Power Diggerz
di
Redazione Gamesurf
Buona logica vuole, quindi, che la pressione di un solo tasto dorsale farà girare a destra o a sinistra la ruspa, mentre con la pressione delle frecce direzionali ruoteremo in senso orario o antiorario la cabina di pilotaggio e il relativo braccio escavatore. La frustrazione di cui si accennava in precedenza, ahinoi, é dovuta all'intricata sequenza e combinazione di tasti (o leve analogiche, se si preferisce tale sistema di controllo) da premere per sfruttare al meglio il braccio snodato. Si prenda, per esempio, il banale e ricorrente caso di raccolta di una certa quantità di sabbia da depositare nel retro di un carro; nel caso in particolare i tasti da premere in sequenza sono i seguenti: x, freccia su, cerchio, triangolo, freccia giù, quadrato, freccia sinistra, freccia su, cerchio. Tutto ciò é dovuto al fatto che il braccio della ruspa é diviso in tre parti snodate, con un ampia possibilità di movimenti. Se ne deduce che, anche se il sistema di controllo può apparire originale e completissimo, non spicca di certo per immediatezza e intuitività: il tutorial iniziale, con tanto di icone luminose del joypad e dei tasti da schiacciare, abbandonerà presto il novello operaio in balia della memoria traballante e dei movimenti inconsulti del braccio inanimato
20 EURO DIESEL, GRAZIE
Il comparto grafico di Power Diggerz mostra una qualità non indifferente, con strutture poligonali solide e ben definite, mezzi del tutto paragonabili alle controparti reali e una fluidità di fondo (nei limiti dell'hardware a disposizione) che agevola il complicato lavoro del giocatore. Le arene di gioco appaiono dettagliate e mai banali, con furgoncini sporchi di terra, operai intenti a caricare travi o a martellare sulle impalcature, transenne a impedire il passaggio ai non addetti ai lavori, betoniere intente ad impastare il cemento e cumuli di sabbia sparsi qua e là. Anche l'inquadratura adottata dai programmatori (una sorta di isometrica ravvicinata) si rivela, ben presto, funzionale al lavoro da svolgere, consentendo una visuale sempre adeguata. Il versante sonoro di Power Diggerz in questione é coinvolgente, mai invadente con produzione di baccano e suoni distorti: motivetti funky e jazz, con un cantato allegro in lingua anglosassone, ma con chiaro accento nipponico, faranno sorridere il crumiro all'opera, alleviando magari lo stress da lavoro
20 EURO DIESEL, GRAZIE
Il comparto grafico di Power Diggerz mostra una qualità non indifferente, con strutture poligonali solide e ben definite, mezzi del tutto paragonabili alle controparti reali e una fluidità di fondo (nei limiti dell'hardware a disposizione) che agevola il complicato lavoro del giocatore. Le arene di gioco appaiono dettagliate e mai banali, con furgoncini sporchi di terra, operai intenti a caricare travi o a martellare sulle impalcature, transenne a impedire il passaggio ai non addetti ai lavori, betoniere intente ad impastare il cemento e cumuli di sabbia sparsi qua e là. Anche l'inquadratura adottata dai programmatori (una sorta di isometrica ravvicinata) si rivela, ben presto, funzionale al lavoro da svolgere, consentendo una visuale sempre adeguata. Il versante sonoro di Power Diggerz in questione é coinvolgente, mai invadente con produzione di baccano e suoni distorti: motivetti funky e jazz, con un cantato allegro in lingua anglosassone, ma con chiaro accento nipponico, faranno sorridere il crumiro all'opera, alleviando magari lo stress da lavoro
Power Diggerz
Power Diggerz
Power Diggerz si inserisce nella line-up 2002 PSone come titolo innovativo e stravagante. Alla guida di enormi ruspe il giocatore dovrà fare i conti con il braccio meccanico e portare a compimento, in un determinato tempo limite, le assurde missioni disponibili. Un concept quanto mai originale, menù in classico stile manga giapponese, una giocabilità decisamente buona, ma non impeccabile e sottogiochi e bonus ad arricchire il tutto fanno del nuovo titolo Taito una felice (e tardiva) scoperta per l'occidente videoludico. Manca forse una solida longevità di fondo, di difficile concretizzazione per un titolo che vaga, incerto ma singolare, tra diversi generi (puzzle game, azione). Un giudizio, in fin dei conti, più che buono, che di sicuro avrebbe raggiunto l'eccellenza se la cura e l'attenzione degli sviluppatori avessero inserito un maggior numero di mezzi, una maggiore estensione delle arene di gioco e uno storyboard di fondo a rendere il tutto, come tradizione nipponica vuole, un vero e proprio Gioco di Ruolo.