R: Racing
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Il gioco come detto poc'anzi è una via di mezzo, per cui si dimostra non realistico come una simulazione né divertente come un'arcade. Una sorta di ibrido a cui sta dietro una storia di fondo, noiosa come le gare che si articolano lungo i vari colpi di scena di una storyboard troppo stereotipata. Un po' come la bella donzella che assurge al ruolo di protagonista, le cui fattezze innegabilmente sono lontane da una qualsiasi giapponesina doc e le curve superate solo dalla sua antagonista, che insieme a lei forma un formidabile duo, forse la più grande attrattiva del titolo. Tanto da invogliare il giocatore ad andare avanti. Troppo poco, e ben presto R:Racing diventa un vecchio ricordo riposto sopra una mensola.
E con lui diventeranno vecchie reminiscenze l'IA delle macchine avversarie, munite di un indicatore di pressione che riempiendosi pian piano (quando andremo a disturbarle) le porterà inevitabilmente all'errore. Interessante l'idea, sulla realizzazione stendiamo un velo pietoso. Decisamente più roseo il discorso che riguarda il parco macchine, con marchi interessanti quali Audi, Alfa Romeo, Lotus, Nissan, Mazda, Honda, Bentley e la possibilità di modificare alcuni parametri importanti. A essere franchi, va detto che la possibilità di modificazione è minima, soprattutto se paragonata a quella offerta in Gran Turismo e qua limitata al solo potenziamento del motore e altre cosette da poco. Nemmeno la grafica è un moto d'orgoglio per la capacità dei programmatori, bensì un altro pianto del loro fallimento ludico. Parlare di un titolo che pare uscito dalla prima generazione di titoli PS2 non è certo erroneo (e qua siamo su GameCube), ne una frottola scritta tanto per battere sui tasti. Piuttosto è quasi una dolorosa consapevolezza di come R:Racing ci abbia deluso, mostrando modelli poligonali delle vetture poco curati e imbarazzanti problemi di aliasing, due sole visuali e, generalmente, una cosmesi visiva di basso livello. Giusto il frame-rate rimane ancorato ai 60 fps, ma ci saremmo meravigliati del contrario. Anche il sonoro delude: il vasto campionario di canzoni techno, come da tradizione della serie, risulta fuori luogo per un titolo che non riesce a far salire l'adrenalina e dove, visto l'andazzo, qualche brano di musica classica sarebbe stato più appropriato, considerato lo svolgimento delle gare.
Se è con questo nuovo approccio simulativo che dovremmo dimenticare Ridge Racer V, diciamo subito che la softco nipponica ha toppato. L'essenza del gioco è deturpata, e fin là ci siamo, ma allo sconforto per il cambiamento si aggiunge quello per il risultato finale, decisamente negativo per alcuni fattori che ne inficiano il giudizio globale. In definitiva mamma Namco non ha centrato l'obiettivo di un cambio di rotta degno di non far rimpiangere la vecchia tipologia di gioco arcade. E anzi, ricordare i fasti della vecchia serie fa quasi venire le lacrime agli occhi. Così non resta che tornare all'osservatorio che prende il nome di GT3, posto molto al di sopra di una miriade di titoli e dal quale affacciarsi per vedere se qualche altro capolavoro ludico abbia raggiunto le sue vertiginose altezze qualitative. Di R:Racing nemmeno l'ombra, ma lontano spunta un certo Race Driver 2...