Pride: fighting championship
di
Gabriele 'Knife' Idda
Nel caso l'incontro duri più round, ricordate che il livello raggiunto dalla barra rossa limiterà quello massimo dell'azzurra. La ricerca del realismo ha inoltre evitato di dotare i diversi personaggi di repertori di mosse acrobatiche degne del Circo di Pechino, oppure di velocità sovrumane, scelte tipiche d'altri picchiaduro. Un'altra novità è rappresentata dalle diverse caratteristiche fisiche dei numerosi lottatori, diversi l'uno dall'altro per altezza, resistenza, velocità, agilità e così via, il che porta significative variazioni nelle strategie utilizzate durante gli incontri: per esempio, alcuni potrebbero utilizzare maggiormente le prese a discapito delle tecniche di calcio o pugno.
Tutto ciò permetterà di impostare un combattimento maggiormente tattico e basato non solo sulle collaudate e classiche mosse a catena. I controlli sono semplici e personalizzabili e lo schema di base somiglia a quello di Tekken, con il pugno destro e sinistro su due tasti diversi, come avviene per il calcio destro e sinistro. Le combo dei vari atleti sono poche e la strategia migliore per vincere sembra essere quella di effettuare un atterramento seguito da una presa, che, se eseguita perfettamente, porterà alla vittoria: mettete in conto che anche il vostro avversario ci proverà spesso.
Quanta voglia hai di giocare?
Albert Einstein disse una volta che tutto è relativo. Questa mitica frase si sposa appieno con questa situazione.
Pride non può essere definito un picchiaduro classico, in quanto manca delle caratteristiche peculiari del genere; di conseguenza, se siete degli estimatori sfegatati dei più famosi rullacartoni, questo titolo non si addice assolutamente a voi. D'altro canto, se siete interessati a sperimentare qualcosa di nuovo, più orientato verso la simulazione, allora questo titolo potrebbe calamitare il vostro interesse. A parte tutto, l'opzione per la creazione del vostro personaggio, dall'aspetto alle combinazioni di mosse possibili, vi terrà attivamente impegnati per lungo tempo. A tal proposito, ci troviamo di fronte alla modalità più interessante del gioco, ammesso che siate disposti a spendere del tempo sulla creazione del vostro campione: a partire dagli aspetti di contorno, come i dati anagrafici e la posa di vittoria, potrete determinare i parametri di potenza e resistenza del vostro personaggio, le sue combo a seconda della posizione assunta (perfino da terra), composte da mosse scelte da un ampio repertorio di tecniche, le sue tecniche di presa e, dulcis in fundo, il suo aspetto fisico, comprensivo di pettinatura, abbigliamento ed accessori. Stranamente, è presente anche un'opzione per i giocatori più pigri, che consente di far generare alla CPU un nuovo campione, sulla semplice scelta di uno stile di combattimento.
Il verdetto.
Pride è decisamente un titolo di nicchia, visti i protagonisti non proprio famosi e la poca visibilità televisiva della disciplina sportiva. Se volessimo giudicare il prodotto da un punto di vista puramente tecnico, dovremmo lodare l'originale idea della creazione del personaggio, che però non risulta sufficiente a far dimenticare i gravi difetti e le mancanze che il gioco presenta in gran quantità.
Pride: fighting championship
Pride: fighting championship
Un'insolita simulazione di combattimento, composta da un basso livello grafico e sonoro, ma dotata di una discreta giocabilità e di alcune idee originali. Contrariamente ai picchiaduro classici, i protagonisti del gioco sono atleti realmente esistenti, con un repertorio di tecniche realistico, cui potrete aggiungere campioni da voi creati. Un'infelice combinazione di aspetti positivi e, soprattutto, negativi genera un prodotto che attirerà l'attenzione solo di un pubblico altamente specializzato. Scoprite il perché.