Papers, Please

di Massimiliano Pacchiano
Ormai gli Indie games sono una realtà consolidata, ed anche se qualcuno inizia a stancarsi di questo filone che sforna prevalentemente platform e puzzle a raffica, é innegabile che la creatività e l'originalità la facciano da padrone. In un certo senso sembra di essere tornati negli anni '80, epoca in cui i programmatori freelance confezionavano il loro piccolo gioco in casa e andavano poi a proporlo alle varie software house inglesi quali Ocean, Thalamus, Mastertronic, le quali non si facevano problemi a visionare ed eventualmente pubblicare persino i titoli più singolari e bizzarri. Ebbene, a quei tempi non c'erano logiche di mercato assassine che rischiavano di far perdere milioni di dollari (o sterline) ai publisher per un singolo fiasco: si sperimentava molto di più, i costi erano più umani e si poteva uscire sugli scaffali sia con lo sparatutto spaziale ed il picchiaduro sanguinario all'arma bianca, che con il simulatore di cuoco robot o addirittura quello del moccioso che doveva fare dispetti agli adulti.

Che ci crediate o no, sembra di essere tornati a quei tempi, in quanto Papers Please é nientemeno che un simulatore di ispettore di frontiera. Detto così pare noiosissimo, invece si tratta di uno dei giochi più appassionanti, originali e ricchi di sorprese degli ultimi tempi. Manco a farlo apposta, l'ambientazione ci trasporta proprio sul finire del 1982, quindi in piena guerra fredda, sul confine di uno staterello sovietico chiamato Arstozka. Il nome é volutamente impronunciabile, infatti tutto il gioco é una sorta di parodia (o denuncia sociale) dei regimi totalitari.. ma andiamo con ordine.



La trama ci vede nei panni di un povero disgraziato, squattrinato e con famiglia a carico, che ottiene fortuitamente un posto di lavoro statale. Vincitore di una improbabile “Lotteria del Lavoro”, il nostro malcapitato protagonista crede di aver avuto un gran privilegio, ma presto scoprirà che le cose non stanno esattamente così. Il gioco ci mette subito all'opera, lasciando ad un bollettino giornaliero il compito di informarci su cosa fare, come farlo e quali macchinari utilizzare all'interno del nostro gabbiotto. Inizialmente dovremo semplicemente verificare i vari passaporti, controllando se si tratta di cittadini locali autorizzati a passare, se i documenti appartengono alla persona che abbiamo davanti e se sono validi o scaduti.

Procederemo quindi ad autorizzare o meno l'entrata ad Arstozka tramite un bel timbro da applicare al documento. La foto corrisponde? La data é giusta? Tutto molto facile, peccato che ben presto le regole si faranno sempre più complicate: lo Stato consentirà o negherà di volta in volta il passaggio di stranieri muniti di documenti aggiuntivi, cambiando le regole di gioco per ogni livello, o meglio “giornata” di lavoro che affronteremo. Attacchi terroristici improvvisi renderanno la frontiera sempre più soggetta a stretti controlli, ed il nostro lavoro sarà sempre più complesso ed incerto. Saremo tenuti a verificare velocemente la presenza, la validità e la corrispondenza di tutti i documenti, e se sbaglieremo (facendo passare chi non dovremmo cacciando chi é in regola) ci beccheremo delle note disciplinari e delle decurtazioni dalla già esigua paga.




Alla fine di ogni giornata dovremo fare i conti con le esigenze della nostra famiglia: il numero di viaggiatori controllati si trasformerà in denaro necessario alla sopravvivenza. Parte dei soldi guadagnati andranno spesi obbligatoriamente per l'affitto, e dovremo vedere se possiamo permetterci di comprare cibo ed accendere i riscaldamenti per non far morire di stenti i nostri familiari. Nonostante la meccanica di base sia piuttosto semplice, Papers Please riesce ad essere piuttosto vario ed imprevedibile: la maggior parte dei viaggiatori che ci passeranno davanti sono casuali, e ci potrà capitare tanto la persona onesta come il furbacchione con i documenti falsi, il trafficante d'armi o addirittura le spie di una associazione segreta chiamata EZIC, che vorranno il nostro aiuto per sovvertire il governo e liberare la patria.

Ben presto ci troveremo a controllare con attenzione, sguardo rapido e repentini movimenti del mouse tutte le carte forniteci dai vari viandanti, osservando se i dati coincidono, ricordandoci di quali documenti servono in determinate situazioni e facendo attenzione ad individuare i ricercati guardando le foto sul giornale o i trafficanti in base loro peso, diverso rispetto a quanto riportato nei documenti. Utilizzeremo sempre più macchinari, dalla semplice timbratirice fino ai raggi X e le impronte digitali. Useremo codici cifrati ed indizi forniti dalla EZIC, oppure oggetti consegnati da particolari personaggi. Decideremo di volta in volta se cacciare i trasgressori, farli passare o addirittura arrestarli. E in alcuni casi potremo sventare attacchi terroristici utilizzando il contenuto di un particolare armadietto.

Oltre ad essere un eccellente ed originalissimo puzzle game, Papers Please ha anche una trama notevole, in bilico tra fantapolitica, thriller e satira. L'opera del talentuoso Lucas Pope non manca di offrirci momenti molto drammatici o toccanti, dove le nostre decisioni saranno fondamentali. Questo sia da un punto di vista etico che da quello del gameplay: alcune cose che faremo potranno anche avere ripercussioni a gioco avanzato. Il gioco offre ben 20 finali, anche se possiamo dire che, escluse le piccole varianti e la possibilità di morire di stenti, le strade percorribili sono principalmente tre, che ci faranno affrontare un numero diverso di livelli/giornate a seconda della “ramificazione” intrapresa.

Tecnicamente parlando, il gioco é molto essenziale ma altrettanto elegante. La bassa risoluzione e numero di colori richiamano i vecchi giochi del passato (diciamo da finto 16bit), inoltre abbiamo un sistema di animazioni vettoriali molto ben realizzato che dà vita ad effetti interessanti, come quando i personaggi si avvicinano allo sportello. Allo stesso modo, il sonoro ci presenta un paio di brani lo-fi che richiamano cupe e minacciose musiche dell'est, mentre durante il gioco abbiamo degli effetti sonori molto curati, tra cui un “finto parlato” gracchiante e straniante, come tutta l'atmosfera di quest'opera in bilico tra umorismo e inquietudine.