora ricca di pathos, in grado di accompagnare il nostro incedere nei meandri del manicomio con ottimi giochi sonori adatti alle situazioni, in un crescendo emozionale ritmato al suono del nostro respiro, magari dopo una fuga veloce finita sotto ad una brandina in un angolo. Questa ottima formula riceve l'aiuto esponenziale di un comparto grafico sopra la media, capace di regalarci ottime scene ricche texture particolareggiate che, anche alzando tutti i livelli al massimo, ci regalano fondali estremamente dettagliati ed immersivi, ovviamente ricchi di sangue e violenza, pronti a farci soffermare più di una volta nel notare una così piacevole cura certosina.
Chiaramente non é tutto oro quel che luccica. Outlast é un titolo capace di trasportare il giocatore in un piacevole gioco per la vita, ma allo stesso tempo riporta un IA forse troppo macchinosa, con percorsi impostati e facilmente prevedibili, che dopo un po' di abitudine tende ad annoiare. Il consiglio, se ci é permesso, é di giocare il titolo in un unica trance, così da mantenere vivo lo stato emozionale iniziale, dato che comunque il titolo viene giocato tranquillamente in poco più di sei ore. Un peccato, visto che non solo l'offerta non si fa rigiocare facilmente, ma inoltre non offre alcuno spunto particolare che invece sarebbe stato gradito per aumentare l'esperienza di sopravvivenza, magari aggiungendo qualche nemico più particolareggiato o magari qualche arma arrangiata per difendersi dai pazzi abitatori di Mount Massive.