R.U.S.E.
di
Marco Modugno
Luci ed ombre. Ogni vicenda bellica, narrata anni dopo la sua conclusione dalla voce spesso univoca del vincitore ne possiede, qualora si abbia la pazienza e la curiosità di scavare nelle pieghe dela storia, attingendo a chi, di quei fatti, ebbe esperienza di prima mano o a cronache non allineate alla "vulgata" spacciata per unica verità. Per questo, nello studiare la storia, chi di essa é appassionato ama valutare ogni vicenda da più punti di vista, ascoltando le varie campane. Lo stesso, quasi sempre, vale per chi videogioca, ed in particolar modo per gli appassionati di titoli strategici, desiderosi di confrontarsi con i problemi di ogni campagna affrontandoli nei panni di ciascuna delle fazioni coinvolte. Per questo motivo noi cultori di RTS bellici, a maggior ragione se a sfondo storico, abbiamo amato la serie Codename Panzers, che pur introducendo con successo una trama recitata all'interno dell'altrimenti freddo schema del susseguirsi di battaglie campali, permetteva di rivivere gli episodi narrati indossando uniformi di entrambi i lati dello schieramento.
Anche perché, a prescindere dallle simpatie personali di ciascuno, restafatto insindacabileche le truppe corazzate tedesche abbiano rappresentato, durante tutto il secondo conflitto mondiale, le interpreti più affascinanti della guerra meccanizzata su tutti i fronti di combattimento, dal deserto nordafricano ai "bocages" normanni, fino alle gelide steppe russe. Niente tedeschi, invece, per chi gioca R.U.S.E. in single player, né italiani, pur presenti nella campagna come avversari, specie nelle prime missioni ambientate in Tunisia dopo la disfatta alleata di Kasserine. Pur consci del loro cattivo equipaggiamento, non ci sarebbe dispiaciuto, con un briciolo di campanilismo, prendere il controllo per una missione o due, delle 23 che compongono la campagna principale, dei carri M13/40 e dei bersaglieri della Divisione Ariete del Regio Esercito. O anche solo dei Panzer Mk.III e Mk.IV della 21ma Panzer, leggendaria protagonista della campagna d'Africa. Invece ci toccano i soliti Stuart, Lee e Sherman con la stella bianca sulla torretta, guidati in battaglia da un protagonista granitico e improbabile, dall'uniforme sbagliata, appartenente ad un corpo militare che non operò mai nei teatri descritti nel gioco e che quindi rappresenta una nota stonata, isolata ma non inrrilevante (vedi Commento), in un contesto di realismoperaltro assai accurato e ben riprodotto. Luci ed ombre anche in R.U.S.E., quindi, gioco che abbiamo sviscerato in queste pagine in ogni suo recondito aspetto (trovate da qualche parte anterprima, preview e hands on) e sul quale quindi cercheremo di non ripeterci troppo.
La versione definitiva in nostro possesso, a dire il vero, trattandosi tra l'altro di quella destinata al pubblico di Xbox 360. ci consente di aggiungere qualche interessante approfondimento. Inutile dilungarci sulle prestazioni hardware, in questa sede, visto che la grafica piuttosto dettagliata del titolo viene ottimamente gestita, senza intoppi, dal processore della console Microsoft. Meglio parlare, invece, del sistema di comandi, costola irrinunciabile del gameplay di qualsiasi videogioco e "bestia nera" di ogni RTS trasposto su console dai tempi della PS One. Se nel comparto FPS il divario tra mouse + tastiera e gamepad si é progressivamenteassottigliato, quando si ha a che fare con uno strategico, che inevitabilmente ci sostringe a correre da una parte all'altra di mappe sempre più estese, raggruppando unità da combattimento e impartendo loro ordini a volte complessi, si avverte ancorala mancanza dell'accoppiata tanto familiare agli utenti PC.
Il titolo Eugen non fa eccezione a questa regola, ragion per cui non ci stupiremmo nel vedere attribuito almeno mezzo voto in più alla versione per computer da tavolo.
Una volta abituati ad ottimizzare i tempi di risposta degli stick analogici, comunque, si riesce a strappare al pad Microsoft, più massiccio e quindi più gestibile in questo tipo di giochi dell'esile DualShock Sony, una prestazione tutt'altro che insoddisfacente, grazie soprattutto al fatto che i comandi impartibili alle unità sono essenziali. Per una volta gli sviluppatori si sono messi una mano sulla coscienza e hanno evitato la consueta accozzaglia di tendine e sotto menu che costituiscono delizia, ma soprattutto croce, di noi strateghi da salotto. Ridotta all'osso la struttura dei comandi, però, ci si accorge che forse é stato tagliato un po' troppo, quando si scopre che é possibile impartire alle nostre unità solo un comando alla volta, obbligati quindi a seguirle nel loro incedere attraverso la mappa come mammine con i piccoli sulla via dell'asilo, per evitare che i nostri comandanti di plotone, lasciati allo stato brado, si vadano a cacciare nei guai o finiscano, come minimo, per impantanarsi chissà dove. Un'opzione che consentisse l'uso dei checkpoint o degli ordini in sequenza si sarebbe fatta apprezzare, soprattutto tenendo conto del passo tutt'altro che frenetico dell'azione.
La volontà palese di mantenere un approccio strategico alla gestione delle unità, senza eccessive concessioni sul versante dell'azione immediata, si manifesta, infatti, proprio nella velocità di spostamento e reazione delle truppe sul campo, decisamente inferiore alla media dei concorrenti. Se questo aspetto si rende apprezzabile dal punto di vista del gameplay, quando ci dà il tempo di impartire la giusta sequenza di ordini senza disperderci a tutta la nostra armata sparsa per la mappa, riuscendo a ritornare dalla prima unità selezionata prima che la stessa abbia iniziato a scambiare colpi con il nemico, il ritmo non eccessivamente incalzante potrebbe sorprendere qualche reduce di giochi più frenetici, come End War.
Nel complesso, R.U.S.E. riesce decisamente ad intrattenere e a coinvolgere, comunque. Gli aspetti di costruzione basi e gestionali, infatti, non ingeriscono mai oltre il lecito nello svolgersi delle azioni di battaglia e le stesse, per quel che ricordiamo di aver letto e studiacchiato in giro, sono state calibrate per riprodurre in modo realistico e accurato gli eventi storici, aggiungendo quel pizzico di seriosità che non guasta mai in uno strategico bellico. Proprio per questo, avremmo evitato, a costo di creare un po' di confusione sul campo di battaglia, di contrassegnare con strisce colorate blu e rosse, sovrapposte alla mimetizzazione, le unità amiche e nemiche sul terreno, alla maniera del vecchio Battle Isle. Certe digressioni "fumettistiche" possono andare bene per altro genere di giochi, ma rischiano di far storcere il naso ai maniaci del tridimensionale di guerra moderna che, per la prima volta, dovessero avvicinarsi ad un titolo elettronico. Niente d'imperdonabile, comunque. I fanatici dei soldatini possono stare tranquillli, inoltre, sul fatto che tutte le unità, dagli aeroplani da ricognizione che sorvolano il campo di battaglia fino alle rastrelliere degli "organi di Stalin" dell'artiglieria sovietica, sono riprodotte con accuratezza e dovizia di particolari. Dettagli che lo zoom ci permette di apprezzare e che un miglior sistema di gestione delle telecamere, indispensabili per avvicinarsi alle truppe e impartire gli ordini senza scambiare granatieri per grattachecce, avrebbe senz'altro consentito di godere ancorameglio.
Nulla vogliamo aggiungere, invece, circa l'uso delle carte inganno, se non , ma lo scoprirete giocando (R.U.S.E. merita di essere giocato: l'avevate capito vero?), che alcune di esse finiranno per essere utilizzate molto più spesso delle altre, proprio come accade in qualsiasi gioco di carte che dir si voglia. Questo vale nella campagna e ancor di più nel gioco multiplayer dove, se tanto mi dà tanto, non tarderanno a formarsi scuole di pensiero sull'argomento. Per una visione globale, vi suggerisco di andarvi a rileggere anche gli altri articoli dedicati al gioco nei mesi passati e pubblicati su Gamesurf.
Infine il multiplayer, che finalmente vi consentirà di scegliere la fazione con cui giocare e che costituisce, a nostro giudizio, l'esperienza autentica di gioco della quale la lunga campagna rappresenta, per così dire, una gustosa prova generale. O una sorta di corso di addestramento completo, se preferite. Cavarsela contro avversari in rete, per quanto l'IA del gioco in solitario si mostri astuta e performante, sarà un altro paio di maniche, soprattutto se ci si trova davanti qualcuno che ci sa fare con le carte stratagemma, e che sarà in grado, usandole ad arte, di farvi credere quello che vuole e portarvi in gior per la mappa, mentre il grosso delle sue truppe si preparano a conquistare la vostra base con un assalto in stile "blitzkrieg".
Finalmente R.U.S.E. é fra noi e decidere se gli spetterà un posto d'onore nelle notti insonni passate a giocare, oppure uno spazio sullo scaffale dei ricordi, spetta solo ai giocatori, una volta che lo avranno provato. Sul fatto però che si tratti di un prodotto che contiene la giusta dose d'innovazione e allo stesso tempo una fedeltà ai migliori presupposti del genere RTS più che sufficienti a meritargli il diritto di farsi giocare, ci sono pochi dubbi. Se l'estate vi ha lasciato addosso un piacevoleappetito di battaglie e scontri campali, é ora di salire nella torretta del vostro carro e dare ordine al conducente di mettere in moto. Panzer marsch!
Anche perché, a prescindere dallle simpatie personali di ciascuno, restafatto insindacabileche le truppe corazzate tedesche abbiano rappresentato, durante tutto il secondo conflitto mondiale, le interpreti più affascinanti della guerra meccanizzata su tutti i fronti di combattimento, dal deserto nordafricano ai "bocages" normanni, fino alle gelide steppe russe. Niente tedeschi, invece, per chi gioca R.U.S.E. in single player, né italiani, pur presenti nella campagna come avversari, specie nelle prime missioni ambientate in Tunisia dopo la disfatta alleata di Kasserine. Pur consci del loro cattivo equipaggiamento, non ci sarebbe dispiaciuto, con un briciolo di campanilismo, prendere il controllo per una missione o due, delle 23 che compongono la campagna principale, dei carri M13/40 e dei bersaglieri della Divisione Ariete del Regio Esercito. O anche solo dei Panzer Mk.III e Mk.IV della 21ma Panzer, leggendaria protagonista della campagna d'Africa. Invece ci toccano i soliti Stuart, Lee e Sherman con la stella bianca sulla torretta, guidati in battaglia da un protagonista granitico e improbabile, dall'uniforme sbagliata, appartenente ad un corpo militare che non operò mai nei teatri descritti nel gioco e che quindi rappresenta una nota stonata, isolata ma non inrrilevante (vedi Commento), in un contesto di realismoperaltro assai accurato e ben riprodotto. Luci ed ombre anche in R.U.S.E., quindi, gioco che abbiamo sviscerato in queste pagine in ogni suo recondito aspetto (trovate da qualche parte anterprima, preview e hands on) e sul quale quindi cercheremo di non ripeterci troppo.
La versione definitiva in nostro possesso, a dire il vero, trattandosi tra l'altro di quella destinata al pubblico di Xbox 360. ci consente di aggiungere qualche interessante approfondimento. Inutile dilungarci sulle prestazioni hardware, in questa sede, visto che la grafica piuttosto dettagliata del titolo viene ottimamente gestita, senza intoppi, dal processore della console Microsoft. Meglio parlare, invece, del sistema di comandi, costola irrinunciabile del gameplay di qualsiasi videogioco e "bestia nera" di ogni RTS trasposto su console dai tempi della PS One. Se nel comparto FPS il divario tra mouse + tastiera e gamepad si é progressivamenteassottigliato, quando si ha a che fare con uno strategico, che inevitabilmente ci sostringe a correre da una parte all'altra di mappe sempre più estese, raggruppando unità da combattimento e impartendo loro ordini a volte complessi, si avverte ancorala mancanza dell'accoppiata tanto familiare agli utenti PC.
Il titolo Eugen non fa eccezione a questa regola, ragion per cui non ci stupiremmo nel vedere attribuito almeno mezzo voto in più alla versione per computer da tavolo.
Una volta abituati ad ottimizzare i tempi di risposta degli stick analogici, comunque, si riesce a strappare al pad Microsoft, più massiccio e quindi più gestibile in questo tipo di giochi dell'esile DualShock Sony, una prestazione tutt'altro che insoddisfacente, grazie soprattutto al fatto che i comandi impartibili alle unità sono essenziali. Per una volta gli sviluppatori si sono messi una mano sulla coscienza e hanno evitato la consueta accozzaglia di tendine e sotto menu che costituiscono delizia, ma soprattutto croce, di noi strateghi da salotto. Ridotta all'osso la struttura dei comandi, però, ci si accorge che forse é stato tagliato un po' troppo, quando si scopre che é possibile impartire alle nostre unità solo un comando alla volta, obbligati quindi a seguirle nel loro incedere attraverso la mappa come mammine con i piccoli sulla via dell'asilo, per evitare che i nostri comandanti di plotone, lasciati allo stato brado, si vadano a cacciare nei guai o finiscano, come minimo, per impantanarsi chissà dove. Un'opzione che consentisse l'uso dei checkpoint o degli ordini in sequenza si sarebbe fatta apprezzare, soprattutto tenendo conto del passo tutt'altro che frenetico dell'azione.
La volontà palese di mantenere un approccio strategico alla gestione delle unità, senza eccessive concessioni sul versante dell'azione immediata, si manifesta, infatti, proprio nella velocità di spostamento e reazione delle truppe sul campo, decisamente inferiore alla media dei concorrenti. Se questo aspetto si rende apprezzabile dal punto di vista del gameplay, quando ci dà il tempo di impartire la giusta sequenza di ordini senza disperderci a tutta la nostra armata sparsa per la mappa, riuscendo a ritornare dalla prima unità selezionata prima che la stessa abbia iniziato a scambiare colpi con il nemico, il ritmo non eccessivamente incalzante potrebbe sorprendere qualche reduce di giochi più frenetici, come End War.
Nel complesso, R.U.S.E. riesce decisamente ad intrattenere e a coinvolgere, comunque. Gli aspetti di costruzione basi e gestionali, infatti, non ingeriscono mai oltre il lecito nello svolgersi delle azioni di battaglia e le stesse, per quel che ricordiamo di aver letto e studiacchiato in giro, sono state calibrate per riprodurre in modo realistico e accurato gli eventi storici, aggiungendo quel pizzico di seriosità che non guasta mai in uno strategico bellico. Proprio per questo, avremmo evitato, a costo di creare un po' di confusione sul campo di battaglia, di contrassegnare con strisce colorate blu e rosse, sovrapposte alla mimetizzazione, le unità amiche e nemiche sul terreno, alla maniera del vecchio Battle Isle. Certe digressioni "fumettistiche" possono andare bene per altro genere di giochi, ma rischiano di far storcere il naso ai maniaci del tridimensionale di guerra moderna che, per la prima volta, dovessero avvicinarsi ad un titolo elettronico. Niente d'imperdonabile, comunque. I fanatici dei soldatini possono stare tranquillli, inoltre, sul fatto che tutte le unità, dagli aeroplani da ricognizione che sorvolano il campo di battaglia fino alle rastrelliere degli "organi di Stalin" dell'artiglieria sovietica, sono riprodotte con accuratezza e dovizia di particolari. Dettagli che lo zoom ci permette di apprezzare e che un miglior sistema di gestione delle telecamere, indispensabili per avvicinarsi alle truppe e impartire gli ordini senza scambiare granatieri per grattachecce, avrebbe senz'altro consentito di godere ancorameglio.
Nulla vogliamo aggiungere, invece, circa l'uso delle carte inganno, se non , ma lo scoprirete giocando (R.U.S.E. merita di essere giocato: l'avevate capito vero?), che alcune di esse finiranno per essere utilizzate molto più spesso delle altre, proprio come accade in qualsiasi gioco di carte che dir si voglia. Questo vale nella campagna e ancor di più nel gioco multiplayer dove, se tanto mi dà tanto, non tarderanno a formarsi scuole di pensiero sull'argomento. Per una visione globale, vi suggerisco di andarvi a rileggere anche gli altri articoli dedicati al gioco nei mesi passati e pubblicati su Gamesurf.
Infine il multiplayer, che finalmente vi consentirà di scegliere la fazione con cui giocare e che costituisce, a nostro giudizio, l'esperienza autentica di gioco della quale la lunga campagna rappresenta, per così dire, una gustosa prova generale. O una sorta di corso di addestramento completo, se preferite. Cavarsela contro avversari in rete, per quanto l'IA del gioco in solitario si mostri astuta e performante, sarà un altro paio di maniche, soprattutto se ci si trova davanti qualcuno che ci sa fare con le carte stratagemma, e che sarà in grado, usandole ad arte, di farvi credere quello che vuole e portarvi in gior per la mappa, mentre il grosso delle sue truppe si preparano a conquistare la vostra base con un assalto in stile "blitzkrieg".
Finalmente R.U.S.E. é fra noi e decidere se gli spetterà un posto d'onore nelle notti insonni passate a giocare, oppure uno spazio sullo scaffale dei ricordi, spetta solo ai giocatori, una volta che lo avranno provato. Sul fatto però che si tratti di un prodotto che contiene la giusta dose d'innovazione e allo stesso tempo una fedeltà ai migliori presupposti del genere RTS più che sufficienti a meritargli il diritto di farsi giocare, ci sono pochi dubbi. Se l'estate vi ha lasciato addosso un piacevoleappetito di battaglie e scontri campali, é ora di salire nella torretta del vostro carro e dare ordine al conducente di mettere in moto. Panzer marsch!
R.U.S.E.
8
Voto
Redazione
R.U.S.E.
Il realismo é di casa, nella trama di R.U.S.E., in molti tratti abbastanza accurata da far sospettare approfonditi studi storici, per esempio quando cita "en passant" il leggendario team di Bletchley park che comprendeva i massimi analisti britannici dediti alla decrittazione dei codici segreti dell'Asse, o quando enumera puntualmente numero e nome delle unità militari impegnate in un dato scenario di guerra. Nessun manuale del liceo cita le gesta della 21ma Divisione Panzer in Nord Africa, protagonista della brillante vittoria tedesca di Kasserine che, nel gioco, fa da incipit della vicenda narrata dalla campagna. Occorre documentarsi per inserire certe citazioni, e lo stesso si deve fare per mettere al posto giusto certi tipi di unità meccanizzate o aeree. Peccato, allora, per certi svarioni davvero evitabili. Come l'uniforme da marine del 1940 (nel 1943 la fanteria di marina americana, che non operò mai sul teatro africano ed europeo, non portava più le ghette da tempo) del protagonista Sheridan che, all'inizio della storia, indossa una giubba priva di gradi e distintivi come un prigioniero di guerra e alla fine, promosso generale, si ostina a portare sulle spalline le doppie barrette di capitano!