Pillars of Eternity II: Deadfire
Quando in una discussione vengono citate le parole Obsidian e GDR, chiunque sia in ascolto non può fare a meno di pensare a Pillars of Eternity. Il gioco, uscito ormai tempo fa, è riuscito a catturare l’interesse degli amanti del genere, proponendo un’avventura epica capace di incarnare il vero animo dei giochi di ruolo vecchio stampo.
Questo risultato straordinario, nel giro di poco tempo, ha permesso a Obsidian di lavorare su un secondo capitolo con una certa serenità, tant’è che la campagna di crowdfunding pubblicata per Deadfire superò in un batter d’occhio ogni migliore aspettativa plausibile, chiudendo con oltre 4 milioni di dollari di donazioni.
Trattandosi di un sequel diretto del primo Pillars of Eternity, è importante avvisarvi che alcuni elementi della trama potrebbero essere svelati, proprio perché danno il via alla storia che affronteremo in Deadfire.
SMARGIASSI TUTTI E DUE!
Dopo aver completato la propria impresa titanica, l’Osservatore decide di ritornare alla fortezza di Caed Nua per godersi il suo meritato riposo. Peccato però che una terribile sciagura, di lì a poco, decide di scatenarsi con discreto furore: Eothas, dio della luce e della rinascita, si impadronisce di un’enorme statua di adra sepolta nelle rovine sottostanti la fortezza (vi ricordate le quest del percorso?) distruggendo qualsiasi cosa che si ponga sul suo cammino.
Oltre a uccidere, la divinità assimila le anime di tutti i presenti, compresa quella del protagonista, motivo per cui la nostra avventura inizia nel Mondo di Mezzo, un luogo dove gli spiriti vagano in attesa di raggiungere la Ruota. A differenza dei comuni mortali, però, noi veniamo convocati da Berath in persona (il dio della morte), ricevendo la proposta di diventare il suo araldo, tornare in vita e scoprire i piani della divinità risvegliata da poco.
Grazie a questo espediente narrativo, il giocatore ha la possibilità di caricare il proprio salvataggio dal precedente capitolo, oppure crearne uno nuovo, seguendo tutte le indicazioni utili non soltanto a dargli un volto, ma anche un background affine al proprio stile di gioco.
Tali scelte conducono inevitabilmente la storia verso binari differenti tra loro, influenzando al contempo tantissime linee di dialogo presenti, alcune delle quali riguardanti persino personaggi chiave incontrati proprio nel primo capitolo.
Subito dopo il processo di creazione ci risveglieremo sulla Sprezzante, una piccola nave che ci consentirà di seguire Eothas nel suo (letterale) cammino verso l’arcipelago di Mortafiamma. Questi sono solo i primi di alcuni sfortunati eventi in cui verrete coinvolti, ma lasciamo a voi il privilegio di scoprire come questi ultimi si evolveranno, al fine di non rovinarvi in alcun modo l’esperienza che vi porterà a conoscere nuovi popoli, diverse terre e tanto altro ancora.
Obsidian questa volta ha fatto le cose in grande, partorendo un’avventura estremamente vasta e ricca di linee narrative diverse tra loro. A differenza del primo capitolo, dove geograficamente esploravamo un’unica regione, qui ci troviamo invece a viaggiare in un’area geografica frammentata, composta dalle isole di un grande arcipelago, dove la storia principale cerca di fondersi con le tantissime side quest senza trovare purtroppo una perfetta armonia.
Questo particolare può definirsi in parte difetto, giacché rischia di diluire troppo il brodo, ma dal lato contrario rivela un legittimo tentativo di osare qualcosa di più, poiché il giocatore si trova coinvolto in diversi giochi di potere, come la lotta territoriale tra le diverse compagnie commerciali o i dissapori portati a galla dalle differenze culturali con le discordi tribù indigene che abitano le isole. Non mancano pirati, mercanti d’occasione, cacciatori di taglie e molto altro ancora, in un miscuglio eterogeneo ricco di sfaccettature stimolanti.
Tra l’altro ogni aspetto caratteristico di questi popoli viene rimarcato dall’ottimo doppiaggio in lingua originale, ed è curioso quanto avvincente poter ascoltare i diversi personaggi parlare il loro “dialetto”, ottenendo una caratterizzazione esotica specifica e divertente. Anche questa volta, per fortuna, ogni linea di dialogo viene accompagnata da una completa e perfetta localizzazione in lingua nostrana.
EROE PER UN GIORNO
A differenza del capitolo precedente, gli sviluppatori hanno modificato lievemente quella che era la gestione del proprio party in gioco. Il processo di creazione alle spalle del proprio alter-ego adesso è molto più snello, nonché affinato, al fine di rispondere a ogni nostro possibile dubbio in merito alla classe o abilità scelta.
Dopo aver infatti selezionato il background legato alla storia, nel caso non abbiate caricato il vostro precedente salvataggio, l’interfaccia di creazione mette a disposizione le stesse razze e classi conosciute in Pillars of Eternity, con l’aggiunta di poter finalmente creare un personaggio multiclasse. Tale scelta influenza notevolmente l’esperienza di gioco, poiché permette di poter gestire un gruppo di membri versatili senza dover rinunciare forzatamente a una classe da inserire nel party.
Farsi un guerriero-ladro, per esempio, ci consente di calcare i campi di battaglia con meno preoccupazioni, sfruttando quando necessario il nostro livello di manualità e acume per risolvere i tipici problemi da avventuriero. Nella nostra run abbiamo optato per un ranger-druido, riuscendo a gestire il combattimento sia a distanza, con il nostro fido moschetto, sia in mischia, grazie alla trasformazione in animale concessa dal druido.
Insomma, le possibilità sono tante, ma è importante ricordarsi che un cammino simile richiede non solo più attenzione a livello di gestione, ma anche molta più pazienza nell’ottenere particolari abilità, perchè ogni aumento di livello concede sempre e comunque solo un numero chiuso di punti da spendere. La gestione del personaggio si trasforma pertanto in un gioco di numeri, dove la scelta del talento (o abilità) da acquisire ha un peso più gravoso di quello che avrebbe seguendo un livellaggio per una classe pura.
Restando in tema novità, Pillars of Eternity II enfatizza moltissimo il viaggio e l’esplorazione, al punto di fornirci il più pittoresco dei mezzi possibili per l’occasione: una nave. Solcare i mari con la Sprezzante non sarà solo difficoltoso, almeno all’inizio, ma concederà al gioco una natura a tratti più gestionale, che vi farà tornare in mente i periodi d’oro di Sid Meyer’s Pirates!
Superata la prima città avremo la possibilità di modificare l’assetto della nostra nave, aggiungendo grazie a una spesa in monete tanti piccoli componenti extra utili a migliorarla. Potremo reclutare una ciurma nelle taverne, scegliendo il ruolo a seconda dell’utilizzo (cuoco, mozzo, cannoniere, timoniere, etc.), oppure potremo potenziare gli elementi della nave, magari costruendo una chiglia più resistente o comprando dei cannoni più potenti.
Ogni espediente concede al giocatore la possibilità di esplorare e combattere in mare, ingaggiando battaglie 1 contro 1 scriptate testualmente in pieno stile Pillars. Ogni turno il capitano sceglie di compiere un’azione e lo scopo, chiaramente, è quello di avvicinarsi più possibile al vascello nemico per abbordarlo. La battaglia si conclude con la conquista (o la perdita) del vascello, ottenendo inoltre un discreto quantitativo di punti esperienza utili a far salire di livello la nostra ciurma, migliorandone l’efficacia sul campo.
Esplorare i mari di Mortafiamma è gradevole, ma fate attenzione al consumo di risorse, perché il primo a risentirne sarà il morale del vostro equipaggio. Una piccola nota a piè di pagina la spendiamo per i compagni, immancabili in un’avventura RPG che si rispetti.
Durante la nostra campagna incontreremo e arruoleremo diversi personaggi, ognuno con una questline da seguire e con una propria storia da raccontare. La loro caratterizzazione può non sembrare eccezionale, a livello di scrittura e background, ma a conti fatti li abbiamo trovati interessanti e soprattutto utili per rompere alcuni momenti di monotonia durante l’esplorazione.
IMPARARE DAL PASSATO
Nel corso della vostra avventura i personaggi entreranno in conflitto con diversi nemici, soprattutto quando inganno o diplomazia non troveranno seguito. Le numerose linee di dialogo assecondano, come sempre, i parametri caratteristica a disposizione dei personaggi del gruppo, mantenendo quindi immutato il sistema che abbiamo imparato a conoscere nel precedente capitolo.
Pillars of Eternity II cambia la formula nel combat system, dandoci in pasto diverse configurazioni che adesso cercano di coinvolgere un pubblico più ampio, magari non proprio ferrato per questo particolare genere videoludico. Per l’occasione è stato introdotto un sistema di comportamento degli alleati, che adesso possono seguire delle impostazioni dettate dal giocatore a monte per combattere in autonomia, così da rendere meno frustranti i combattimenti soprattutto alle difficoltà più abbordabili (Facile e Normale).
Gli altri livelli di difficoltà richiedono una gestione molto più attenta, come sempre d’altronde. Motivo per cui è stato introdotto anche un sistema di potenziamento, in pratica un talento capace di massimizzare l’utilizzo di un’abilità per un solo turno. Non mancano chiaramente tutti gli assetti visti nel precedente capitolo, accompagnati anche da un piccolo miglioramento per i caster che adesso permette il cambio dell’obiettivo anche durante il lancio della magia (prima l’incanalamento ricominciava da capo).
I tanti miglioramenti citati nel gameplay vengono accompagnati da altrettante migliorie nel campo tecnico. L’Unity Engine utilizzato per l’occasione ha permesso agli sviluppatori di inserire tantissime particolarità, ed effetti, che il precedente Infinity non era in grado di gestire nel primo capitolo, ed è doveroso constatare come tale aggiornamento produce ora una resa visiva molto più realistica e tangibile.
Le animazioni dei personaggi, le texture a loro dedicate, ma anche tutto l’insieme di effetti visivi regolati con l’illuminazione dinamica dell’ambiente, rendono ogni passo in questo mondo di gioco molto più gradevole, tant’è che spesso vi troverete a ingrandire la visuale sui personaggi per godervi ogni loro nuova sfaccettatura visibile. Di contro c’è che ogni tanto il framerate è un po' ballerino, visto che sulle configurazioni meno performanti finisce per scendere dai 60 ai 35 fps nelle fasi più concitate, senza però impattare più del dovuto l’esperienza con particolari lag a corredo.
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Redazione