Puppeteer
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Ebbene sì, siamo quasi al capolinea. Giunti alla fine di una generazione di console, ci sono generalmente due tipi di giochi che prevalgono sugli altri: quelli che sfruttano a fondo l'hardware spremendone le ultime gocce, i cosiddetti “canti del cigno” come God of War 2 o Shadow of the Colossus, e ovviamente tutta una schiera di titoli dedicati ai più piccoli. Il ciclo vitale di una console si esaurisce inevitabilmente col diventare una macchina più avvezza ai bambini, basti pensare al classico rituale “la regalo al mio fratellino” o “costa meno, a natale la prendo a mio figlio”. E mentre gli occidentali Naughty Dog ci donano un'opera curatissima ed adulta come The Last of Us, dall'altra parte del mondo i Japan Studios realizzano Puppeteer, pregevole opera platformica che abbraccia entrambi gli obbiettivi: tecnicamente notevole ma adatta anche e soprattutto ai più piccoli.
A dirla tutta ci troviamo davanti ad una fiaba oscura, una storia surreale e magica ma piuttosto cupa: vestiremo i panni di Kutaro, bambino tramutato in marionetta (Collodi chiederà i danni) che ha il compito di salvare la principessa della luna da alcune malvagie figure, tra cui un orso di pezza infernale, una tigre di legno e una strega che si finge alleata ma trama nell'ombra. Proprio al'inizio del gioco, la nemesi del nostro rigido eroe gli staccherà di netto la testa con un morso, tanto che nel corso dell'avventura potremo recuperare altre teste in sostituzione, un po' come accadeva nel vecchio Dynamite Headdy di Treasure. Il tutto, guarda caso, é rappresentato all'interno di un teatro di burattini (da qui il titolo del gioco) dove scenografie bizzarre ed invenzioni visive si alternano di continuo. L'espediente ricorda anche il recente Black Knight Sword di Suda51, ma Puppeteer si discosta nettamente da quest'ultimo titolo sia per forma che per contenuto.
Mentre il gioco di Suda puntava più sulla bizzarria e sul disagio del giocatore, sia da un punto di vista audiovisivo che per le meccaniche spiccatamente hardcore, l'avventura di Kutaro é decisamente più adatta a tutti. Ciò é palese già all'inizio, visto che assisteremo a lunghe sequenze narrate come una fiaba, accompagnate da voci in italiano molto curate che faranno capolino anche nelle fasi giocate, per sottolineare i cambi di ambientazione o l'arrivo di un nuovo avversario. Ma é soprattutto il gameplay ad essere più immediato e comprensibile da qualsiasi fascia di età, addirittura é possibile giocare in due per semplificare le operazioni: uno controllerà il protagonista tra salti e tagliuzzamenti tramite forbici magiche, mentre l'altro muoverà di volta in volta un comprimario.
Il primo di questi é YinYang, uno “stregatto” orientale che accompagna il nostro piccolo eroe aiutandolo. Nei fatti, il gattone di legno non é altro che un puntatore (tanto che é possibile controllarlo sia col pad che con il Playstation Move) il quale si può spostare sugli oggetti del fondale per attivarli e far apparire così gemme da raccogliere o nuove teste da indossare. Insomma, una via di mezzo tra Lego Harry Potter (dove si attivavano suppellettili per ottenere gettoni) e lo stellotto di Mario Galaxy, che farà la felicità dei più piccoli intenti a giocare col fratellone o col papà. E visto che il comprimario é comunque fondamentale per avanzare, anche giocando da soli é possibile controllarlo utilizzando lo stick destro ed il tasto R2. Purtroppo però non é possibile utilizzare il Navigation Controller + Move per un solo giocatore, un vero peccato.
Ma addentriamoci meglio nelle meccaniche: Puppeteer é fondamentalmente un platform con tre punti distintivi. Il primo sono le forbici magiche, che hanno il doppio ruolo di arma per attaccare i nemici e di appiglio: tagliuzzando elementi del fondale come drappi o foglie é possibile arrampicarsi, o meglio “volare” per superare ampi baratri o raggiungere punti elevati e proseguire. Particolare peso hanno durante gli scontri con i boss, che in genere usano questo gimmick per imbastire divertenti dinamiche di arrampicata e offesa simultanea. Il secondo punto caratteristico sono le teste intercambiabili, che invero giocano un ruolo più marginale del previsto: fungono sia da punti ferita (cadono se siamo colpiti, e possiamo recuperarle come faceva Sonic con i suoi anelli) che da chiavi per determinati segreti: utilizzandole in particolari posti contrassegnati attiveremo di volta in volta dei passaggi, dei piccoli livelli bonus o dei tesori.
La terza ed ultima caratteristica del gioco é il già menzionato comprimario volante: il problema é che se saremo in due a giocare, il secondo partecipante avrà un ruolo estremamente marginale (cliccare in giro, raccogliere gemme col puntatore) mentre giocando da soli l'apporto del personaggio sarà ancora più limitato (non potrà raccogliere le gemme) ma sarà comunque un fardello da utilizzare obbligatoriamente, aggravato dai controlli su pad meno comodi rispetto al Move.
Infine abbiamo delle altre armi speciali che raccoglieremo nel corso dell'avventura, come uno scudo, un gancio o delle bombe: insomma, la profondità del tutto viene fuori sulla distanza, perché inizialmente il gameplay sembra troppo elementare e ciò potrebbe dare un'impressione errata. Il gioco non é particolarmente difficile, anzi risulta piuttosto facilotto per poi inasprirsi un minimo negli ultimi livelli. La longevità é buona: sono presenti più di 20 livelli abbastanza lunghi, distribuiti in 7 atti. Per finire il gioco ci vorranno intorno alle 12 ore abbondanti, al netto dei simpatici extra (sfide bonus, libro delle fiabe) e della possibilità di rigiocare i livelli per ottenere le anime, le sfide e le gemme mancanti. Peccato per la presenza di un solo livello di difficoltà, particolare che, nonostante le dichiarazioni contrarie di Sony, coincide con la volontà di produrre un titolo indirizzato ai meno scafati.
Riguardo il fattore estetico, Puppeteer é tecnicamente molto evoluto e curatissimo, sin dal character design, fino alla minuzia nelle animazioni e nei particolari. Gli effetti di luce ed ombreggiatura sono estremamente validi, così come l'alternanza rapidissima di ambienti e trovate scenografiche, tanto che in alcuni frangenti può venire il dubbio di trovarsi davanti a qualcosa di precalcolato. Trattandosi comunque di un gioco in 2.5D (sostanzialmente a scorrimento orizzontale ma realizzato con poligoni) l'impatto grafico é volutamente differente da quello dei platform a tre dimensioni, ma non mancano trovate spettacolari come ambienti che scorrono ruotando su sé stessi o cambi di scenografia improvvisi. In questo si nota molto la volontà di realizzare un gioco orientato al 3D steroscopico, infatti le inquadrature sono spesso fisse ma ricche di giochi prospettici, sorprese improvvise ed effetti “in your face” (la roba va contro lo schermo) studiati apposta per la visione su un pannello a tre dimensioni. Tra l'altro questo é uno dei pochi giochi che non dimezza il frame-rate nella modalità steroscopica, visto che utilizza un rivoluzionario sistema 3D che non ricalcola tutta la scena.
Allo stesso modo il sonoro é magnificamente curato, dalla colonna sonora pregevole agli effetti sonori, e soprattutto per quanto riguarda il parlato in italiano. Adattamento di livello finalmente professionale (ormai in ambito videoludico abbiamo fatto il callo alle traduzioni approssimative) e recitazione di ottimo livello, con solo qualche piccola sbavatura in un paio di occasioni. In un gioco studiato per una fascia di pubblico così ampia ed orientata anche ai giovanissimi, la presenza di una narrazione convincente é di fondamentale importanza, e Puppeteer ci dà proprio l'impressione di una “fiaba sonora”, sebbene più cupa e bizzarra del solito.
A dirla tutta ci troviamo davanti ad una fiaba oscura, una storia surreale e magica ma piuttosto cupa: vestiremo i panni di Kutaro, bambino tramutato in marionetta (Collodi chiederà i danni) che ha il compito di salvare la principessa della luna da alcune malvagie figure, tra cui un orso di pezza infernale, una tigre di legno e una strega che si finge alleata ma trama nell'ombra. Proprio al'inizio del gioco, la nemesi del nostro rigido eroe gli staccherà di netto la testa con un morso, tanto che nel corso dell'avventura potremo recuperare altre teste in sostituzione, un po' come accadeva nel vecchio Dynamite Headdy di Treasure. Il tutto, guarda caso, é rappresentato all'interno di un teatro di burattini (da qui il titolo del gioco) dove scenografie bizzarre ed invenzioni visive si alternano di continuo. L'espediente ricorda anche il recente Black Knight Sword di Suda51, ma Puppeteer si discosta nettamente da quest'ultimo titolo sia per forma che per contenuto.
Mentre il gioco di Suda puntava più sulla bizzarria e sul disagio del giocatore, sia da un punto di vista audiovisivo che per le meccaniche spiccatamente hardcore, l'avventura di Kutaro é decisamente più adatta a tutti. Ciò é palese già all'inizio, visto che assisteremo a lunghe sequenze narrate come una fiaba, accompagnate da voci in italiano molto curate che faranno capolino anche nelle fasi giocate, per sottolineare i cambi di ambientazione o l'arrivo di un nuovo avversario. Ma é soprattutto il gameplay ad essere più immediato e comprensibile da qualsiasi fascia di età, addirittura é possibile giocare in due per semplificare le operazioni: uno controllerà il protagonista tra salti e tagliuzzamenti tramite forbici magiche, mentre l'altro muoverà di volta in volta un comprimario.
Il primo di questi é YinYang, uno “stregatto” orientale che accompagna il nostro piccolo eroe aiutandolo. Nei fatti, il gattone di legno non é altro che un puntatore (tanto che é possibile controllarlo sia col pad che con il Playstation Move) il quale si può spostare sugli oggetti del fondale per attivarli e far apparire così gemme da raccogliere o nuove teste da indossare. Insomma, una via di mezzo tra Lego Harry Potter (dove si attivavano suppellettili per ottenere gettoni) e lo stellotto di Mario Galaxy, che farà la felicità dei più piccoli intenti a giocare col fratellone o col papà. E visto che il comprimario é comunque fondamentale per avanzare, anche giocando da soli é possibile controllarlo utilizzando lo stick destro ed il tasto R2. Purtroppo però non é possibile utilizzare il Navigation Controller + Move per un solo giocatore, un vero peccato.
Ma addentriamoci meglio nelle meccaniche: Puppeteer é fondamentalmente un platform con tre punti distintivi. Il primo sono le forbici magiche, che hanno il doppio ruolo di arma per attaccare i nemici e di appiglio: tagliuzzando elementi del fondale come drappi o foglie é possibile arrampicarsi, o meglio “volare” per superare ampi baratri o raggiungere punti elevati e proseguire. Particolare peso hanno durante gli scontri con i boss, che in genere usano questo gimmick per imbastire divertenti dinamiche di arrampicata e offesa simultanea. Il secondo punto caratteristico sono le teste intercambiabili, che invero giocano un ruolo più marginale del previsto: fungono sia da punti ferita (cadono se siamo colpiti, e possiamo recuperarle come faceva Sonic con i suoi anelli) che da chiavi per determinati segreti: utilizzandole in particolari posti contrassegnati attiveremo di volta in volta dei passaggi, dei piccoli livelli bonus o dei tesori.
La terza ed ultima caratteristica del gioco é il già menzionato comprimario volante: il problema é che se saremo in due a giocare, il secondo partecipante avrà un ruolo estremamente marginale (cliccare in giro, raccogliere gemme col puntatore) mentre giocando da soli l'apporto del personaggio sarà ancora più limitato (non potrà raccogliere le gemme) ma sarà comunque un fardello da utilizzare obbligatoriamente, aggravato dai controlli su pad meno comodi rispetto al Move.
Infine abbiamo delle altre armi speciali che raccoglieremo nel corso dell'avventura, come uno scudo, un gancio o delle bombe: insomma, la profondità del tutto viene fuori sulla distanza, perché inizialmente il gameplay sembra troppo elementare e ciò potrebbe dare un'impressione errata. Il gioco non é particolarmente difficile, anzi risulta piuttosto facilotto per poi inasprirsi un minimo negli ultimi livelli. La longevità é buona: sono presenti più di 20 livelli abbastanza lunghi, distribuiti in 7 atti. Per finire il gioco ci vorranno intorno alle 12 ore abbondanti, al netto dei simpatici extra (sfide bonus, libro delle fiabe) e della possibilità di rigiocare i livelli per ottenere le anime, le sfide e le gemme mancanti. Peccato per la presenza di un solo livello di difficoltà, particolare che, nonostante le dichiarazioni contrarie di Sony, coincide con la volontà di produrre un titolo indirizzato ai meno scafati.
Riguardo il fattore estetico, Puppeteer é tecnicamente molto evoluto e curatissimo, sin dal character design, fino alla minuzia nelle animazioni e nei particolari. Gli effetti di luce ed ombreggiatura sono estremamente validi, così come l'alternanza rapidissima di ambienti e trovate scenografiche, tanto che in alcuni frangenti può venire il dubbio di trovarsi davanti a qualcosa di precalcolato. Trattandosi comunque di un gioco in 2.5D (sostanzialmente a scorrimento orizzontale ma realizzato con poligoni) l'impatto grafico é volutamente differente da quello dei platform a tre dimensioni, ma non mancano trovate spettacolari come ambienti che scorrono ruotando su sé stessi o cambi di scenografia improvvisi. In questo si nota molto la volontà di realizzare un gioco orientato al 3D steroscopico, infatti le inquadrature sono spesso fisse ma ricche di giochi prospettici, sorprese improvvise ed effetti “in your face” (la roba va contro lo schermo) studiati apposta per la visione su un pannello a tre dimensioni. Tra l'altro questo é uno dei pochi giochi che non dimezza il frame-rate nella modalità steroscopica, visto che utilizza un rivoluzionario sistema 3D che non ricalcola tutta la scena.
Allo stesso modo il sonoro é magnificamente curato, dalla colonna sonora pregevole agli effetti sonori, e soprattutto per quanto riguarda il parlato in italiano. Adattamento di livello finalmente professionale (ormai in ambito videoludico abbiamo fatto il callo alle traduzioni approssimative) e recitazione di ottimo livello, con solo qualche piccola sbavatura in un paio di occasioni. In un gioco studiato per una fascia di pubblico così ampia ed orientata anche ai giovanissimi, la presenza di una narrazione convincente é di fondamentale importanza, e Puppeteer ci dà proprio l'impressione di una “fiaba sonora”, sebbene più cupa e bizzarra del solito.