Pacific Storm
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Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Russia dichiarò guerra al Giappone solo negli ultimissimi giorni, dopo l'attacco nucleare americano, allo scopo di accaparrarsi alcune isole e territori continentali conquistati in passato dai soldati del Sol Levante. Una vera e propria "comparsata" sul fronte del Pacifico, che aveva impegnato inglesi, americani e altri alleati per quasi quattro anni, che potrebbe trovarsi alla base della pessima implementazione di questo videogioco, realizzato appunto nella terra delle matrioske e della vodka.
La scarsa conoscenza del problema storico, tuttavia, non ha impedito al team Lesta d'implementare uno scenario credibile e ben costruito, ricco d'informazioni storiche, di missioni e battaglie realmente accadute, come l'attacco a Pearl e l'agguato all'aereo dell'ammiraglio Isoroku Yamamoto, aggiungendo anche elementi d'ucronia e storia alternativa che permetteranno ai giocatori più smaliziati di prolungare la guerra anche fino al 1948, magari permettendo ai giapponesi di arrivare a sviluppare l'arma nucleare.
Idee buone, quindi, inquadrate in un gioco che ha l'ambizione di coniugare aspetti strategici, in una sorta di Axis and Allies aeronavale sull'intero scacchiere del Pacifico, RTS, con gestione e conduzione diretta delle unità durante le battaglie e d'azione, quando ci viene data l'opportunità, peraltro poco sfruttabile, di metterci alla cloche di un aeroplano o dietro i traguardi di mira di un cannone navale per meritarci la nostra fetta di gloria in prima persona.
Purtroppo, i difetti d'implementazione, a partire da una grafica datata e da un sonoro dimenticabile e ad arrivare ad un gameplay che, si perdoni il gioco di parole, fa acqua da tutte le parti, rendono proibitiva l'esperienza di gioco convincendo chiunque, dopo poche partite, ad abbandonare il titolo migrando verso dimensioni più umane dell'intrattenimento. Battlestations Midway, pur con i suoi limiti, dovrebbe aver fatto scuola su cosa si attende l'utenza media da un titolo del genere. Lesta, invece, ha voluto volare più in alto, correndo però l'icaresco pericolo di bruciarsi le ali.
I troppi bug, infatti, costringono il giocatore ad acrobazie digitali e neurali per far fronte al comportamento scoordinato e spesso suicida delle unità al suo comando, qualora abbia commesso l'imperdonabile errore di abbandonarle per qualche istante al loro destino dopo aver impartito un ordine di missione. Navi che s'incagliano o formazioni intere di apparecchi da bombardamento che s'infilano inspiegabilmente in mare, peggio della Squadriglia 19 nel Triangolo delle Bermude, sono all'ordine del giorno a causa di un motore di gioco che appare sempre, o quasi, in affanno nel gestire le molte risorse di una campagna media.
L'IA di amici e nemici, poi, sembra davvero intenzionata a vincere il premio per il QI più basso della storia dei videogiochi, dopo i marzianetti di Space Invaders. Un contesto del genere sarebbe appena tollerabile in un gioco semplice e schematico, con poche funzioni da gestire da parte del giocatore. Peccato che Pacific Storm sia agli antipodi di tale concetto, imponendo allo stratega da tastiera di seguire di persona, pena il disastro, decine di funzioni, dalla produzione d'alluminio alla pianificazione delle offensive, dalla logistica delle linee di comunicazione alla gestione diretta di attacchi e ritirate.
Un vero e proprio lavoro a tempo pieno, insomma, che logorerebbe un vero ufficiale di marina in trenta secondi, specie quando non si ha avuto la possibilità di districarsi tra i comandi principali con un tutorial degno di questo nome. A meno, ovviamente, di non ritenere istruttiva una fase in cui messaggi di testo gelidi come iceberg ci ordinano di cliccare questo o quel bottone per farci ottenere un risultato, senza nessuna interattività. Per piantarci poi in asso non appena le cose si fanno serie davvero, nella pia illusione di averci trasformati nell'ammiraglio "Bull" Halsey nel giro di mezz'ora.
Ben poco da dire, infine, riguardo ad un multiplayer solo teorico. Provate infatti ad accedere al server online per disputare uno sconto via Internet, in teoria consentito fino ad un numero massimo di 8 giocatori. O i server sono sempre off-line, oppure la trista fama del titolo si è già sparsa, stroncandone in partenza ogni velleità di diffusione di massa.
Se non avete la vocazione e la pazienza dei giocatori di Risiko a tutti i costi o dei furieri, quindi, farete bene a riflettere attentamente circa l'opportunità di cimentarvi con Pacific Storm.
La scarsa conoscenza del problema storico, tuttavia, non ha impedito al team Lesta d'implementare uno scenario credibile e ben costruito, ricco d'informazioni storiche, di missioni e battaglie realmente accadute, come l'attacco a Pearl e l'agguato all'aereo dell'ammiraglio Isoroku Yamamoto, aggiungendo anche elementi d'ucronia e storia alternativa che permetteranno ai giocatori più smaliziati di prolungare la guerra anche fino al 1948, magari permettendo ai giapponesi di arrivare a sviluppare l'arma nucleare.
Idee buone, quindi, inquadrate in un gioco che ha l'ambizione di coniugare aspetti strategici, in una sorta di Axis and Allies aeronavale sull'intero scacchiere del Pacifico, RTS, con gestione e conduzione diretta delle unità durante le battaglie e d'azione, quando ci viene data l'opportunità, peraltro poco sfruttabile, di metterci alla cloche di un aeroplano o dietro i traguardi di mira di un cannone navale per meritarci la nostra fetta di gloria in prima persona.
Purtroppo, i difetti d'implementazione, a partire da una grafica datata e da un sonoro dimenticabile e ad arrivare ad un gameplay che, si perdoni il gioco di parole, fa acqua da tutte le parti, rendono proibitiva l'esperienza di gioco convincendo chiunque, dopo poche partite, ad abbandonare il titolo migrando verso dimensioni più umane dell'intrattenimento. Battlestations Midway, pur con i suoi limiti, dovrebbe aver fatto scuola su cosa si attende l'utenza media da un titolo del genere. Lesta, invece, ha voluto volare più in alto, correndo però l'icaresco pericolo di bruciarsi le ali.
I troppi bug, infatti, costringono il giocatore ad acrobazie digitali e neurali per far fronte al comportamento scoordinato e spesso suicida delle unità al suo comando, qualora abbia commesso l'imperdonabile errore di abbandonarle per qualche istante al loro destino dopo aver impartito un ordine di missione. Navi che s'incagliano o formazioni intere di apparecchi da bombardamento che s'infilano inspiegabilmente in mare, peggio della Squadriglia 19 nel Triangolo delle Bermude, sono all'ordine del giorno a causa di un motore di gioco che appare sempre, o quasi, in affanno nel gestire le molte risorse di una campagna media.
L'IA di amici e nemici, poi, sembra davvero intenzionata a vincere il premio per il QI più basso della storia dei videogiochi, dopo i marzianetti di Space Invaders. Un contesto del genere sarebbe appena tollerabile in un gioco semplice e schematico, con poche funzioni da gestire da parte del giocatore. Peccato che Pacific Storm sia agli antipodi di tale concetto, imponendo allo stratega da tastiera di seguire di persona, pena il disastro, decine di funzioni, dalla produzione d'alluminio alla pianificazione delle offensive, dalla logistica delle linee di comunicazione alla gestione diretta di attacchi e ritirate.
Un vero e proprio lavoro a tempo pieno, insomma, che logorerebbe un vero ufficiale di marina in trenta secondi, specie quando non si ha avuto la possibilità di districarsi tra i comandi principali con un tutorial degno di questo nome. A meno, ovviamente, di non ritenere istruttiva una fase in cui messaggi di testo gelidi come iceberg ci ordinano di cliccare questo o quel bottone per farci ottenere un risultato, senza nessuna interattività. Per piantarci poi in asso non appena le cose si fanno serie davvero, nella pia illusione di averci trasformati nell'ammiraglio "Bull" Halsey nel giro di mezz'ora.
Ben poco da dire, infine, riguardo ad un multiplayer solo teorico. Provate infatti ad accedere al server online per disputare uno sconto via Internet, in teoria consentito fino ad un numero massimo di 8 giocatori. O i server sono sempre off-line, oppure la trista fama del titolo si è già sparsa, stroncandone in partenza ogni velleità di diffusione di massa.
Se non avete la vocazione e la pazienza dei giocatori di Risiko a tutti i costi o dei furieri, quindi, farete bene a riflettere attentamente circa l'opportunità di cimentarvi con Pacific Storm.