Prince of Persia Revelations
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A dispetto del titolo, Revelations porta ben poche novità nella fortunata stagione a 128-bit della serie Prince of persia; l'unica effettiva variazione sul tema è segnata dall'approdo del franchise su lidi portatili, per la prima volta senza stravolgimenti nell'essenza tridimensionale dell'esperienza ludica. Vista la complessità strutturale dello scenario tipicamente mediorientale proposto, flucro imprescindibile di un gameplay fatto di acrobazie e puzzle solving ambientale, l'hardware prescelto non poteva che essere quello di PSP. Dietro Revelations non si cela altro che un semplice remake di Spirito Guerriero, il secondo e forse più controverso capitolo; si può affermare senza esitazione che, ad eccezione di qualche sezione inedita, i due titoli siano esattamente identici.
Ricorre spesso nei discorsi tra videogiocatori il dibattito sull'importanza del fattore grafico-estetico nell'economia di un titolo; tralasciando l'aspirazione ad un matrimonio idillico tra splendore esteriore e godibilità dei contenuti ludici, si delineano di solito, in maniera più o meno spontanea o coscientemente sostenuta, due "correnti di pensiero": quella votata alla disamina prestazionale di tecnicismi e scelte artistiche e quella più propensa ad ignorare le questioni formali in favore di una maggiore attenzione riguardo la sostanza.
In realtà è in termine stesso video-gioco a suggerire il ruolo cruciale di un comparto (audio)visivo di qualità cristallina; Revelations è purtroppo una dimostrazione di come, in questo momento dell'evoluzione del medium, banali noie tecnologiche possano ancora incidere drammaticamente sul valore globale di un'esperienza.
In rapida sequenza, balzano all'attenzione dello spettatore di fronte a PSP il marcatissimo ghosting (l'effetto scia è così persistente da inficiare la pulizia dell'immagine fino al suo sdoppiamento), il frame rate claudicante, le interminabili attese di loading (anche nel bel mezzo dell'azione in corso) e lo streaming audio a dir poco singhiozzante (l'UMD "saltella" nel lettore e l'accompagnamento musicale va e viene, assentandosi sovente per parecchi secondi).
Problemi che singolarmente sarebbero quantomeno sorvolabili, sommati assieme finiscono per rendere arduo il pieno coinvolgimento nei ritmi del gioco, facendo inoltre passare in secondo piano la bontà realizzativa di architetture esotiche stilisticamente raffinate e di molte animazioni. Dal lato prettamente artistico, Revelations porta con se le obiezioni che al al tempo potevano muoversi nei contronti di Spirito Guerriero: la commistione sonorità hard-rock\atmosfere fiabesche e le scelte cromatiche fin troppo ostinate nei toni "dark", non possono definirsi riuscite in maniere inoppugnabile.
Come nel caso di altre conversioni su PSP, la giocabilità di Pop Revelations soffre dell'assenza di un secondo stick analogico; la fisiologica necessità di modificare l'angolo di ripresa nell'ambiente 3d è soddisfatta solo in parte dalla croce digitale, che oltre a gestire l'immancabile "visione panoramica", consente di risistemare l'inquadratura alle spalle del protagonista. Qualche passaggio macchinoso di troppo (come ad esempio l'uso combinato di analogico e dorsale destro nella gestione della perlustazione in soggettiva) è il prezzo da pagare per avere a disposizione in forma miniaturizzata il gameplay già sperimentato sulle console domestiche.
Il punto forte di Prince of persia è da sempre legato all'interpretazione visiva delle opportunità di movimento offerte dalle ambientazioni e all'impiego ragionato delle capacità acrobatiche del protagonista; equilibrismi nel vuoto, arrampicate funamboliche e corse su pareti verticali realizzano in una coreografica spettacolare le previa pianificazione del proprio agire.
A destabilizzare la situazione intervengono i combattimenti, proposti con una frequenza esasperante ed in generale poco appaganti nelle confuse dinamiche; i nemici mostrano scarsa propensione ad elaborare una qualsivoglia strategia d'attacco, diventando d'ostacolo al giocatore solo nell'ottica di una resistenza ai colpi coriacea ed ottusa.
Lo stesso free form fighting, alla base del repertorio offensivo del principe, appare approssimativo e non garantisce sufficiente varietà agli scontri, che diventano mere formalità da espletare per il proseguo dell'avventura; l'enfasi riposta sulla componente action, insieme alla più cupa caratterizzazione del principe, più che evidenziare una coerente scelta di design tradiscono l'esigenza tutta commerciale di proporre un'esperienza dai toni adulti, capace di esercitare maggior richiamo sul grande pubblico.
Ricorre spesso nei discorsi tra videogiocatori il dibattito sull'importanza del fattore grafico-estetico nell'economia di un titolo; tralasciando l'aspirazione ad un matrimonio idillico tra splendore esteriore e godibilità dei contenuti ludici, si delineano di solito, in maniera più o meno spontanea o coscientemente sostenuta, due "correnti di pensiero": quella votata alla disamina prestazionale di tecnicismi e scelte artistiche e quella più propensa ad ignorare le questioni formali in favore di una maggiore attenzione riguardo la sostanza.
In realtà è in termine stesso video-gioco a suggerire il ruolo cruciale di un comparto (audio)visivo di qualità cristallina; Revelations è purtroppo una dimostrazione di come, in questo momento dell'evoluzione del medium, banali noie tecnologiche possano ancora incidere drammaticamente sul valore globale di un'esperienza.
In rapida sequenza, balzano all'attenzione dello spettatore di fronte a PSP il marcatissimo ghosting (l'effetto scia è così persistente da inficiare la pulizia dell'immagine fino al suo sdoppiamento), il frame rate claudicante, le interminabili attese di loading (anche nel bel mezzo dell'azione in corso) e lo streaming audio a dir poco singhiozzante (l'UMD "saltella" nel lettore e l'accompagnamento musicale va e viene, assentandosi sovente per parecchi secondi).
Problemi che singolarmente sarebbero quantomeno sorvolabili, sommati assieme finiscono per rendere arduo il pieno coinvolgimento nei ritmi del gioco, facendo inoltre passare in secondo piano la bontà realizzativa di architetture esotiche stilisticamente raffinate e di molte animazioni. Dal lato prettamente artistico, Revelations porta con se le obiezioni che al al tempo potevano muoversi nei contronti di Spirito Guerriero: la commistione sonorità hard-rock\atmosfere fiabesche e le scelte cromatiche fin troppo ostinate nei toni "dark", non possono definirsi riuscite in maniere inoppugnabile.
Come nel caso di altre conversioni su PSP, la giocabilità di Pop Revelations soffre dell'assenza di un secondo stick analogico; la fisiologica necessità di modificare l'angolo di ripresa nell'ambiente 3d è soddisfatta solo in parte dalla croce digitale, che oltre a gestire l'immancabile "visione panoramica", consente di risistemare l'inquadratura alle spalle del protagonista. Qualche passaggio macchinoso di troppo (come ad esempio l'uso combinato di analogico e dorsale destro nella gestione della perlustazione in soggettiva) è il prezzo da pagare per avere a disposizione in forma miniaturizzata il gameplay già sperimentato sulle console domestiche.
Il punto forte di Prince of persia è da sempre legato all'interpretazione visiva delle opportunità di movimento offerte dalle ambientazioni e all'impiego ragionato delle capacità acrobatiche del protagonista; equilibrismi nel vuoto, arrampicate funamboliche e corse su pareti verticali realizzano in una coreografica spettacolare le previa pianificazione del proprio agire.
A destabilizzare la situazione intervengono i combattimenti, proposti con una frequenza esasperante ed in generale poco appaganti nelle confuse dinamiche; i nemici mostrano scarsa propensione ad elaborare una qualsivoglia strategia d'attacco, diventando d'ostacolo al giocatore solo nell'ottica di una resistenza ai colpi coriacea ed ottusa.
Lo stesso free form fighting, alla base del repertorio offensivo del principe, appare approssimativo e non garantisce sufficiente varietà agli scontri, che diventano mere formalità da espletare per il proseguo dell'avventura; l'enfasi riposta sulla componente action, insieme alla più cupa caratterizzazione del principe, più che evidenziare una coerente scelta di design tradiscono l'esigenza tutta commerciale di proporre un'esperienza dai toni adulti, capace di esercitare maggior richiamo sul grande pubblico.