Pro Evolution Soccer 3

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru
La versione PAL del capolavoro Konami, diretta conversione di Winning Eleven 7, era attesa più che mai sul vecchio continente, soprattutto dopo le ottime impressioni avute dalla prova della controparte nipponica. La ricchezza dei menù di gioco di We7 e l'oggettiva difficoltà dell'idioma giapponese, avevano però scoraggiato i più ad immergersi nei meandri delle opzioni di un titolo che lasciava solo intravedere un parte delle perle nascoste al suo interno. La promessa, poi, da parte della Softco nipponica di introdurre nuove e importanti animazioni e di rivedere alcuni errori commessi in We7, lasciava intendere che PES3 non sarebbe stata una semplice "conversione" (da leggersi nel senso più dispregiativo del termine), ma che avrebbe tranquillamente brillato di luce propria. Preso atto che, purtroppo, il supporto per il gioco online non è stato implementato, andiamo ad esaminare questo nuovo gioiello di tecnica programmatoria (che brutto termine) e di profonda conoscenza di ciò che ruota attorno al calcio.
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Dopo aver assistito al tutt'altro che esaltante filmato iniziale, PES3 accoglie i giocatori con una serie di menù in pieno Metal Gear Solid Style. A prima vista le modalità sono le stesse viste un anno or sono, ma basta poco per capire come tutte o quasi godano ora di qualche miglioria, a cominciare dalla Master League che si presenta in una veste totalmente rinnovata rispetto alle precedenti edizioni. Sparita la terza divisione, ora i club sono suddivisi in 4 diversi gironi, 4 campionati comprendenti prima e seconda divisione, con coppa di lega e coppa Wefa e Wefa championship, che rappresentano una sorta di coppa Uefa e Champion's League. Da citare poi la sezione allenamento, rivista e ampliata con un maggior numero di sfide, l'editor, reso ancor più ricco e completo (davvero una manna dal cielo) e altre novità, tra cui spicca la possibilità di giocare una partita in otto grazie a due multitap, o ancora quella di utilizzare un solo giocatore in campo mentre gli altri verranno utilizzati dalla CPU o da giocatori umani. Last but not least il PESshop, nel quale comprare squadre segrete, l'opzione per i trasferimenti, pallone e tanti altri extra.

Parlando ancora di "contorno", il numero di squadre è stato aumentato esponenzialmente rispetto alla scorsa versione, ma le rose aggiornate non sono ancora motivo di vanto, visto che la Konami ci ha già abituato a vere e proprie dormite per quanto riguarda il database. Oltre a qualche piccola mancanza, è da tener conto che alcune squadre godono di licenza ufficiale (Juve, Milan, Roma e Lazio, ecc.) mentre altre presentano nomi storpiati, quasi insopportabili. Nulla a cui non fossimo già avvezzi. Purtroppo. Giusto per la cronaca i club sono saliti a 64, e tra questi fanno la loro bella figura new entry come Bologna, Brescia, Chievo, Perugia e Udinese (tra le italiane).

Palla al centro e si comincia.
Una volta scesi in campo, ci si rende conto di quali siano effettivamente le migliorie "importanti" rispetto a PES2: senz'ombra di dubbio quelle relative al gameplay. Da questo punto di vista PES2 sembra un gioco totalmente diverso, tale è il livello qualitativo che li distacca. Cominciamo allora dalla fisica del pallone, rivista e corretta in modo da rendere ogni partita il più simile alla realtà: questa ha subito una radicale modifica e risulta ora più convincente al passato, con traiettorie, rimbalzi ed effetti sicuramente più realistici rispetto al passato. In generale è la manovra di gioco che ha subito i cambiamenti maggiori, grazie al miglioramento dell'intelligenza artificiale dei giocatori. La manovra ora lascia spazio a qualsiasi tipo di giocata, questo perché i giocatori senza palla si muovono in maniera più sensata e meno casuale, ma anche le difese sono più attente e generalmente manca quel senso meccanico di passaggio che arriva automaticamente al giocatore.