Persona 5 Tactica, rubare la scena con un pizzico di strategia – Recensione PS5
La recensione dello strategico a turni ambientato nell’universo di Persona 5, una nuova prospettiva per un contesto familiare, che cambia volto senza perdere la propria identità
Dopo la nostra anteprima, torniamo in quel di Persona 5 Tactica per la recensione completa. Dopo circa una ventina di ore siamo giunti allo stretch finale, abbiamo completato buona parte delle missioni secondarie (la soluzione di alcune ancora ci elude) e visto grossomodo quanto ha da offrire il titolo Atlus. Eccovi il verdetto finale.
Persona 5 Tactica, la trama
Qualche settimana fa ci eravamo detti piuttosto perplessi sulla trama, piatta e poco interessante. Ebbene, sotto molti punti di vista il nostro pensiero non è cambiato: i Ladri Fantasma sono personaggi fatti e finiti, l’intera gang partecipa regolarmente ai dialoghi ma il loro ruolo è strettamente corale o di mero incoraggiamento, e i cattivi sono di un monocorde nauseabondo; compaiono singolarmente poche volte a schermo, eppure bastano per farli venire a noia.
Ciononostante, la storia svolge il suo lavoro discretamente. Erina e Toshiro, veri protagonisti della vicenda, guadagnano più di qualche punto con il susseguirsi degli eventi, e verso la fine del terzo atto il ritmo impenna alla grande; peccato si afflosci subito dopo, ma recupera terreno nel finale. Persona 5 Tactica cerca di connettere una manciata di eventi chiavi all’interno una campagna ben più lunga, e il tentativo di allungare il brodo è palese, con missioni spesso dal contesto flebile e in rapida sequenza; non ci viene risparmiato neanche il riciclo dei boss nelle ultime battute. I momenti di qualità non mancano, tuttavia sono fin troppo sparuti e nella maggior parte delle occasioni il mordente scarseggia.
Persona 5 Tactica, il gameplay
In termini di gameplay le ottime prime impressioni si sono un po' smorzate nella seconda metà di gioco. L’impressione è che gli sviluppatori abbiano concentrato tutte le idee valide nella prima parte, restando poi a secco e fossilizzandosi su quanto introdotto in precedenza. Costruire su delle buone fondamenta è un buon piano, ma qui si è continuato a impilare e complicare il disegno finché le basi di partenza non ne sono uscite distorte.
Ogni nuovo nemico, ogni variante delle meccaniche, tutto non fa che remare contro il concept che tanto ci era piaciuto in origine (o forse avevamo interpretato male, chissà NdR): inquadrare ogni livello come un puzzle da risolvere, passo dopo passo. E invece si finisce di frequente a combattere battaglie di attrito che non consentono di sperimentare nuove strategie.
I mostri immuni allo spostamento e dotati di scudo frontale, gli ascensori bidirezionali, i megafoni che impediscono l’uso di particolari mosse, le telecamere che sbarrano il cammino, sono perlopiù catene che limitano il giocatore e non divertono granché, non quando interi livelli sono inchiodati dietro queste "gimmick". Il titolo è pieno di abilità interessanti da sfruttare e le Personae di appoggio forniscono ulteriori strumenti con cui districarsi sul campo, ma il più delle volte conviene usare l’attacco più potente a disposizione per eliminare i nemici a tiro, prima che ne arrivino altri.
L’IA poi non ha accesso ai vari interruttori, in certi casi neanche a scale e pedane, rendendo alcuni scontri fiacchi e a senso unico, specie quando l’altezza gioca un fattore importante. Anche qui figurano sporadici scenari avvincenti, ma in molte occasione si tende a trascinarsi senza troppa voglia, soprattutto in prossimità del finale. Il potenziale però rimane e lo si può notare nelle sfide extra, accessibili dal rifugio e pensate per mettere alla prova i neuroni, con livelli orchestrati alla perfezione per essere completati in un paio di turni, se si agisce con criterio. Ecco, avremmo voluto più situazioni del genere nella campagna; 52 missioni sono tante, ma quelle che contano davvero sono poche.
Abbiamo giocato alla difficoltà standard e la riteniamo ottima per iniziare, con i nemici che incassano la giusta quantità di danni e contrattaccano con veemenza se non ci si muove accorti; qualche picco improvviso di difficoltà random in alcune missioni, ma per il resto riteniamo il pacchetto ben bilanciato, abbastanza longevo (circa 20 ore, come asserito in apertura) e piuttosto rigiocabile, vuoi per completare il campionario di Personae o andare a caccia di trofei (il platino è a portata, ma richiede grind).
Sul versante tecnico il doppiaggio in inglese è eccellente (c’è pure quello giapponese se preferite), con il cast di attori che da solo regge il pathos delle scene più impegnate, parzialmente rovinate dallo stile “chibi”, da cui però ne hanno giovato le sequenze animate, dinamiche e ricche di azione. Abbiamo inoltre apprezzato la colonna sonora rockeggiante, ma le voci stridule dei nemici e i continui commenti di Oracle si sono fatti presto pedanti.
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione
Persona 5 Tactica
Un SRPG solido ma stiracchiato per raggiungere una certa quota di ore, un titolo che avrebbe avuto bisogno di una trama più elaborata o di un level design più concentrato, magari impreziosito da un paio di trovate extra a movimentare una situazione che tende a ripetersi nella seconda metà di gioco. Ideale se amate il genere e non vi dispiace lo stile e il piglio narrativo dei Persona, oppure se avete a cuore il cast di Persona 5 e non vi dispiacerebbe provare qualcosa di nuovo. A noi è piaciuto, con tutte le riserve del caso, ma avremmo preferito vedere i titoli di coda con un po' di anticipo.