Pro Evolution Soccer 2009

di Davide Tognon
Sono ormai quindici anni che la saga di Pro Evolution Soccer rappresenta un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di calcio videoludico. Fin dagli albori sulle console a 16 bit, ISS (acronimo di International Superstar Soccer, il nome originario) si é imposto come una delle migliori simulazioni del settore, se non la migliore, trono che soltanto di recente é stato insediato dalla rivale Electronic Arts. Nel corso del tempo, nonostante la naturale evoluzione fra una release e l'altra, la serie ha sempre mantenuto un tratto caratteristico inconfondibile, una personalità subito riconoscibile dall'utenza; bisogna partire da questa premessa se si vuole cogliere appieno la portata del cambiamento impresso a PES con l'approdo sullo Wii.



Infatti il sistema di controllo, le cui fondamenta sono state gettate più di una decade orsono, é stato stravolto per soddisfare le particolari esigenze dello Wiimote. Ma questa svolta non consiste in una mera rimappatura dei pulsanti, non é un passivo adattamento "alla buona" ad un pad differente: Konami ha sfruttato le potenzialità offerte dalla console Nintendo per ridefinire le meccaniche di gameplay, volgendo l'attenzione verso i movimenti senza palla e la padronanza dei tiri. Con l'ausilio del puntatore, si può scegliere con precisione la zona ove indirizzare un passaggio; di conseguenza, si può "dettare" con facilità la corsa del calciatore destinato a riceverlo, nella direzione voluta. Inoltre, é parimenti facile spostare un calciatore in qualsiasi zona del campo, magari per tappare una falla difensiva. Va sottolineato come, per consentire tutto ciò, non si faccia ricorso a soluzioni troppo macchinose o complicate. L'immediatezza dei comandi di base non é stata sacrificata e si possono eseguire pressoché le medesime mosse del sistema di gioco tradizionale.

Si delinea così un quadro in cui ai controlli va riconosciuto il grande pregio di porre la partita sotto una prospettiva nuova, entro la quale si valorizza maggiormente il collettivo, il dominio dell'intera squadra. Tuttavia, tale impostazione non é esente da difetti. In primo luogo, un cambiamento così radicale rischia di spiazzare quanti si erano abituati al metodo standard, insofferenti all'idea di conformarsi all'approccio inedito al gioco: per questi, l'unica medicina é la pratica, con il conforto di tutorial e di un manuale cartaceo molto esauriente. Paiono ben più rilevanti certi limiti intrinseci all'utilizzo dello Wiimote. Perché mirare a un'area dello schermo e, contemporaneamente, agire in un'altra non si rivela agevole. Disporre un difensore nella giusta posizione, mentre se ne manovra un secondo (magari per contrastare l'attaccante avversario); pennellare un cross perfetto mentre si scatta sulla linea del fallo laterale. Sono un paio d'esempi di azioni "difficoltose", perché pretendono una spiccata abilità col puntatore, che nelle ipotesi andrebbe giostrato velocemente fra due porzioni distinte del campo.

I puristi del vecchio stile, che non intendono scendere a patti con la novità, non rimarranno delusi: é prevista la facoltà di optare per i comandi tradizionali. A tal fine si raccomanda l'uso del Classic Pad, comodo perché la disposizione dei tasti ricorda quella propria al Dual Shock (e non solo; ma PES é stato a lungo orgoglio della Playstation). Si può anche ricorrere al telecomando tenuto orizzontalmente, ma la carenza di pulsanti lo rende insoddisfacente. Affiancando quello solito, il sistema creato appositamente per lo Wii si configura così come una aggiunta importante, un arricchimento anziché una alternativa obbligata.



Esaminando il gameplay, vi si ravvisa subito l'impianto collaudato della serie che per lungo tempo ha costituito l'eccellenza calcistica. Per chi ancora non conoscesse PES, sappia che si tratta di una ottima sintesi di azioni veloci e intuitive, in un contesto di notevole profondità di gioco e accorta simulazione verosimile. L'edizione 2009, pur partendo da una base che rispecchia la definizione sintetica appena riferita, accusa numerose imperfezioni, alcune delle quali non si erano mai viste in precedenza. Ce n'é per ogni ruolo: gli attaccanti che spesso eseguono veroniche inconsulte e non si avventano sui palloni vaganti; le respinte difettose dei portieri, che si incastrano pure sui pali; i difensori centrali che non chiudono sugli avversari lanciati a rete. Difetti talvolta minimi, ma che non sfuggono agli occhi attenti degli appassionati, da considerare significativi. Perché in una serie di qualità come quella Konami, che negli ultimi anni é stata soggetta a poche, centellinate variazioni, ogni microscopica modifica assume un peso considerevole.

Per ciò che concerne la tattica prepartita, nella versione Wii viene introdotta una proficua semplificazione. Nella schermata di impostazione formazione, per cambiare la posizione di un calciatore basterà selezionarlo col puntatore e trascinarlo dove si vuole. In questa maniera, anche il modulo più stravagante può essere concepito nella massima brevità; un espediente utilissimo per adottare accorgimenti in corsa in pochi secondi.

Storicamente, il multiplayer in PES é una delle esperienze più coinvolgenti dell'intero panorama videoludico. Trovate un amico che condivida questo hobby e smetterete di giocarci solamente quando uscirà la prossima release; se non lo trovate, potete rivolgervi alla Wi-Fi Connection per incontri online (e per scaricare gli aggiornamenti). Provare a spiegare il clamoroso successo del multi é impresa ardua: una sfida tira l'altra, il divertimento si moltiplica e le rivalità si accendono... Probabilmente, la motivazione più elementare é anche la più corretta: si ha a che fare con il passatempo preferito dagli italiani, il pallone. Contro un contendente umano, una disgraziata anomalia affligge i rigori: poiché vanno tirati servendosi del puntatore, chi deve parare sa sempre dove finirà il penalty (e può perfino spostare preventivamente il portiere!) e segnare diventa un'impresa.

Vagliando i contenuti, in materia di squadre si gode di ampia scelta fra i club dei maggiori campionati europei (esclusa la Bundesliga) e le nazionali. La mancanza di alcune licenze comporta, nei relativi casi, al ripiego a nomi e divise non originali: un vizio la cui gravità (tutto sommato lieve) é rimessa ai gusti personali, che concretamente si ripercuote appunto nell'assenza dei team tedeschi. Quando la realtà viene emulata senza problemi di diritti d'immagine, come per la Champions League, si giunge a risultati gradevoli. Nella manifestazione virtuale, leggeri fronzoli quali le musiche a tema e gli stacchi delle inquadrature "a stella", di taglio televisivo, sono sufficienti a donare un pizzico di atmosfera che nobilita la competizione. Meritano una citazione la Champions Road e la Master League, modalità che permettono di creare da zero la propria squadra, nonché le immancabili coppe varie.

Non ultimo, si possono inserire i Mii in qualsiasi formazione, affrontando i calciatori sotto forma di caricatura dalla testa gigante. Una singolare alternativa al consueto editor, in armonia con la console Nintendo.
Il comparto grafico riprende quanto già visto su Playstation2: su una console più performante come lo Wii, sarebbe lecito aspettarsi qualche miglioria. Il sonoro, invece, beneficia della telecronaca del dinamico duo Pardo-Altafini, in prestito da Sky. Il commento fonde la comicità volontaria, frutto del nutrito repertorio di battute sfoderato dall'asso oriundo, con la comicità involontaria scaturita dall'assurda descrizione delle azioni, spesso slegata da ciò che effettivamente succede sul campo.
In chiusura, si potrebbe raccomandare PES 2009 a tutti: sia a chi cerchi un approccio nuovo col calcio videoludico, sia a chi non possa prescindere da una impostazione tradizionale, nonostante gli anni già trascorsi in compagnia del titolo Konami. I più esperti (nonché più esigenti), alla luce delle imperfezioni mostrate, devono soppesare meticolosamente pregi e difetti.