R-Type Final
di
Operation Last Dance
R-Type (1987), R-Type II (1989), R-Type Leo (1992), R-Type III -the third lightning-(1993), R-Type Delta (1999) ed infine, anno domini 2004, R-Type Final. Irem: repubblica dello shooter bidimensionale, creatrice di una serie che vide la luce nel lontano 1987 e che seppe far brillare gli occhi di migliaia di giocatori affascinandoli e meravigliandoli con le sue sfide ludiche e pirotecniche cromie. Un joypad, tanto coraggio e applicazione, un impero alieno minacciante l'umanità intera da sconfiggere e ostacolare (Bydo maledetti), un nome che con questo capitolo ci saluta non senza un triste commiato. Onore al gran finale, canto del cigno di una serie e ormai sempre più di un genere che decisamente non dovrebbe abbandonare i lidi delle console (in Giappone persiste, grazie anche ad un sempreverde ed ospitante Dreamcast). Un appello dettato non tanto dalla nostalgia ma bensì dall'attualità se ad ulteriore dimostrazione portiamo proprio questo R-Type Final. Giocatori perduti, giocatori d'un tempo: la repubblica convoca tutti i suoi vecchi e nuovi eroi, accogliete il suo richiamo e a squarciagola inneggiate a "Final", ma non gridate Fine perché sarebbe ingiusto. Non è un Game Over ma un saluto o se preferite un addio, consumato però in pieno stile Irem che quasi con fare eroico fa di tutto per meritarsi il sacrosanto ricordo.
I swim through a sea of stars without looking back to shore...
Se è pur vero che ciò che è bello prima o poi avrà una fine non è detto che accettarlo sia così facile, soprattutto quando nel ritirarsi dal campo lo si fa così lodevolmente. Piaccia o non piaccia il genere (ormai sempre più infelicemente di nicchia), R-Type Final è uno sparatutto vecchio stile concepito e fatto uscire sotto l'auspicio del far bene, motivo in più per ricordarne e valorizzarne il significato. La categoria in questione è sovente definita come difficile e R-Type Final non fa differenza, con l'eccezione però di svariate modalità di difficoltà selezionabili a partire dalle fin troppo agevoli "Baby","Kids" e "Human", fino ad arrivare al maggiormente impegnativo "Bydo" o magari "R-Typer" (solo per veri duri). Basilarmente occorrerà memorizzare gli attacchi e le postazioni dei nemici e, passo per passo, procedere e progredire fino ad arrivare all'ultimo, apocalittico boss finale (il principale obbiettivo e la più grande sfida consiste pertanto nel migliorarsi di seduta in seduta). Fluttuando per l'eterea distesa spaziale da sinistra verso destra controlleremo una navicella spaziale che avrà al suo interno e al suo esterno un discreto armamentario di contorno.
Il gioco, nella sua natura da classico, proporrà al suo inizio due attacchi: uno rapido ed uno più potente che richiede un caricamento (effettuabili rispettivamente tramite i tasti cerchio o R1- e quadrato). Grande considerazione merita il Force, quel rimorchio sferoidale multiuso che ruota attorno al nostro astronomico veicolo. Tale oggetto non solo ha il fine protettivo di ridurre i danni ricevuti, ma ha anche quello di essere lanciato in avanti per essere usato o contro i nemici o per venire aggirato dalla navetta ed infine essere collocato alle spalle di questa. In ultima analisi, a seconda del power up ottenuto (rosso, blu o giallo), esso varia nella potenza e nella diversa emissione di fuoco. A complemento di questo fantascientifico arsenale stanno i missili che una volta ottenuti tramite il rispettivo power up verranno lanciati automaticamente in determinati intervalli di tempo. Come da canone alla fine di ogni area incontrerete il boss e per alcuni di essi i riflessi (seppur gerarchicamente al primo posto) da soli non serviranno.