Pharaoh: A New Era - Ritorno nell'Antico Egitto
Dotemu ci riporta al tempo delle Piramidi
Non serve uno studioso di storia per affermare che una delle epoche storiche, più amate sui banchi di scuola, è stata sicuramente quella degli Egizi. Secondi forse solo ai Greci, ma a dirvelo è chi vi scrive in questo momento, gli Egizi ci hanno affascinato con le loro costruzioni mastodontiche e favolose, ancora oggi presenti tra le sette meraviglie del mondo, nonché con il loro ordinamento sociale e religioso, basato su regole precise e su modi di vivere che hanno in qualche modo influenzato il mondo con le loro scoperte.
Se l’aratro e i fogli di papiro non dovessero bastare, ricordatevi anche che la maggior parte delle regole di make-up sono arrivate sino a noi dal 4000 a.C., epoca in cui si usava il trucco per mostrare la propria appartenenza a un’alta classe sociale. Insomma, parlare di Egizi è come parlare di una fetta fondamentale della nostra storia, un pilastro che continuerà ad affascinare le generazioni di oggi e di domani non solo a scuola, ma anche nel mondo videoludico.
E come farlo meglio se non con un city builder vecchia scuola?
Pharaoh a new era, una terra di sogni
Chi ha superato i trent’anni avrà già sentito parlare di Pharaoh. Si trattava sempre di city builder, sviluppato però da Impressions Games, gli stessi dietro a Caesar III e Zeus: Master of Olympus, due prodotti che insieme al capitolo dedicato all’Egitto vivevano della luce che aveva prodotto SimCity in epoca ancora più lontana.
Il successo che ebbero deve in qualche modo aver intaccato il già ampio interesse di Dotemu per prodotti di altri tempi, titoli che stanno vedendo nuovamente la luce abbelliti dagli accorgimenti dell’epoca moderna. Niente che possa cercare in qualche modo di snaturarli, sia ben chiaro, sebbene la modalità sia proprio quella di rivederne giusto la parte grafica, editando quanto basta il gameplay al fine di renderlo un pelino più user friendly, considerato il modo di videogiocare presente oggi.
Queste parole non devono però spaventarvi, o rincuorarvi chissà. Pharaoh è rimasto lo stesso city builder del 1999. Ha conservato la sua anima come se fosse stata mummificata con la cura riservata a un faraone, tant’è che a distanza di così tanti anni si coglie la stessa aria del periodo.
Odori molesti a parte, qui parliamo di un sistema di gioco granitico ed efficace, un insieme di elementi precisi pensati per offrire un’esperienza divertente ma comunque sfidante, viste le difficoltà urbanistiche che andremo ad approfondire tra poco, unite alla sempreverde pecunia di denaro tonante (che non basta mai, e quando alzi le tasse si incazzano pure!).
Restando per un momento sulla componente narrativa del gioco, sappiate che adesso ogni missione è stata arricchita da un piccolo prologo narrativo, persino doppiato in lingua nostrana, tra l’altro, in cui seguiremo quasi pedissequamente tutta la storia del mondo egizio nei suoi 4000 anni di vita, compresa la parte di espansione dedicata a Cleopatra. Tradotto, avremo a disposizione più di cinquanta missioni e un centinaio di ore di gioco, in funzione della vostra abilità nel gestire le richieste del vostro visir.
Sapevano costruire e lo sapevano fare bene!
Non è certo un segreto se vi diciamo che gli egiziani erano maestri delle molte arti. Capivano molto di agricoltura o architettura, senza lesinare nell’essere anche esperti di urbanistica e molto altro ancora. Pharaoh A New Era cerca di approfondire tutte le sfaccettature della vita quotidiana vissuta in una delle tante città dell’antico Egitto e, nel farlo, garantisce al giocatore tutte le informazioni del caso, così da non farlo sentire spaesato di fronte alla mole di situazioni che andranno affrontate per portare la pagnotta a casa senza essere linciati da un cittadino infelice.
Tutto ha inizio con il più classico dei tutorial, elemento necessario e sufficiente a comprendere sin da subito l’interfaccia di gioco, vero cuore pulsante dell’esperienza insieme agli elementi di costruzione. Per costruire una città capace di sopravvivere al tempo ci vuole visione d’insieme, uno dei tanti motivi per cui diventa importante decidere quando e dove costruire un determinato edificio.
Cambiando la prospettiva si ottengono idee nuove e nuova forza. Ecco, sappiate che in questo city builder, ogni missione vi offrirà delle informazioni più approfondite sugli edifici disponibili per la costruzione, così da impararne i punti di forza e sfruttarli nella partita successiva, ottenendo così l’efficacia migliore dal luogo di costruzione. Un bazaar collocato male finirà per non offrire a tutti i cittadini le risorse richieste, impedendo così alle case di sviluppare e diventare migliori.
Assistere a un prodigio fa germogliare in noi la volontà di compierne, motivo che vi riempirà d’orgoglio quando arriverete al punto di creare città in grado di auto-sostenersi senza troppi sforzi. Pharaoh è ricco di sfaccettature, ma possiede al contempo pannelli adatti a comprendere ogni cosa in pochi click, espediente utile a garantirne il successo nel suo genere di riferimento.
Bisogna inoltre tenere d’occhio il fiume Nilo, qui meglio caratterizzato grazie al suo sistema di esondazione che offre alle città, costruite vicino a esso, un raccolto migliore. Bisogna pregare con attenzione il dio Osiride al fine di ottenerne di migliori, e bisogna fare attenzione a tutte le divinità perché ognuna di esse, se non venerata a dovere, potrebbe determinare il buono e cattivo tempo senza particolare indugio. Se una risorsa è lontana, bisogna arrivarci senza troppi fronzoli, e bisogna farlo sviluppando la città in quella direzione. Gli isolazionismi non funzionano mai, tenetevelo bene in testa.
L’unico vero tallone d’Achille in questa formula teoricamente vincente resta la vicinanza al passato, forse meglio definibile come fedeltà cieca. Nulla sembra essersi evoluto da quel lontano 1999. Tutto tranne la grafica, qui migliorata e impreziosita da texture ben disegnate, accompagnate da un motore di gioco che non vuole intaccare la direzione artistica di una virgola, anche se può vantare un supporto alle risoluzioni più blasonate, come quelle del 4K.
L’eroe suddetto era fedele alla sua idea di gloria. Lo stesso fa il prodotto di Dotemu, anche se ogni tanto si perde un po’ con quelle situazioni imprevedibili dettate dall’intervento divino, qui rappresentato da nomi altisonanti conosciuti a molti, ma che si comportano come bambini capricciosi pronti a rovinarvi la partita in pochi secondi senza un apparente motivo. Il gioco è sempre lo stesso.
Occhio alle informazioni su schermo. Occhio all’obiettivo. Così riuscirete sicuramente a costruire le migliori città del creato.