Rainbow Six 3

di Luca 'Lord Axl' Gambino

La serie Rainbow Six ha avuto tra i tanti meriti, quella di portare all'attenzione del grande pubblico il genere dei tactical shooter, genere nato proprio con il primo episodio della serie, partorito dalla geniale mente di Tom Clancy (e che si ispira all'omonimo romanzo) e creato dall'allora esordienti Red Storm , gruppo poi assorbito proprio da Ubisoft. L'approccio più tattico e ragionato a quello che comunque rimaneva un FPS vero e proprio, aveva affascinato tutti quei giocatori alla ricerca non solo di un titolo affascinante per realismo e ambientazioni di gioco, ma che richiedevano soprattutto un titolo dove la differenza con i propri avversari non risiedeva unicamente nella prontezza di riflessi nel premere il tasto giusto al momento giusto. Arrivato alla sua terza trasposizione, proprio su PC, il gruppo Rainbow si affaccia per la prima volta sulla console di casa Microsoft, preceduta da un battage pubblicitario e da un hype, insolitamente imponente per un titolo del genere.

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Ma se la versione PC di Rainbow Six 3 (RS3 da ora), vi metteva al comando di un gruppo di militari, potendo comandare fisicamente ognuno di essi, la versione Xbox di questo titolo, segna un deciso cambio di rotta all'interno della serie, andando a puntare maggiormente sulle performance del singolo giocatore (quello comandato da voi), che sarà quindi il principale artefice dei successi o meno delle missioni proposte. Il protagonista di RS3 è Domingo Chavez, volto ormai storico del gruppo Rainbow, che sarà posto al comando di un gruppo di quattro uomini che lo seguiranno da un capo all'altro del mondo, nella lotta al terrorismo internazionale. Questo deciso cambio di gameplay, per quanto a prima vista possa apparire come un "imborghesimento" della serie, volta quasi a concedersi ad un aspetto più arcade del gameplay, nasconde in sé situazioni di estremo tatticismo e tensione. Sebbene vi ritroverete a prendere i comandi di un singolo membro della squadra, quindi, saranno molteplici le possibilità di impartire ordini ai vostri compagni di team, delegando a loro compiti specifici come fare irruzione all'interno di ambienti ostili, piuttosto che disinnescare le bombe disseminate dai terroristi o più semplicemente coprirvi le spalle durante i vostri spostamenti.

E proprio qui arriva una delle chicche messe in campo da Ubisoft che accanto ad una mappatura pressoché perfetta del pad Xbox, capace di gestire in modo veramente efficace l'intero team, affianca la tanto pubblicizzata modalità di comando vocale, che aumenta in maniera esponenziale il fattore immersivo del titolo. Il titolo della casa transalpina viene infatti venduto in due distinte confezioni. Una, contenente semplicemente gioco e manuale, e una seconda che ha al suo interno un sistema cuffia-microfono, realizzata nientemeno che da Thrustmuster. Se possedete però il Voice Kit di Xbox Live sarete felici di sapere che anche il sistema Microsoft è pienamente compatibile con il titolo Ubisoft dandovi la possibilità di udire le voci dei vostri compagni e del quartier generale in cuffia e di comunicare con loro direttamente con il microfono.

E' da sottolineare, però, come il set di comandi utilizzati per comandare le vostre unità sia stato implementato con il solo ausilio della lingua inglese, andando quindi a danneggiare chi non conosce la lingua d'oltre Manica e che soprattutto non possiede una corretta pronuncia. A peggiorare la situazione arriva anche la mancata lista dei comandi utilizzabili a cui Gamesurf pone una parziale soluzione proponendovi un box contenente il set completo degli ordini da impartire ai vostri compagni d'avventura. Il sistema di comunicazione vocale non è esattamente una novità, essendo già utilizzato in precedenza con ottimi risultati da SOCOM. Il titolo Ubisoft, al contrario di quello Sony, permette ordini meno articolati, ma non per questo meno efficaci. C'è da dire, ad onor del vero, che la prova effettuata proprio con l'hardware Microsoft ha lasciato in alcune occasioni qualche ombra di dubbio, con i comandi impartiti che ricevevano risposta solo dopo qualche secondo di attesa. Inutile dire che in un titolo del genere, un "lag" così netto potrebbe in alcune occasioni essere la linea di demarcazione tra il successo della missione o il suo clamoroso fallimento.

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