PES 2019
Lo ammetto, ho fatto una fatica estrema per non iniziare questo articolo scrivendo “sto lontano dallo stress”. Poi ho pensato a quanti lo avranno fatto dal 2012 a oggi e ho scelto di lasciar perdere, evitando il “BUUUU” della curva. Quindi eccomi qui a indossare nuovamente gli scarpini virtuali di Konami per scoprire le nuove tattiche messe in campo per riuscire a scatenare l’entusiasmo di chi, anche sul proprio divano, non vuole rinunciare al piacere di una partita di calcio, diventandone l’assoluto protagonista. E allora impugno il pad, accolto da un esultante Coutinho, scelto come ambassador del gioco.
In barba a qualsiasi schema, saltiamo i preamboli e andiamo a rispondere alla domanda che tutti si sono fatti in questi mesi: PES 2019 è sempre “il solito” PES o c'è stata una rivoluzione? No, nessuna rivoluzione. Ma tanto lavoro di cesello. Delusi? Non vedo perché esserlo, visto che ormai da qualche anno il buon vecchio “Pro” ha trovato (nuovamente) una sua dimensione decisamente ben bilanciata tra simulazione e divertimento. Anzi, la cosa che più spaventava chi vi scrive era proprio l'idea che il titolo potesse cercare nuove strade invece di continuare a battere le solite. Chiariamo: non siamo qui a dire che il team di sviluppo si sia limitato ad aggiornare le rose e bere mojito, anzi. Ma quali sono, appunto, le maggiori novità di questo episodio? Se riguardo a modalità e campionati non c’è nulla di davvero rivoluzionario, l’innovazione è da ricercare nella fisica e nella gestione dei principali protagonisti del gioco: pallone e calciatori. Ancora più che in passato è possibile “sentire” sia il reale peso specifico del pallone, sia quello degli atleti due, elementi che insieme, vanno a creare un sistema capace di soddisfare anche i palati più fini. Nonostante già in passato la fisica di gioco fosse ottima, gli sviluppatori l’hanno ulteriormente migliorata, inserendo nuove specifiche e dinamiche capaci di apportare ancora maggior realismo.
Sono state inserite tantissime nuove animazioni che vanno a interagire con il rapporto giocatore/palla. Sia che stiate sfidando un avversario in un uno contro uno o che siate impegnati nella gestione della sfera senza complicazioni esterne, sarà molto importante riuscire ad avere una posizione del corpo adatta alla situazione, molto più che in passato. Riuscire a guadagnare una postura favorevole potrebbe essere la discriminante che ci separerà dalla vittoria, poiché spessissimo sarà la chiave per avere la meglio in un contrasto o in un colpo. Facciamo qualche esempio: oggi più che mai riuscire a guadagnare la posizione migliore rispetto ad un cross, sia che ci si debba districare in attacco sia in difesa, sarà importantissimo. Allo stesso modo, per gestire al meglio un pallone da colpire al volo, dovremo necessariamente essere girati verso la porta e avere un equilibrio accettabile. In caso contrario, il tiro si rivelerà un flop completo, mentre la perfetta gestione del tutto potrebbe dar vita a una parabola imprendibile per il portiere avversario. Il tutto condito da movenze estremamente naturali e, quando staremo guidando un giocatore particolarmente famoso, molto simili a quelle che potremo da lui attenderci in una partita vera. Ai fini del livello simulativo e del gameplay, anche la nuova gestione della stanchezza dei giocatori. Un atleta virtuale allo stremo delle forze sarà non inutilizzabile, ma estremamente limitato, principalmente per quanto riguarda la velocità, andando a inficiare la sua resa sul manto erboso. A farci capire che il nostro uomo avrà bisogno di un cambio ci saranno diverse animazioni inequivocabili: impossibile ignorare che il nostro bomber avrà esaurito le energie: meglio correre ai ripari, magari con la nuova opzione dei cambi rapidi, cioè la possibilità di accedere, quando la palla non sarà in gioco, a una piccola selezione di riserve pronte a sostituire un titolare senza accedere al menù di pausa.
Inutile dire che un tale livello di interazione si rivela una vera gioia per le papille ludiche del giocatore, soprattutto perché legato ad una rinnovata qualità dell’intelligenza artificiale, soprattutto riguardo ai portieri, estremamente reattivi. Il resto della squadra ci è sembrato, invece, simile allo scorso anno, con gli avversari guidati dalla CPU che infarciaranno le proprie prestazioni con diverse gaffes, che andranno a diminuire all’aumentare della difficoltà. Il livello di sfida è adatto ad ogni utente, sebbene a lungo andare sarà comunque preferibile cercare un forte avversario online piuttosto che giocare contro l’intelligenza artificiale, per quanto ben organizzata. Ancora meglio organizzata è la resa virtuale della terna arbitrale che, salvo qualche scelta dubbia che ci ha fatto lamentare, è sembrata estremamente sicura e capace di gestire la partita senza mai andare a incidere sul risultato finale, sebbene il nostro spirito da calciatori da divano, ci ha portato a lamentarci delle situazioni in cui la decisione ci è parsa dubbia. D’altro canto anche questo fa parte dello sport, no?
Insomma, abbiamo utilizzato tante righe della recensione per parlare delle novità del gameplay di PES 2019, proprio perché ci hanno soddisfatto col risultato che abbiamo fatto una fatica enorme a staccarci dal gioco per andare a dormire, nonostante le novità, ad essere onesti, si fermino praticamente qui. Le modalità rimangono le stesse dello scorso anno, dandoci la possibilità di giocare classiche amichevoli, coppe o campionati, oltre alle immancabili Matser League, Diventa un Mito e My Club. La Master League è praticamente un marchio di fabbrica di PES e permette, da anni, di prendere le redini di una squadra sia dal punto di vista del gioco che gestionale e cercare di portarla sul tetto del mondo calcistico tra bel gioco, calciomercato e gestione delle finanze. Diventa un Mito rappresenta la scalata al successo di un singolo giocatore (a scelta tra quelli esistenti o uno di nostra invenzione), cercando di conquistare un posto in paradiso tra le rose delle maggiori squadre del mondo. Come accade da anni, la particolarità di questa modalità sarà, appunto, poter muovere unicamente il nostro avatar, cercando di strappare un buon voto ai giornalisti sulle tribune.
Ad ogni modo, quello che per chi scrive rimane il fulcro del gioco, rimane il My Club, cioè la gestione di una società di calcio, districandosi in un sistema dove più si vince più si raccolgono punti per pescare giocatori tramite agenti e osservatori. I primi daranno accesso diretto a una rosa di giocatori più o meno forti, i secondi avranno la capacità di trovare atleti con determinate qualità e sarà necessario sfruttare la sinergia di un massimo di tre osservatori per sperare di rendere la propria ricerca il più fruttuosa possibile. Inutile dire che servirà anche una discreta dose di fortuna per pescare al meglio (nonostante Konami abbia tolto la schermata di pescaggio legata ai palloni rotanti, un elemento che i giocatori di vecchia data conosceranno sicuramente), ma la gestione delle finanze e della affinità dei giocatori con l’allenatore (anch’esso scelto da noi) necessiterà di impegno e organizzazione. La nostra squadra potrà sfidare sia l’intelligenza artificiale che altri giocatori online, inutile dire che proprio poter provare a battere i migliori gamer mondiali è un elemento che ci porta in un circolo infinito: migliorare la squadra, scendere in campo e aumentare il proprio ranking. Onestamente parlando, una vera e propria droga! Il net code non delude, salvo rari casi in cui abbiamo notato una discreta lag, ma stiamo davvero parlando di eccezioni.
E tecnicamente, che dire questo PES 2019? Graficamente, davvero nulla da eccepire, anzi. Ancora una volta in casa Konami si sono fatte le cose per bene, sia dal punto di vista della fluidità delle animazioni che dell'impatto visivo. I giocatori sono sempre più somiglianti alle controparti reali ovviamente con un occhio di riguardo per i campioni più famosi. Da rivedere, invece, la cronaca. Moltissime frasi sono state riciclate dal passato e più di una volta abbiamo ascoltato parole che nulla c'entravano con l'azione che stavamo facendo. Da rivedere, non e ne voglia, soprattutto Marchegiani,sicuramente era tanto bravo in mezzo ai pali, ma la scioltezza e la parlantina per il suo ruolo in PES sono sicuramente da rivedere.
Detto questo, lo avrete ormai capito, questo PES mi è piaciuto davvero tanto, riuscendo a darmi sensazioni davvero piacevoli e scacciando qualsiasi paura legata a un cambio di rotta che, ad oggi, rischierebbe di portare più danni che benefici. Certo, mancano moltissime licenze, non abbiamo più la Champions e le new entry non sono certo di richiamo, ma chi scrive ha sempre ritenuto il gameplay più importante delle licenze, per quanto chi la dovesse pensare diversamente troverà indubbiamente povera l’offerta di Konami. Però, lasciatemelo dire, sarebbe un peccato perdersi una simile esperienza per un tale motivo. Una cosa, però, vogliamo aggiungerla: perché non osare qualche cosa di più dal punto di vista delle modalità? La concorrenza ha insegnato che con un po’ di fantasia e un abbozzo di trama si può creare una esperienza simil-ruolistica capace di tenere l’utenza incollata al pad. PES, da questo punto di vista, continua ad avere esperienze di gioco più impersonali. Promuovendo a pieno il gioco, lanciamo questa proposta, sperando che, in futuro, il team di sviluppo decida di compiere questo importante passo.