Pilot Down
di
Marco Modugno
Chi ben comincia..., recita un vecchio adagio. Noto subito che sulla copertina di Pilot Down, il baldo eroe che sarà il nostro alter ego nel gioco indossa un giubbotto con il distintivo della 101ma Divisione Aviotrasportata dell'esercito americano. Purtroppo per il fantasioso disegnatore, si tratta di fanteria paracadutista, badate bene, che nulla c'entra con il personale dell'aviazione. Il simbolo appare assolutamente fuori contesto. Una piccola svista, è vero, di cui solo gli appassionati di storia militare o uniformi si accorgeranno. Ma pur sempre un segnale d'approssimazione, nelle ricerche bibliografiche che sono alla base d'ogni videogioco con ambientazione storica che si rispetti. Stessa cosa vale per il titolo, che cita un pilota mentre già nel prologo scopriamo che il protagonista è un aviere addetto alle mitragliere di coda di un bombardiere B-24 Liberator. Forse "Airman Down" non suonava abbastanza bene?
Il gioco, come dicevo, c'impone d'indossare la combinazione di volo di Bill Foster, aviatore USA abbattuto dai tedeschi sull'Europa occupata, nel 1944. Salvatosi fortunosamente dalla catastrofe che ha annientato il resto dell'equipaggio, al nostro amico non resta che confidare nella vostra abilità di videogiocatori esperti d'action stealth per raggiungere via terra la neutrale Svizzera, sfuggendo alla caccia implacabile delle pattuglie naziste, al freddo dell'inverno e alla sua nemesi finale, incarnata dal capitano Killinger (la fusione onomatopeica tra la parola "kill" e il cognome del "pericolo pubblico numero uno" John Dillinger la dice lunga sullo sforzo creativo del team di sviluppo!).
Compito reso non certo facile non solo dalla scarsità di viveri e di munizioni che lo costringeranno a dosare al millimetro ogni sua azione, pena la morte per lui, e il ricaricamento dell'ultimo salvataggio per voi, ma anche dalla rigidità lineare della trama imposta dai programmatori. Scordatevi di pensare criticamente, di compiere scelte alternative, di affrontare una missione in modo differente da quello immaginato dai ragazzi della Kuju. Farlo è semplicemente impensabile (sembra di essere tornati ai tempi del primo Commandos ma, ragazzi, quelli erano gli anni '90!). La cosa vi risulterà chiara quasi subito, fin da quando in una delle prime missioni, articolate a mo' di tutorial per consentirvi di prendere confidenza con i meccanismi di gioco, quando vi toccherà aggirare un avamposto tedesco.
Nel caso la sentinella dovesse avvicinarvisi troppo, infatti, farete bene a tenere le mani in tasca e a pregare che non vi noti. Qualora infatti voleste farvi tentare dall'insano proposito di farla fuori, infatti, vi renderete subito conto di come il crucco in questione sia un vero esempio di "superuomo" nazista, assolutamente invulnerabile. Qualunque sia la quantità di piombo rovente che vi ostinerete a scaricargli contro. Con queste premesse, è evidente che la curva dell'attenzione del giocatore medio è destinata a scemare molto in fretta, ben prima di aver completato i 9 livelli del gioco.
A nulla varrà l'originale impostazione grafica in cell shading, con visuale in terza persona, intervallata da intermezzi fumettosi, né l'implementazione di un originale sistema di deperimento fisico, al quale il nostro Bill sarà soggetto se vi dimenticherete di mettervi di tanto in tanto al riparo, di nutrirvi o riposare, o più semplicemente se indulgerete in comportamenti poco salubri (come il guadare ruscelli ghiacciati in piena notte, per capirci!). Qualche starnuto segnalerà lo stato di malessere del baldo aviere e, a quel punto, se da quelle parti passa qualche sentinella, il patatrac è fatto!
Il comparto tecnico del gioco si fregia, tutto sommato, di una componente sonora passabile che unisce effetti ambientali davvero ben realizzati a musiche d'ambientazione appena passabili (niente CD con la colonna sonora, stavolta, e ne capiamo bene le ragioni!). Discorso opposto per la grafica: appena sufficiente finché i protagonisti non si muovono, la qualità precipita più in fretta del bombardiere di Foster non appena li costringeremo a fare qualcosa di più dinamico del semplice camminare. Era dai tempi dell'ignobile Ann McCaffrey's Freedom: First Resistance che non vedevo nulla di simile, e nutro qualche legittima apprensione nel pensare a come i grafici della Kuju riusciranno a pagare la prossima rata del mutuo sulla casa!
Nemmeno l'inserimento nel gameplay di elementi RPG, come la possibilità di Foster, attraverso la risoluzione di enigmi e missioni varie, di ottenere crediti spendibili per accrescere le sue capacità sul campo, o l'impostazione stealth, di gran moda da Splinter Cell in poi, riusciranno, a nostro giudizio, a risollevare le sorti commerciali di un titolo che ci appare sin da ora condannato alla polvere degli scaffali, fin quando il distributore non ne autorizzerà il trasferimento d'ufficio nei cestini alla rinfusa dei titoli budget a prezzo scontato, o ne decreterà la sorte di allegato a qualche rivista d'informatica destinata alle edicole.
Penalizzato dall'implementazione tecnica obsoleta, dalla trama troppo lineare, dalla longevità fortemente penalizzata da un gameplay spesso frustrante e dall'assenza di un supporto multiplayer, Pilot Down non ha molte chanche di riuscire ad eguagliare nemmeno i mediocri risultati di vendita del suo predecessore Prisoner of War, uscito un paio d'anni fa per PC e console maggiori, anche quello partorito dalla non particolarmente fervida fantasia degli sviluppatori Kuju (basta con la Seconda Guerra Mondiale: la prossima volta fate scappare un legionario romano dalle grinfie dei Goti, per favore!).
Peccato per le idee sprecate e per il futuro incerto di un team di sviluppo che ha un disperato bisogno di azzeccare almeno un blockbuster nell'immediato futuro per non seguire le sorti infauste d'illustri predecessori vittime delle spietate leggi di mercato.
Quanto a voi, amici miei, mi pare di essere stato chiaro. Se però siete proprio dei fan hardcore del genere action-stealth, o dei nostalgici dei fumetti di guerra degli anni '70-'80, correte pure il rischio di morire di noia nella Foresta Nera degli anni ';40!
Il gioco, come dicevo, c'impone d'indossare la combinazione di volo di Bill Foster, aviatore USA abbattuto dai tedeschi sull'Europa occupata, nel 1944. Salvatosi fortunosamente dalla catastrofe che ha annientato il resto dell'equipaggio, al nostro amico non resta che confidare nella vostra abilità di videogiocatori esperti d'action stealth per raggiungere via terra la neutrale Svizzera, sfuggendo alla caccia implacabile delle pattuglie naziste, al freddo dell'inverno e alla sua nemesi finale, incarnata dal capitano Killinger (la fusione onomatopeica tra la parola "kill" e il cognome del "pericolo pubblico numero uno" John Dillinger la dice lunga sullo sforzo creativo del team di sviluppo!).
Compito reso non certo facile non solo dalla scarsità di viveri e di munizioni che lo costringeranno a dosare al millimetro ogni sua azione, pena la morte per lui, e il ricaricamento dell'ultimo salvataggio per voi, ma anche dalla rigidità lineare della trama imposta dai programmatori. Scordatevi di pensare criticamente, di compiere scelte alternative, di affrontare una missione in modo differente da quello immaginato dai ragazzi della Kuju. Farlo è semplicemente impensabile (sembra di essere tornati ai tempi del primo Commandos ma, ragazzi, quelli erano gli anni '90!). La cosa vi risulterà chiara quasi subito, fin da quando in una delle prime missioni, articolate a mo' di tutorial per consentirvi di prendere confidenza con i meccanismi di gioco, quando vi toccherà aggirare un avamposto tedesco.
Nel caso la sentinella dovesse avvicinarvisi troppo, infatti, farete bene a tenere le mani in tasca e a pregare che non vi noti. Qualora infatti voleste farvi tentare dall'insano proposito di farla fuori, infatti, vi renderete subito conto di come il crucco in questione sia un vero esempio di "superuomo" nazista, assolutamente invulnerabile. Qualunque sia la quantità di piombo rovente che vi ostinerete a scaricargli contro. Con queste premesse, è evidente che la curva dell'attenzione del giocatore medio è destinata a scemare molto in fretta, ben prima di aver completato i 9 livelli del gioco.
A nulla varrà l'originale impostazione grafica in cell shading, con visuale in terza persona, intervallata da intermezzi fumettosi, né l'implementazione di un originale sistema di deperimento fisico, al quale il nostro Bill sarà soggetto se vi dimenticherete di mettervi di tanto in tanto al riparo, di nutrirvi o riposare, o più semplicemente se indulgerete in comportamenti poco salubri (come il guadare ruscelli ghiacciati in piena notte, per capirci!). Qualche starnuto segnalerà lo stato di malessere del baldo aviere e, a quel punto, se da quelle parti passa qualche sentinella, il patatrac è fatto!
Il comparto tecnico del gioco si fregia, tutto sommato, di una componente sonora passabile che unisce effetti ambientali davvero ben realizzati a musiche d'ambientazione appena passabili (niente CD con la colonna sonora, stavolta, e ne capiamo bene le ragioni!). Discorso opposto per la grafica: appena sufficiente finché i protagonisti non si muovono, la qualità precipita più in fretta del bombardiere di Foster non appena li costringeremo a fare qualcosa di più dinamico del semplice camminare. Era dai tempi dell'ignobile Ann McCaffrey's Freedom: First Resistance che non vedevo nulla di simile, e nutro qualche legittima apprensione nel pensare a come i grafici della Kuju riusciranno a pagare la prossima rata del mutuo sulla casa!
Nemmeno l'inserimento nel gameplay di elementi RPG, come la possibilità di Foster, attraverso la risoluzione di enigmi e missioni varie, di ottenere crediti spendibili per accrescere le sue capacità sul campo, o l'impostazione stealth, di gran moda da Splinter Cell in poi, riusciranno, a nostro giudizio, a risollevare le sorti commerciali di un titolo che ci appare sin da ora condannato alla polvere degli scaffali, fin quando il distributore non ne autorizzerà il trasferimento d'ufficio nei cestini alla rinfusa dei titoli budget a prezzo scontato, o ne decreterà la sorte di allegato a qualche rivista d'informatica destinata alle edicole.
Penalizzato dall'implementazione tecnica obsoleta, dalla trama troppo lineare, dalla longevità fortemente penalizzata da un gameplay spesso frustrante e dall'assenza di un supporto multiplayer, Pilot Down non ha molte chanche di riuscire ad eguagliare nemmeno i mediocri risultati di vendita del suo predecessore Prisoner of War, uscito un paio d'anni fa per PC e console maggiori, anche quello partorito dalla non particolarmente fervida fantasia degli sviluppatori Kuju (basta con la Seconda Guerra Mondiale: la prossima volta fate scappare un legionario romano dalle grinfie dei Goti, per favore!).
Peccato per le idee sprecate e per il futuro incerto di un team di sviluppo che ha un disperato bisogno di azzeccare almeno un blockbuster nell'immediato futuro per non seguire le sorti infauste d'illustri predecessori vittime delle spietate leggi di mercato.
Quanto a voi, amici miei, mi pare di essere stato chiaro. Se però siete proprio dei fan hardcore del genere action-stealth, o dei nostalgici dei fumetti di guerra degli anni '70-'80, correte pure il rischio di morire di noia nella Foresta Nera degli anni ';40!
Pilot Down
5.5
Voto
Redazione
Pilot Down
Quando ad una grafica cell-shading che non tenta nemmeno di assomigliare a quella realistica e coinvolgente di XIII, a delle animazioni che sembrano realizzate da studenti del primo anno di un corso di grafica della Regione e ad una trama talmente lineare che potremmo far giocare un computer al posto nostro si aggiunge qualche buona idea, sviluppata nel modo peggiore possibile, il giudizio non può che essere infausto. Pilot Down è un gioco davvero mediocre, puro e semplice porting dalla vesrione console destinata a Xbox e PS2. Fosse per me, il protagonista Bill Foster potrebbe continuare a vagare in eterno nelle foreste innevate dov'è precipitato. Qualcuno racconti all'ufficio marketing della Codemasters che esistono benchmark del genere come Splinter Cell da tenere presenti, prima di autorizzare l'uscita di un titolo simile.