PC Ciclismo 2001

di Redazione Gamesurf
Ma dove vai, bellezza in bicicletta?
Chiariamo subito una cosa e cioè che PC Ciclismo NON è un arcade, né tantomeno un simulatore fine a se stesso. È invece un prodotto dove, oltre all'abilità, serve in maniera assoluta una congrua dose di materia grigia per riuscire ad ottenere dei risultati gratificanti. Questo già di per sé può rappresentare una sfida. Ed è stata soprattutto la curiosità di provare qualcosa di diverso dal solito, che ci ha spinto a dare uno sguardo a questo "gestionale" sportivo di fattura spagnola, completamente localizzato in italiano (com'è ormai sana consuetudine della Dinamic), a parte qualche buco negli script e qualche trascurabile errore di traduzione. In un mondo in cui si è davvero "simulato" di tutto, mancava un prodotto dedicato a questo particolare sport, forse alla portata di tutti, ma non per tutti. Infatti, il ciclismo, come pochi altre discipline, è fatto, sì, per gli amanti della competizione, ma soprattutto per coloro che, al di là della parvenza, vedono ben chiaro il rapporto spirituale che si viene a creare tra l'uomo, il mezzo e l'ambiente. Proprio queste tre componenti, mescolate insieme, offrono il massimo della sfida sportiva, per tutte le età e per tutti i ceti sociali, senza troppi costosi artifici, se non quelli dettati dalla necessaria applicazione della, a volte, inutile tecnologia: forse che Coppi e Bartali (e tanti altri come loro) non sono stati dei grandissimi campioni, pur facendo a meno dell'hi-tech? E le sensazioni che si provano quando il nostro campione taglia esausto il traguardo, a costo di gravi sacrifici, fatti di duri allenamenti e tanto, tanto sudore, non rendono, tutto l'insieme, un qualcosa di veramente impagabile ed unico?

Chi di voi ha vissuto i fasti gloriosi del mitico Commodore 64, ricorderà forse un videogame intitolato 'Tour de France', uno di quei prodotti che potevano essere tranquillamente inscritti nell'allora arci-frequentata categoria "Spaccajoystick". Lo scopo del giochillo, lunghissimo e peraltro assai ripetitivo, era quello di guidare, attraverso le piste francesi, dei corridori minuscoli e variamente colorati, fino all'auspicato traguardo finale. Per simulare il movimento delle ruote, i programmatori avevano pensato bene di costringere noi, irreprensibili e ardimentosi giocolieri, di "ruotare", con forza e in senso orario, la manopola del joystick, per ottenere, infine, due possibili risultati: primo, l'effettiva (e alquanto grama) vittoria; secondo, la totale sconfitta, con l'ulteriore beffa di ritrovarsi la nostra beneamata leva, ancora fumante, tra le mani (doppi sensi a parte!). Ah, che bei ricordi...