Pokémon Ranger: Tracce di luce

di Paolo Mulas
Lo straordinario successo dei Pokémon é misurabile, oltreché dalla longevità della sua serie principale, anche dai numerosi spin off che nel corso degli anni hanno arricchito il variegato universo dei “mostri tascabili”. Tra gli innumerevoli filoni alternativi un posto di rilievo é certamente occupato da Pokémon Ranger, serie nata nel 2006 sul Nintendo Ds (ma arrivata in Europa l'anno successivo), che in breve tempo é riuscita ad affermarsi ed a ritagliarsi un proprio pubblico. Così come accadeva già nei precedenti episodi, anche in Pokémon Ranger: Tracce di luce, vestiremo gli eleganti panni di un ranger, impegnato in questo occasione a sventare l'ennesima minaccia diretta verso i pokémon, rapiti in grandi quantità da una losca organizzazione per fini non propriamente pacifici.



Avventurandoci nella vasta regione di Oblivia avremo modo di aiutare tanti pocket monster in difficoltà, conoscere nuovi amici, e soprattutto indagare su chi si cela dietro questa oscura alleanza. Fin dalle prime battute avremo modo di scoprire il ruolo centrale nel gameplay legato all'utilizzo dello styler, uno strumento da polso in dotazione ai ranger, capace di trasmettere i propri sentimenti di amicizia verso i pokémon, grazie al quale potremo ottenere la fiducia delle varie creature ed il loro aiuto per il prosieguo della missione. L'impiego dello styler é correlato all'uso del touch screen della console. Difatti ogni qualvolta ci imbatteremo in un pokémon selvatico l'azione passerà sullo schermo inferiore, e mentre la creatura continuerà a muoversi noi dovremo cercare di intrappolarla disegnando dei circoli con il pennino intorno ad essa. La “fiducia” del pokémon sarà rappresentata da una barra, che si riempirà in relazione ai cerchi completati, ma dovremo essere precisi e soprattutto veloci perché questa si svuoterà progressivamente col passare dei secondi. Inoltre se il cerchio verrà toccato dal pocket monster prima di essere completato, verrà annullato; se invece il pokémon lancerà un attacco contro il circolo, il nostro styler perderà dell'energia, portandoci al game over in caso di azzeramento di essa.

Questo approccio “fisico” ai combattimenti risulta abbastanza divertente soprattutto nelle prime battute, successivamente, anche per via della molteplicità degli scontri, la situazione diventa piuttosto ripetitiva. Per fortuna la monotonia viene in parte mitigata da alcuni risvolti tattici; difatti potremo farci aiutare nell'”operazione fiducia” anche dai pokémon facenti parte della nostra squadra, i quali potranno essere schierati nel campo di battaglia (uno per volta e per un tempo limitato), ed i loro attacchi avranno maggior efficacia o meno a seconda della classificazione propria e dell'avversario, che segue quella classica della serie (acqua batte fuoco, fuoco batte erba e così via).



In queste fasi bisognerà far attenzione perché se un nostro pokémon subirà un attacco, esso sarà costretto ad abbandonare la squadra; in tal senso l'unico immune dagli attacchi avversari é Pichu ukulele (chiamato così per via dello strumento con cui si accompagna), che é anche il nostro pokémon assistente di questo episodio. Oltre a Pichu, la nostra squadra potrà essere formata da un massimo di sette pokémon che ci potranno aiutare durante l'esplorazione anche per piccoli enigmi che si baseranno sul corretto utilizzo delle abilità dei nostri amici. Ecco che per esempio Ursaring é in grado grazie alla sua forza di spostare oggetti particolarmente pesanti, Pidgey con “taglio” potrà spaccare ostacoli di vario tipo, mentre Chinchou ha la capacità di ricaricare il nostro styler.

La scelta del pokémon corretto da impiegare é abbastanza guidata, il giocatore dovrà più che altro preoccuparsi di creare un team abbastanza vario e bilanciato, per poter avere sempre l'opzione giusta in ogni evenienza. Una delle poche novità rispetto ai capitoli precedenti é data dalla possibilità di evocare, una volta appreso il relativo simbolo da tracciare (sempre sul touch screen), tre pokémon leggendari, Raikou, Entei e Suicune; attorno ad essi sono state costruite anche delle apposite sezioni che contribuiscono a variare un po' il gameplay. In alcune fasi dovremo ruotare il Ds in verticale per lanciarci all'inseguimento dei pokémon, in altre saremo impegnati in alcune interessanti battaglie volanti. Seppur non possa vantare la ricchezza e la profondità di uno degli episodi della serie principale, Tracce di luce ha comunque da offrire diversi spunti di interesse per gli amanti dei giochi di ruolo e soprattutto per gli appassionati dei pokémon. I pocket monster presenti saranno oltre 300, alcuni di questi potranno essere trovati solamente partecipando ad alcune missioni tramite la Nintendo Wi Fi connection, ed inoltre sarà possibile trasferire alcuni di essi in HeartGold e SoulSilver.

Nonostante un livello di difficoltà piuttosto morbido, l'avventura richiederà almeno una quindicina di ore per essere portata a termine, peccato però che il ritmo sia spesso rallentato da una eccessiva quantità di dialoghi. Nonostante soffra di qualche alto e basso, il titolo si difende discretamente sotto il profilo tecnico. Graficamente si può apprezzare soprattutto perla realizzazione della regione principale, decisamente curata ed ottimamente colorata, e perle animazioni dei personaggi (tutta la nostra squadra sarà sempre visualizzabile nello schermo se lo vorremo), d'altro canto però altri ambienti appaiono invece un po' anonimi e scarni. Sufficiente il sonoro, orecchiabile il tema principale, effetti precisi e buona traduzione in italiano dell'ingente mole di dialoghi. Le poche novità apportate rispetto ai predecessori e l'eccessiva semplicità di alcune meccaniche limitano il valore di Pokémon Ranger: Tracce di luce, che risulta nel complesso un degno spin off della serie principale nonché una alternativa ad essa soprattutto per i giocatori meno esperti.