Picross 3D
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La tridimensionalità rappresenta l'ultima tendenza in ambito cinematografico e videoludico, e la saga di Picross non sembra voler fare eccezione. Nata nel 1995 e approdata su DS nel 2007, la serie si arricchisce ora con il nuovo capitolo Picross 3D. A scanso di equivoci, occorre subito specificare che non si parla della stereoscopia (ossia, per chi non avesse familiarità col termine, l'illusione che l'immagine "esca" dallo schermo); per quella si dovrà probabilmente attendere l'avvento della prossima console portatile Nintendo. Qui invece, ci si riferisce più semplicemente al passaggio del videogame dalla seconda alla terza dimensione.
Chi ha provato qualcuno dei precedenti episodi ricorderà sicuramente le peculiari meccaniche puzzle che contraddistinguono Picross: si tratta di una sfida di logica dove, a partire dalle indicazioni fornite sotto forma di numeri, si deve capire quali caselle bisogna riempire e quali no all'interno di un reticolato quadrato. Per riuscirci é indispensabile valutare attentamente la disposizione di righe e colonne, nonché i relativi incroci, quindi risalire all'unica combinazione possibile. Tutte le caselle piene concorrono a comporre una figura, che si delinea a poco a poco e si mostra nella sua interezza una volta completata la (piccola) impresa.
La formula appena descritta mantiene inalterati i propri tratti distintivi anche nella trasposizione 3D. Al posto del quadrato c'é un parallelepipedo, suddiviso in tanti blocchi cubici (che sostituiscono le caselle). Una fila di blocchi costituisce una colonna; a margine di alcune colonne, si ripresentano gli indizi numerici. Essi suggeriscono la quantità di blocchi da conservare intatti: quelli in eccesso vanno invece distrutti con un colpo di pennino. Ad esempio, se a bordo di una colonna di dieci blocchi é messo il numero "6", allora occorrerà preservare sei blocchi consecutivi ed eliminare i restanti quattro. Qualora il numero sia racchiuso in un cerchio o in un quadrato, allora i blocchi da salvare non sono consecutivi, ma divisi rispettivamente in due o più gruppi. Ad esempio, il numero "(6)" segnala due gruppi intervallati da almeno uno spazio, che insieme contano complessivamente sei blocchi (questa ipotesi ammette tre possibilità: due gruppi da 3, un gruppo da 4 e uno da 2, oppure un gruppo da 5 e uno da 1).
Quando si é sicuri di dover conservare un determinato blocco, allora lo si può evidenziare con un colore: questa operazione, oltre a rendere il blocco subito riconoscibile, ha il pregio di farlo indistruttibile, impedendo dunque la fatalità di una demolizione per errore.
I ragionamenti da svolgere sono assimilabili a quelli consoni ai Picross bidimensionali. L'aggiunta dello spessore ad altezza e lunghezza non comporta infatti differenze decisive circa il procedimento logico preposto alla risoluzione dei puzzle; semmai, a variare sensibilmente rispetto al passato é l'azione concretamente compiuta. Infatti, al fine di interagire al meglio con la struttura 3D, é stata implementata la possibilità di ruotare questa a piacimento (entro un certo angolo), nonché di tagliarla in sezioni, per mezzo di un sistema di cursori posizionati sugli assi x e z. Le dinamiche del controllo sembrano quindi molto più complicate rispetto a quelle che si utilizzavano col quadrato 2D, ma permettono di raggiungere con facilità ogni blocco, anche quelli interni, che altrimenti resterebbero invisibili. In realtà, la complicatezza é soltanto apparente, perché il metodo di comando, che prevede l'uso congiunto di stilo e tasti (con un occhio di riguardo pure per i mancini), si impara in fretta e si padroneggia con estrema naturalezza, merito anche di un tutorial e di un manuale di istruzioni curati ed esaurienti.
Tali caratteristiche rendono i puzzle di Picross 3D una esperienza immediata e leggera, mai troppo impegnativa: una sfida accessibile anche a chi non sia particolarmente ferrato in ambito matematico. In caso di difficoltà a proseguire, si può sopperire all'imbarazzante stallo mediante l'intuito. Ad esempio, capita spesso di cogliere una certa simmetria nella figura che si sta creando, e ciò induce ad elidere alcuni blocchi sulla base della sola intuizione. Il più delle volte essa si rivela corretta: può dunque giocare un ruolo determinante nel superamento di un ostacolo... A patto di non abusarne.
É previsto un tempo limite per giungere a conclusione. Tuttavia, si tratta di un termine piuttosto generoso; senza aggiungere che la gran parte dei livelli non esige più di una decina di minuti. Sono inoltre tollerati cinque errori da parte dell'utente (ossia, cinque distruzioni di blocchi che, invece, andavano lasciati intatti); anche qui il limite é molto benevolo, in quanto la vera prova dovrebbe consistere nel non commettere neppure uno sbaglio.
Terminato il puzzle, la figura così ottenuta prenderà vita con una breve animazione. E magari si scoprirà solo alla fine che i colpi del pennino sono serviti a forgiare una teiera, o un omino che salta, o chissà quale curioso oggetto. Pur nella sua semplicità, un personaggio squadrato riesce a strappare un sorriso.
Il difetto principale di Picross, sia esso 2D o 3D, é insito nella forte ripetitività. Il tema di fondo, sostanzialmente identificabile come un problema di logica abbastanza elementare, ricorre in ogni singolo puzzle, sempre uguale. Ciò alla lunga provoca un inevitabile crollo dell'interesse, vanificando la mole generosa di livelli selezionabili (oltre 350). La medesima sorte tocca all'editor, che consente di realizzare puzzle a piacimento ed inviarli agli amici. Si può ricevere contenuti extra anche dalla Wi-Fi connection.
La grafica di Picross si ispira ad un criterio di essenzialità. Le forme sono squadrate, ogni cosa é schematica come le figure che si modellano con lo stilo. Quando si gioca, lo schermo superiore contiene informazioni utili quali il tempo trascorso e il numero di errori compiuti, mentre quello inferiore é adibito all'azione. Il touch screen viene sfruttato a dovere. Basta un minimo gesto del pennino per roteare la struttura ed eliminare i blocchi, con assoluta precisione.
In conclusione, Picross 3D si fa apprezzare soprattutto perché é riuscito ad evolversi senza tradire le proprie origini, proponendo qualcosa di nuovo che si rifà alle meccaniche consolidate negli anni. Dedicato a chiunque gradisca intrattenersi con dei piccoli quesiti di logica; bisogna però tener presente la costante sensazione di ripetitività che affligge il titolo nel lungo periodo.
Chi ha provato qualcuno dei precedenti episodi ricorderà sicuramente le peculiari meccaniche puzzle che contraddistinguono Picross: si tratta di una sfida di logica dove, a partire dalle indicazioni fornite sotto forma di numeri, si deve capire quali caselle bisogna riempire e quali no all'interno di un reticolato quadrato. Per riuscirci é indispensabile valutare attentamente la disposizione di righe e colonne, nonché i relativi incroci, quindi risalire all'unica combinazione possibile. Tutte le caselle piene concorrono a comporre una figura, che si delinea a poco a poco e si mostra nella sua interezza una volta completata la (piccola) impresa.
La formula appena descritta mantiene inalterati i propri tratti distintivi anche nella trasposizione 3D. Al posto del quadrato c'é un parallelepipedo, suddiviso in tanti blocchi cubici (che sostituiscono le caselle). Una fila di blocchi costituisce una colonna; a margine di alcune colonne, si ripresentano gli indizi numerici. Essi suggeriscono la quantità di blocchi da conservare intatti: quelli in eccesso vanno invece distrutti con un colpo di pennino. Ad esempio, se a bordo di una colonna di dieci blocchi é messo il numero "6", allora occorrerà preservare sei blocchi consecutivi ed eliminare i restanti quattro. Qualora il numero sia racchiuso in un cerchio o in un quadrato, allora i blocchi da salvare non sono consecutivi, ma divisi rispettivamente in due o più gruppi. Ad esempio, il numero "(6)" segnala due gruppi intervallati da almeno uno spazio, che insieme contano complessivamente sei blocchi (questa ipotesi ammette tre possibilità: due gruppi da 3, un gruppo da 4 e uno da 2, oppure un gruppo da 5 e uno da 1).
Quando si é sicuri di dover conservare un determinato blocco, allora lo si può evidenziare con un colore: questa operazione, oltre a rendere il blocco subito riconoscibile, ha il pregio di farlo indistruttibile, impedendo dunque la fatalità di una demolizione per errore.
I ragionamenti da svolgere sono assimilabili a quelli consoni ai Picross bidimensionali. L'aggiunta dello spessore ad altezza e lunghezza non comporta infatti differenze decisive circa il procedimento logico preposto alla risoluzione dei puzzle; semmai, a variare sensibilmente rispetto al passato é l'azione concretamente compiuta. Infatti, al fine di interagire al meglio con la struttura 3D, é stata implementata la possibilità di ruotare questa a piacimento (entro un certo angolo), nonché di tagliarla in sezioni, per mezzo di un sistema di cursori posizionati sugli assi x e z. Le dinamiche del controllo sembrano quindi molto più complicate rispetto a quelle che si utilizzavano col quadrato 2D, ma permettono di raggiungere con facilità ogni blocco, anche quelli interni, che altrimenti resterebbero invisibili. In realtà, la complicatezza é soltanto apparente, perché il metodo di comando, che prevede l'uso congiunto di stilo e tasti (con un occhio di riguardo pure per i mancini), si impara in fretta e si padroneggia con estrema naturalezza, merito anche di un tutorial e di un manuale di istruzioni curati ed esaurienti.
Tali caratteristiche rendono i puzzle di Picross 3D una esperienza immediata e leggera, mai troppo impegnativa: una sfida accessibile anche a chi non sia particolarmente ferrato in ambito matematico. In caso di difficoltà a proseguire, si può sopperire all'imbarazzante stallo mediante l'intuito. Ad esempio, capita spesso di cogliere una certa simmetria nella figura che si sta creando, e ciò induce ad elidere alcuni blocchi sulla base della sola intuizione. Il più delle volte essa si rivela corretta: può dunque giocare un ruolo determinante nel superamento di un ostacolo... A patto di non abusarne.
É previsto un tempo limite per giungere a conclusione. Tuttavia, si tratta di un termine piuttosto generoso; senza aggiungere che la gran parte dei livelli non esige più di una decina di minuti. Sono inoltre tollerati cinque errori da parte dell'utente (ossia, cinque distruzioni di blocchi che, invece, andavano lasciati intatti); anche qui il limite é molto benevolo, in quanto la vera prova dovrebbe consistere nel non commettere neppure uno sbaglio.
Terminato il puzzle, la figura così ottenuta prenderà vita con una breve animazione. E magari si scoprirà solo alla fine che i colpi del pennino sono serviti a forgiare una teiera, o un omino che salta, o chissà quale curioso oggetto. Pur nella sua semplicità, un personaggio squadrato riesce a strappare un sorriso.
Il difetto principale di Picross, sia esso 2D o 3D, é insito nella forte ripetitività. Il tema di fondo, sostanzialmente identificabile come un problema di logica abbastanza elementare, ricorre in ogni singolo puzzle, sempre uguale. Ciò alla lunga provoca un inevitabile crollo dell'interesse, vanificando la mole generosa di livelli selezionabili (oltre 350). La medesima sorte tocca all'editor, che consente di realizzare puzzle a piacimento ed inviarli agli amici. Si può ricevere contenuti extra anche dalla Wi-Fi connection.
La grafica di Picross si ispira ad un criterio di essenzialità. Le forme sono squadrate, ogni cosa é schematica come le figure che si modellano con lo stilo. Quando si gioca, lo schermo superiore contiene informazioni utili quali il tempo trascorso e il numero di errori compiuti, mentre quello inferiore é adibito all'azione. Il touch screen viene sfruttato a dovere. Basta un minimo gesto del pennino per roteare la struttura ed eliminare i blocchi, con assoluta precisione.
In conclusione, Picross 3D si fa apprezzare soprattutto perché é riuscito ad evolversi senza tradire le proprie origini, proponendo qualcosa di nuovo che si rifà alle meccaniche consolidate negli anni. Dedicato a chiunque gradisca intrattenersi con dei piccoli quesiti di logica; bisogna però tener presente la costante sensazione di ripetitività che affligge il titolo nel lungo periodo.