Papo & Yo
di
Massimiliano Pacchiano
Sempre più spesso il media videogioco viene utilizzato come vero e proprio mezzo espressivo, che va a toccare temi piuttosto delicati o importanti. Stavolta però ci troviamo davanti ad uno dei pochi casi in cui il videogioco diventa esplicitamente autobiografico: Papo & Yo infatti nasce dalla mente di Vander Caballero, game designer che in passato lavorò per Electronic Arts e la cui infanzia tormentata é stata la molla per la creazione di questo gioco. Vittima di un padre violento ed alcolista, Caballero tenta di esprimere il rapporto di amore-odio verso il genitore con un gioco piuttosto originale, sia nella presentazione che nelle meccaniche.
Il protagonista é Quico, bambino di colore che vive in una favela brasiliana e che fugge dalla sua triste realtà attraverso visioni fantastiche e distorte. Nella sua immaginazione la baraccopoli diventa viva, animata, coloratissima; con edifici impossibili che si muovono o cambiano aspetto, solitamente azionando dei graffiti-interruttori sulle pareti. Il gioco é sostanzialmente un platform con enigmi molto facili, in cui si avanza speditamente attraverso percorsi semplici e lineari. Le intuizioni di gameplay sono interessanti, ma risultano puntualmente più coreografiche e visivamente appaganti che non ludicamente valide: premendo interruttori o ingranaggi appariranno scale o piattaforme dalle mura, spostando scatoloni faremo fluttuare e sposteremo edifici in tempo reale. Il tutto risulta molto suggestivo e bello da vedere, e talvolta la colonna sonora ci accompagnerà in questa progressione surreale generando un effetto molto evocativo. Purtroppo il gioco in sé é molto facile e ludicamente povero, tanto che non abbiamo né avversari da combattere né collectibles o bonus.
Fortunatamente avanzando troveremo alcune aggiunte interessanti, come la presenza del robottino giocattolo Lula che ci consentirà di fluttuare in aria per brevi periodi (superando così dei baratri) o attivando alcuni interruttori a distanza. Ma l'aspetto più importante é senza dubbio l'interazione col Mostro: tale creatura, che somiglia ad un rinoceronte con un secondo corno sul mento (il design é stato alterato durante lo sviluppo per renderlo più surreale e minaccioso) rappresenta appunto il padre del protagonista che ha il doppio ruolo di amico e di minaccia latente. Normalmente é mansueto, e se attirato potrà aiutarci a premere interruttori (pavimenti a pressione) o a raggiungere punti elevati (rimbalzando sul suo pancione!), ma d'altra parte se trova in giro delle rane le mangerà, trasformandosi in una bestia feroce che insegue Quico e lo colpisce violentemente facendolo volare in aria. Non é possibile morire e non ci sono penalità per questo, ma verremo ostacolati finché non daremo della frutta al Mostro riportandolo così al suo stato normale.
Come tutto il gioco, anche queste fasi sono lineari e dalla risoluzione semplice, con l'unica difficoltà rappresentata dal comportamento del mostro che va attirato con oggetti e bloccato grazie al robottino; ma quel che colpisce é l'originalità e la potenza della messa in scena. La trama prevede che Quico decida poi di cercare un metodo definitivo per evitare la trasformazione del mostro-padre, ma starà a voi scoprire se ci riuscirà o meno, e cosa accadrà nel finale. La longevità é piuttosto breve: siamo intorno alle 3-4 ore con scarsa rigiocabilità, il che per la fascia di prezzo (ben 15 euro al momento) é una durata ben poco soddisfacente.
Tecnicamente parlando, Papo & Yo offre una cosmesi di buon livello: grafica colorata e ricca di ottime texture (in particolare i murales) affiancata da architetture impossibili, surreali, e buoni effetti grafici come sunshafts e normal mapping. Purtroppo il frame-rate non é sempre all'altezza, e in certi casi assisteremo a scatti e ad un tearing piuttosto marcato. Inoltre le animazioni e la fisica del salto non sono eccezionali, mentre alcuni fastidiosi bug possono far capolino di tanto in tanto: potremo bloccarci momentaneamente, cadere nel vuoto in alcuni punti (segno di un playtesting non accuratissimo) o trovarci in presenza di muri invisibili. Il sonoro invece é ottimo, grazie alle musiche evocative, agli effetti adeguati ed al doppiaggio convincente, in portoghese con validi sottotitoli (o meglio “fumetti”) in italiano.
Il protagonista é Quico, bambino di colore che vive in una favela brasiliana e che fugge dalla sua triste realtà attraverso visioni fantastiche e distorte. Nella sua immaginazione la baraccopoli diventa viva, animata, coloratissima; con edifici impossibili che si muovono o cambiano aspetto, solitamente azionando dei graffiti-interruttori sulle pareti. Il gioco é sostanzialmente un platform con enigmi molto facili, in cui si avanza speditamente attraverso percorsi semplici e lineari. Le intuizioni di gameplay sono interessanti, ma risultano puntualmente più coreografiche e visivamente appaganti che non ludicamente valide: premendo interruttori o ingranaggi appariranno scale o piattaforme dalle mura, spostando scatoloni faremo fluttuare e sposteremo edifici in tempo reale. Il tutto risulta molto suggestivo e bello da vedere, e talvolta la colonna sonora ci accompagnerà in questa progressione surreale generando un effetto molto evocativo. Purtroppo il gioco in sé é molto facile e ludicamente povero, tanto che non abbiamo né avversari da combattere né collectibles o bonus.
Fortunatamente avanzando troveremo alcune aggiunte interessanti, come la presenza del robottino giocattolo Lula che ci consentirà di fluttuare in aria per brevi periodi (superando così dei baratri) o attivando alcuni interruttori a distanza. Ma l'aspetto più importante é senza dubbio l'interazione col Mostro: tale creatura, che somiglia ad un rinoceronte con un secondo corno sul mento (il design é stato alterato durante lo sviluppo per renderlo più surreale e minaccioso) rappresenta appunto il padre del protagonista che ha il doppio ruolo di amico e di minaccia latente. Normalmente é mansueto, e se attirato potrà aiutarci a premere interruttori (pavimenti a pressione) o a raggiungere punti elevati (rimbalzando sul suo pancione!), ma d'altra parte se trova in giro delle rane le mangerà, trasformandosi in una bestia feroce che insegue Quico e lo colpisce violentemente facendolo volare in aria. Non é possibile morire e non ci sono penalità per questo, ma verremo ostacolati finché non daremo della frutta al Mostro riportandolo così al suo stato normale.
Come tutto il gioco, anche queste fasi sono lineari e dalla risoluzione semplice, con l'unica difficoltà rappresentata dal comportamento del mostro che va attirato con oggetti e bloccato grazie al robottino; ma quel che colpisce é l'originalità e la potenza della messa in scena. La trama prevede che Quico decida poi di cercare un metodo definitivo per evitare la trasformazione del mostro-padre, ma starà a voi scoprire se ci riuscirà o meno, e cosa accadrà nel finale. La longevità é piuttosto breve: siamo intorno alle 3-4 ore con scarsa rigiocabilità, il che per la fascia di prezzo (ben 15 euro al momento) é una durata ben poco soddisfacente.
Tecnicamente parlando, Papo & Yo offre una cosmesi di buon livello: grafica colorata e ricca di ottime texture (in particolare i murales) affiancata da architetture impossibili, surreali, e buoni effetti grafici come sunshafts e normal mapping. Purtroppo il frame-rate non é sempre all'altezza, e in certi casi assisteremo a scatti e ad un tearing piuttosto marcato. Inoltre le animazioni e la fisica del salto non sono eccezionali, mentre alcuni fastidiosi bug possono far capolino di tanto in tanto: potremo bloccarci momentaneamente, cadere nel vuoto in alcuni punti (segno di un playtesting non accuratissimo) o trovarci in presenza di muri invisibili. Il sonoro invece é ottimo, grazie alle musiche evocative, agli effetti adeguati ed al doppiaggio convincente, in portoghese con validi sottotitoli (o meglio “fumetti”) in italiano.
Papo & Yo
7
Voto
Redazione
Papo & Yo
La forza di Papo & Yo é tutta nella rappresentazione visiva e nelle idee surreali di cui é costellato. L'immaginazione di Quico (o meglio, del game designer Vander Caballero) trasforma una favela fatiscente in un mondo fantastico ed impossibile, mentre il padre alcolista e violento diventa un bizzarro mostro dalla doppia personalità. La metafora é molto semplice e forse un po' troppo esplicita, ma funziona: la parte narrativa ci trascina piacevolmente tra momenti emozionanti e suggestivi, grazie anche all'ottima colonna sonora. Ciò che non funziona però é il gameplay: troppo semplice, involuto, con fisica del salto inadeguata ed alcuni bug relativi alle collisioni con l'ambiente. Longevità ridottissima (3-4 ore) e prezzo elevato (15 euro) fanno il resto, precludendo al grande pubblico l'accesso ad un gioco estremamente interessante ed evocativo.