Prince of Persia

di Simone Parisi
Jumping since 1989
Era il 1989 quando Jordan Mechner stupiva il mondo videoludico con quella pietra miliare che fu Prince of Persia, capolavoro indiscusso per gameplay e stile. Da quell'anno la fortuna non ha mai abbandonato il Principe, che fra un salto e l'altro ha cambiato spesso volto e carattere, riuscendo sempre a proporsi in modo diverso e originale.
E oggi più che mai, quando i videogiochi originali sono rari e il mercato si fa difficile, non basta sfoggiare il nome "Prince of Persia" per sfornare un buon titolo, ma bisogna osare qualcosa di nuovo: col debutto su console next-gen, il Principe si rimette in discussione, cambia look e spirito, pronto ad offrirvi una nuova e splendida avventura.

Cronologicamente anteriore alle Sabbie del Tempo, il gioco vede il Principe/avventuriero/tombarolo alle prese con divinità colleriche e principesse affascinanti, in una terra lontana e ormai abbandonata. Di ritorno da uno dei suoi tanti saccheggi, si imbatte in Elika, splendida ragazza dotata di poteri magici. La fanciulla é inseguita dal padre, che, fuori di con sé, libera il malvagio dio Ahriman, corruttore e distruttore del mondo. Coinvolto suo malgrado, il Principe aiuterà Elika a fermare le mire apocalittiche del dio in un viaggio fra le regioni del regno, e grazie all'aiuto del dio della luce Ormazd cercheranno di risanare i cosiddetti "Suoli fertili" per impedire il completo risveglio di Ahriman.



Come in una fiaba
Sin dalle prime battute di gioco risulta evidente la svolta intrapresa da Ubisoft Montreal, non solo in senso grafico ed estetico, ma più puramente tecnico e caratteriale. Non ci troviamo più di fronte al Principe giovane e orgoglioso o cupo e violento del passato; anzi, a dire il vero non stiamo parlando nemmeno un Principe, ma di un ladro scapestrato e ironico, uno spirito libero, un avventuriero che non ha legami con nessuno, ma che in fondo cela le sue debolezze dietro un atteggiamento spavaldo e irriverente.
A tirare fuori la sua parte nascosta sarà la bella e affascinante Elika, immancabile controparte femminile, principessa pronta a sacrificare se stessa per il bene della sua terra e del suo popolo.
I due protagonisti interagiranno per l'intera durata del gioco, non solo durante le fasi d'azione, ma anche grazie alla possibilità di intrattenere dialoghi: inquadrati da vicino, il Principe e la principessa mostreranno espressioni facciali realistiche, rese ancor più espressive da un ottimo doppiaggio, dando vita a scambi di battute ora tristi e malinconici, ora allegri e divertenti. Scopriremo così caratteri ricchi di sfaccettature e passati intricati, vedremo crescere i nostri eroi e assisteremo allo sviluppo di una storia quasi fiabesca, che, al di là della lotta fra bene e il male, presenta risvolti interessanti e culmina in un finale suggestivo.



Oltre alla storia e ai personaggi, la bellezza di Prince of Persia consiste nelle fantastiche ambientazioni, in un mondo che diventa parte integrante delle vicende. Graficamente eccelso, il gioco questa volta sfrutta una grafica cel-shading per dare vita ad animazioni di rara bellezza, a paesaggi fantastici perfetti in ogni dettaglio, che incantano e lasciano col fiato sospeso, facendo immergere completamente il videogiocatore in un mondo fiabesco. Esploreremo palazzi reali e cittadelle in rovina, scaleremo torri e mulini a vento, voleremo sul dorso di mongolfiere, costantemente accompagnati da musiche evocative.
La varietà stilistica delle location é inoltre raddoppiata dalle modifiche che apporteremo al territorio: dopo aver risanato il Suolo fertile di ogni regione, la natura fiorirà rigogliosa e il paesaggio cambierà radicalmente aspetto, donandoci un vera e propria nuova area da esplorare.
Tutto questo rende il gioco estremamente fluido, e il backtracking, fare avanti e indietro da una zona all'altra, non sarà mai stato così piacevole.

Ricordando quel capolavoro che risponde al nome di Ico, Ubisoft fa delle ambientazioni ampie e luminose, delle inquadrature spettacolari e dell'atmosfera incantata il suo punto di forza: esteticamente parlando Prince of Persia é unico, artistico, in grado di raggiungere un perfetto connubio fra trama, personaggi e ambientazioni.



Scoprendo Elika
Il Principe esplorerà le quattro regioni del regno affiancato da Elika, guida e compagna insostituibile. C'é chi in lei vedrà la piccola Yorda di Ico, ma Elika é un personaggio tutt'altro che passivo. La giovane principessa é in grado di indicarci la via da seguire grazie ad una scia luminosa e ci aiuta a raggiungere zone altrimenti inaccessibili: premendo Y in volo, darà al Principe un'ulteriore spinta verso l'alto e, una volta ottenuti particolari poteri, sarà in grado di usare delle lastre magiche per coprire distanze incredibili. L'aiuto di Elika, combinato alle nuove abilità fisiche del Principe, adesso in grado di scendere da pareti rocciose e camminare a testa in giù, rende il gioco estremamente fluido e piacevole, e l'esplorazione delle regioni sarà un'esperienza incantevole.
Tuttavia, quasi come per Assassin's Creed, altro titolo Ubisoft Montreal, il gioco presenta una pesante ripetitività strutturale: esplora, combatti, risana; saranno questi gli imperativi che ci guideranno nel corso nel gioco, ed é a queste tre azioni che fondamentalmente si riduce la dinamica di gioco, anche a causa dell'assenza di segreti o extra. Si tratta di un difetto "tollerabile", compensato dalla bellezza estetica, ma che comunque limita la profondità del gameplay.


Retry? No grazie
La capacità più interessante di Elika é però un'altra: se il Principe cade da altezze elevate o viene sconfitto da un nemico, la principessa interverrà immediatamente a salvarlo. Una delle scelte azzardate da Ubisoft consiste in una sorta di "immortalità forzata", che se da un lato rende il gameplay fluido e scorrevole (sbagliare un salto non causerà più crisi isteriche, e sarà anche possibile salvare in qualsiasi momento), dall'altro comporta delle ripercussioni negative nell'ambito dei combattimenti.
Nel corso degli scontri, rigorosamente uno contro uno, il Principe non ha una barra energia, ma quando subisce danni i bordi dello schermo diventano rossi e, se viene colpito in condizioni critiche, l'avversario infliggerà un colpo letale, che potete evitare premendo in tempo il tasto che appare sullo schermo. Se sbagliate ci penserà Elika a tirarvi fuori dai guai, ma l'energia del nemico sarà in parte ripristinata.
Nonostante l'alta dose di spettacolo, esaltata da una telecamera fissa a taglio cinematografico e dagli acrobatici attacchi di coppia, anche affrontare i nemici si rivelerà alla lunga facile e ripetitivo: un parco nemici piuttosto scarso, con lievi differenze strategiche, e l'impossibilità di morire rendono le fasi d'azione ridotte all'osso.
Il gioco, insomma, cade proprio su quelli che sono stati i punti di forza dei suoi predecessori: gameplay troppo lineare (nonostante la libertà di esplorazione) ed eccessiva facilità (sono inoltre presenti pochissimi enigmi ed esiste un'unica difficoltà di gioco), che sicuramente lascerà insoddisfatti gli hardcore gamer e i giocatori alla ricerca di un titolo impegnativo.

In fondo Prince of Persia si rivela, più che un action adventure, un maestoso platform: la frenesia, l'azione e il dinamismo sono ormai tutti racchiusi nelle fasi esplorative, fluide e scorrevoli, esaltate da ambientazioni favolose e azioni coreografiche, e il gioco stesso diventa un flusso, un concentrato di salti e acrobazie in un universo fiabesco.

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