Pinobee: Quest of Heart

di Redazione Gamesurf
In un tempo che sembra ormai preistoria, Hudson ricopriva il ruolo di terzo soggetto nel celebre triumvirato che, assieme a Sega e Nintendo, rappresentava "chi sapeva fare un gioco di piattaforme". Le esperienze della casa dell'ape (come da storico logo) nel genere di Mario e Sonic sono innegabili e ben fisse nella memoria dei giocatori più attempati: PC Kid, la mascotte che a lungo servì la causa di Hudson e del PC Engine, riuscì a insidiare i capisaldi del genere, arrivando a colonizzare anche il mondo occidentale grazie alle conversioni (rinominate BC Kid in Europa e Bonk negli Stati Uniti, una bella confusione insomma). Quando si pensa alla Hudson e a i giochi di piattaforme, insomma, va mostrato un certo rispetto, é consigliabile alzare tanto di cappello e sperare in un nuovo successo. Questo é, più o meno, l'atteggiamento con cui andrebbe inizialmente affrontato Pinobee: Quest of Heart, titolo che nelle intenzioni di Hudson dovrebbe andare a ricoprire il ruolo del nuovo personaggio carismatico della software house giapponese. Dopo la serie Bloody Roar e dopo aver dato una mano a Nintendo e Sega con i loro "party game" (Mario Party e Sonic Shuffle), si torna a casa, nella terra dei personaggi tondeggianti di Bomberman e soci..

A QUESTION OF TIME
Prima uscita di Hudson su Game Boy Advance, Pinobee: Quest of Heart va affrontato con il giusto spirito e i tempi "corretti". Leggasi: non condannate il gioco dopo pochi minuti spesi nel terminare livelli piuttosto corti e privi di mordente. Date invece a Pinobee il giusto tempo, gustatevi la struttura dei livelli estremamente ben congegnata e, soprattutto, imparate a passare lunghi minuti nell'esplorazione dei mondi di Pinobee. Lo ammettiamo, inizialmente abbiamo avuto più volte la tentazione di stroncare senza possibilità di appello Pinobee: Quest of Heart, eravamo quanto mai in errore. Ma procediamo con calma... Pinobee: Quest of Heart é un classico gioco di piattaforme bidimensionale: si saltella, si elimina qualche nemico e si zompetta allegramente (o si semi-svolazza, avendo sotto controllo un'ape) da piattaforma in piattaforma: nulla di particolarmente stravolgente insomma. Giudicare un titolo simile dal "grado di originalità" é però quasi riprovevole, dato che é nella stessa natura del Game Boy Advance (o perlomeno di questi primi suoi mesi di vita) offrire principalmente un sano ritorno alle origini del gioco a 16 bit. Una piccola oasi di natura completamente bidimensionale e amorevolmente legata alle sue radici chiamate Super Nintendo