Pac Man World

di Redazione Gamesurf
Pacman é stato il primo (okay, il primo é stato Pong, ma volete chiamare quella cosa un videogioco?), ma dopo vent'anni, é ancora il migliore? O é venuta anche per lui l'ora del prepensionamento? Cercheremo di scoprirlo insieme, analizzando l'ultima sua avventura presentata dalla Namco. Di tempo, come si é detto , né é passato parecchio, da quel 1980 in cui la simpatica palla gialla comparve nei bar di mezzo mondo, mangiando palline (pastiglie? Doping? Aminoacidi? Non ci é dato saperlo...) e scappando da alcuni variopinti fantasmi. Erano i tempi in cui una partita ad un coin op costava 50 lire, e si guardava con sospetto a queste nuove macchine rumorose e ingombranti, oggetto del desiderio per tutti i bambinetti pacioccosi del tempo (tra cui, data la possanza fisica di allora, é sicuramente incluso il sottoscritto) e di spesa per i relativi genitori, costretti a "nutrire" Pac Man di monete suonanti

Da allora, nonostante l'incredibile successo riscontrato dal gioco originale, le uscite della mascotte Namco non sono state moltissime, con diversi remake (Mrs Pacman e compagnia...) e una sola uscita originale di rilievo: Pac Land. Quest'ultimo era una sorta di precursore del genere platform game, con il nostro pallone giallo presentato per la prima volta nella forma "cartoonosa" che é poi diventata il suo aspetto definitivo (stivali, guanti rossi e sorrisone a tutto tondo). L'obbiettivo in Pac Land diventava l'attraversare alcuni livelli a scrolling orizzontale raccogliendo la solita frutta ed evitando/mangiando i classici fantasmi, il tutto condito da un livello di difficoltà altissimo (si può dire che Pac Land fu il primo vero "mangia soldi" delle sale giochi) e da una grafica spettacolare per quei tempi. Da lì e per gli anni a seguire, si sono viste (di decenti) solo sporadiche uscite in vari puzzle game sulle console a 16 bit e Pac Mania (versione isometrica dell'originale) in versione arcade, poi il nulla
Ora, come ad iniziare un nuovo periodo d'oro per il suo portabandiera, la Namco ci propone una nuova avventura del mitico sferoide giallo, realizzata su uno dei generi più in voga tra le console moderne: i platform 3D. O meglio, più che 3D, 2D e mezzo, sulla falsariga di altri successi per PlayStation quali Pandemonium e soprattutto la serie di Crash Bandicoot. In pratica, l'impostazione tecnica é sì realizzata completamente a poligoni, ma la libertà concessa al giocatore é limitata agli spostamenti laterali e a saltuarie escursioni in profondità. Il che non si traduce necessariamente con un aspetto negativo, dato che, come vedremo più avanti, l'ottimo design dei livelli rimedia almeno parzialmente a questa "magagna"