Rainbow Six Vegas 2
di
Marco Modugno
Viva Las Vegas! Così é intitolato un vecchio e stranoto film con Elvis Presley e lo stesso entusiasmo deve essere condiviso dagli sviluppatori della Ubisoft che hanno nuovamente scelto la capitale del gioco d'azzardo, ambientazione prediletta dagli sceneggiatori di Hollywood per tante pellicole e telefilm di successo, anche per il nuovo capitolo della fortunata serie Rainbow Six, spin off, per chi ancora non lo sapesse, di un fortunato romanzo di Tom Clancy del 1998.
In dieci anni, n'é passata di corrente negli alimentatori dei nostri PC e delle nostre console, senza che il team un tempo al comando del mitico Ding Chavez abbia mai abbassato la guardia nei confronti delle organizzazioni terroristiche, sempre pronte a minacciare gli equilibri geopolitici mondiali.
Ecco quindi il team Rainbow ancora una volta impegnato a sventare una minaccia biologica che si prepara a seminare morte e distruzione nella città del vizio.
Invece di collegarsi direttamente al finale mozzo del precedente capitolo, che ci aveva visti indossare la combinazione tattica da combattimento di Logan Keller, nuovo leader della squadra, R6V2 ricomincia tutto daccapo, con un nuovo protagonista completamente personalizzabile, a partire dalla possibilità, se siamo in possesso di un Playstation Eye, di conferirgli il nostro aspetto.
Basta scattare, all'inizio del gioco, un paio d'istantanee “segnaletiche” (una di fronte e una di lato) e il gioco é fatto. Da quel momento, sia nel gioco in solitario che in multiplayer, il fantomatico Bishop si mostrerà ad amici e nemici con la nostra faccia, superbamente renderizzata in alta definizione, a vantaggio di un'immedesimazione totale nella storia.
Il filo logico della campagna, a dire il vero, soffre un po' stavolta di una certa farraginosità che, in qualche punto, c'impedisce di comprendere appieno contro chi e che cosa stiamo battendoci. Ciò nonostante, la mano di Tom Clancy, “grande vecchio” del techno-thriller all'americana, si avverte eccome in tanti piccoli dettagli della trama. Ad esempio quando ci toccherà seguire via radio, mentre attraversiamo magazzini e uffici gremiti di nemici armati, le fasi finali della missione di un agente sotto copertura, fino alla sua scoperta da parte del nemico. O quando ci troveremo ad interagire con ostaggi liberati alla prigionia, che ci accompagneranno in missione consentendoci l'accesso ad aree chiuse e costringendoci a fare le “balie” per evitare, nel caso venissero uccisi, di dover riprendere il gioco dall'ultimo salvataggio disponibile.
La personalizzazione del protagonista, come già in passato, passa per la possibilità di sbloccare, progressivamente, equipaggiamenti e divise tra le più varie, che potremo scegliere all'inizio di ciascuna missione, a rischio di sembrare strani, qualche volta, quando ci ritroveremo a combattere in un edificio in mimetica da giungla, o in alta montagna in tenuta desert-camo. Anche la panoplia di armi ed equipaggiamenti, da migliorare con il montaggio a scelta di soppressori di rumore, mirini laser o a rifrazione, ottiche di precisione e così via é decisamente all'altezza della situazione ed é comunque possibile, qualora si rimanga a secco durante una missione, raccogliere fucili e mitra abbandonati dal nemico. Peccato che la mancanza di feedback e la taglia “extra small” del controller PS3 non ci regali le stesse sensazioni del corposo e “vibrante” pad della 360, dandoci la sensazione di tenere tre le mani un fucilino giocattolo di quelli con il tappo rosso che fanno le scintille, piuttosto che una “scalciante” arma automatica autentica.
Il gameplay generale, comunque, riprende quello del precedente titolo omonimo, implementando solo una manciata di funzioni supplementari, prima fra tutte la possibilità di compiere veloci scatti di corsa in qualsiasi direzione, che ci consentiranno di evitare lo scoppio di una granata o di percorrere rapidamente un tratto di terreno allo scoperto.
Quel che differisce dall'avventura vissuta nei panni di Logan Keller é invece proprio la natura delle ambientazioni, che oltre che a Las Vegas avrebbero potuto essere localizzate in qualsiasi altra città americana del sud-ovest, da Phoenix a Denver. Più che battervi nei saloni illuminati di casino e sale da gioco come l'ultima volta, vi ritroverete il più delle volte sui tetti o nei piazzali di opifici, magazzini commerciali e interporti di smistamento merci, con appena qualche digressione “vegasiana” all'interno di night club e teatri, come se gli sviluppatori avessero voluto mostrare il lato nascosto e meno turistico della città del gioco, che solo gli appassionati della serie capostipite di CSI potevano dire, a tutt'oggi, di conoscere.
Ciò non vuol dire che gli ambienti di gioco, sfruttati anche come arene nel multiplayer, siano spogli o mal realizzati. La possibilità, anzi, d'interagire con almeno una parte degli oggetti inanimati, spaccando vetri e rovesciando bidoni, rappresenta senz'altro un buon passo avanti nell'ambito del realismo. Permane però la sensazione di un difetto di caratterizzazione che non avevamo provato nel corso del primo episodio di R6 Vegas.
Il comparto tecnico, tenendo alta la tradizione di qualità di Ubisoft, fa degnamente il suo dovere. Quel che ci dispiace, però, oltre al dover subire tempi di caricamento inaccettabili da una macchina next-gen (e vista la lunga installazione preventiva degna di un gioco da PC), presenti anche all'interno dei livelli e non solo tra uno e l'altro, é il dover constatare la presenza di magagne grafiche assenti nei titoli concorrenti (COD 4 e Gears of War, per fare un esempio), come il veder fluttuare le armi lasciate cadere dal nemico sul pavimento o il vederle compenetrare mura e ostacoli (lo stesso accade anche ai nemici, quando ad esempio si accostano ad una porta ancora chiusa). Il difetto non sparisce nemmeno installando la patch già disponibile sul Sony Network.
Al contrario, la colonna sonora si piazza al top della categoria, con musiche mai invasive e sempre appropriate e suoni ed effetti speciali tra i più verosimili mai sentiti in un videogioco. Anche il doppiaggio si fa onore, ben recitato e penalizzato solo da qualche eccesso di ripetitività (quando si dispone dello spazio di un Blue-Ray non é bello ascoltare le guardie raccontarsi tre volte di seguito la stessa storiella...).
Infine, doverosa in un titolo simile, s'impone una nota sul comparto multiplayer che, come ci si aspetterebbe, é completo ed in grado di saziare la fame di guerre virtuali del pubblico più sfegatato. Alle consuete ma mai disattese formule del deathmatch, tutti contro tutti e a squadre, e del capture the flag, si accompagna la formula a squadre per obiettivi (nelle tre modalità Team Leader, Demolition e Total Conquest), che ha fatto la differenza nel successo di tanti FPS tattici recenti o meno. Le partite sono aperte ad un numero massimo di 14 giocatori per volta, non tantissimi per la verità ma più che sufficienti a riempire arene comunque non certo sterminate.
Peccato che non sia più possibile affrontare la campagna in cooperativo con altri tre amici online. Il coop é previsto, ma con solo due partecipanti umani (gli altri due membri della squadra sono gestiti da uno dei giocatori, lasciando all'altro un ruolo da “fratello minore” non del tutto giustificabile).
In ogni caso la gestione delle lobby ed il motore di ricerca delle partite, attento ad inserirvi in scontri al vostro livello, mostra di aver appreso e corretto tutti gli errori del passato, garantendo a R6V2 una longevità online decisamente sopra la media.
La formula complessiva, dunque, si rivela ancora una volta valida e degna di considerazione da parte di tutti gli appassionati di shooter, hardcore o meno, permettendoci di consigliarvi l'acquisto senza riserve. Qualche segno di stanchezza, però, questo tipo di gameplay un po' sempre uguale a se stesso comincia a mostrarlo, portandoci ad escludere la possibilità di un terzo episodio con la stessa ambientazione e ad augurarci uno sforzo creativo da parte del team di sviluppo, che possa regalarci qualche novità assoluta in termini di gameplay nel prossimo capitolo della serie.
In dieci anni, n'é passata di corrente negli alimentatori dei nostri PC e delle nostre console, senza che il team un tempo al comando del mitico Ding Chavez abbia mai abbassato la guardia nei confronti delle organizzazioni terroristiche, sempre pronte a minacciare gli equilibri geopolitici mondiali.
Ecco quindi il team Rainbow ancora una volta impegnato a sventare una minaccia biologica che si prepara a seminare morte e distruzione nella città del vizio.
Invece di collegarsi direttamente al finale mozzo del precedente capitolo, che ci aveva visti indossare la combinazione tattica da combattimento di Logan Keller, nuovo leader della squadra, R6V2 ricomincia tutto daccapo, con un nuovo protagonista completamente personalizzabile, a partire dalla possibilità, se siamo in possesso di un Playstation Eye, di conferirgli il nostro aspetto.
Basta scattare, all'inizio del gioco, un paio d'istantanee “segnaletiche” (una di fronte e una di lato) e il gioco é fatto. Da quel momento, sia nel gioco in solitario che in multiplayer, il fantomatico Bishop si mostrerà ad amici e nemici con la nostra faccia, superbamente renderizzata in alta definizione, a vantaggio di un'immedesimazione totale nella storia.
Il filo logico della campagna, a dire il vero, soffre un po' stavolta di una certa farraginosità che, in qualche punto, c'impedisce di comprendere appieno contro chi e che cosa stiamo battendoci. Ciò nonostante, la mano di Tom Clancy, “grande vecchio” del techno-thriller all'americana, si avverte eccome in tanti piccoli dettagli della trama. Ad esempio quando ci toccherà seguire via radio, mentre attraversiamo magazzini e uffici gremiti di nemici armati, le fasi finali della missione di un agente sotto copertura, fino alla sua scoperta da parte del nemico. O quando ci troveremo ad interagire con ostaggi liberati alla prigionia, che ci accompagneranno in missione consentendoci l'accesso ad aree chiuse e costringendoci a fare le “balie” per evitare, nel caso venissero uccisi, di dover riprendere il gioco dall'ultimo salvataggio disponibile.
La personalizzazione del protagonista, come già in passato, passa per la possibilità di sbloccare, progressivamente, equipaggiamenti e divise tra le più varie, che potremo scegliere all'inizio di ciascuna missione, a rischio di sembrare strani, qualche volta, quando ci ritroveremo a combattere in un edificio in mimetica da giungla, o in alta montagna in tenuta desert-camo. Anche la panoplia di armi ed equipaggiamenti, da migliorare con il montaggio a scelta di soppressori di rumore, mirini laser o a rifrazione, ottiche di precisione e così via é decisamente all'altezza della situazione ed é comunque possibile, qualora si rimanga a secco durante una missione, raccogliere fucili e mitra abbandonati dal nemico. Peccato che la mancanza di feedback e la taglia “extra small” del controller PS3 non ci regali le stesse sensazioni del corposo e “vibrante” pad della 360, dandoci la sensazione di tenere tre le mani un fucilino giocattolo di quelli con il tappo rosso che fanno le scintille, piuttosto che una “scalciante” arma automatica autentica.
Il gameplay generale, comunque, riprende quello del precedente titolo omonimo, implementando solo una manciata di funzioni supplementari, prima fra tutte la possibilità di compiere veloci scatti di corsa in qualsiasi direzione, che ci consentiranno di evitare lo scoppio di una granata o di percorrere rapidamente un tratto di terreno allo scoperto.
Quel che differisce dall'avventura vissuta nei panni di Logan Keller é invece proprio la natura delle ambientazioni, che oltre che a Las Vegas avrebbero potuto essere localizzate in qualsiasi altra città americana del sud-ovest, da Phoenix a Denver. Più che battervi nei saloni illuminati di casino e sale da gioco come l'ultima volta, vi ritroverete il più delle volte sui tetti o nei piazzali di opifici, magazzini commerciali e interporti di smistamento merci, con appena qualche digressione “vegasiana” all'interno di night club e teatri, come se gli sviluppatori avessero voluto mostrare il lato nascosto e meno turistico della città del gioco, che solo gli appassionati della serie capostipite di CSI potevano dire, a tutt'oggi, di conoscere.
Ciò non vuol dire che gli ambienti di gioco, sfruttati anche come arene nel multiplayer, siano spogli o mal realizzati. La possibilità, anzi, d'interagire con almeno una parte degli oggetti inanimati, spaccando vetri e rovesciando bidoni, rappresenta senz'altro un buon passo avanti nell'ambito del realismo. Permane però la sensazione di un difetto di caratterizzazione che non avevamo provato nel corso del primo episodio di R6 Vegas.
Il comparto tecnico, tenendo alta la tradizione di qualità di Ubisoft, fa degnamente il suo dovere. Quel che ci dispiace, però, oltre al dover subire tempi di caricamento inaccettabili da una macchina next-gen (e vista la lunga installazione preventiva degna di un gioco da PC), presenti anche all'interno dei livelli e non solo tra uno e l'altro, é il dover constatare la presenza di magagne grafiche assenti nei titoli concorrenti (COD 4 e Gears of War, per fare un esempio), come il veder fluttuare le armi lasciate cadere dal nemico sul pavimento o il vederle compenetrare mura e ostacoli (lo stesso accade anche ai nemici, quando ad esempio si accostano ad una porta ancora chiusa). Il difetto non sparisce nemmeno installando la patch già disponibile sul Sony Network.
Al contrario, la colonna sonora si piazza al top della categoria, con musiche mai invasive e sempre appropriate e suoni ed effetti speciali tra i più verosimili mai sentiti in un videogioco. Anche il doppiaggio si fa onore, ben recitato e penalizzato solo da qualche eccesso di ripetitività (quando si dispone dello spazio di un Blue-Ray non é bello ascoltare le guardie raccontarsi tre volte di seguito la stessa storiella...).
Infine, doverosa in un titolo simile, s'impone una nota sul comparto multiplayer che, come ci si aspetterebbe, é completo ed in grado di saziare la fame di guerre virtuali del pubblico più sfegatato. Alle consuete ma mai disattese formule del deathmatch, tutti contro tutti e a squadre, e del capture the flag, si accompagna la formula a squadre per obiettivi (nelle tre modalità Team Leader, Demolition e Total Conquest), che ha fatto la differenza nel successo di tanti FPS tattici recenti o meno. Le partite sono aperte ad un numero massimo di 14 giocatori per volta, non tantissimi per la verità ma più che sufficienti a riempire arene comunque non certo sterminate.
Peccato che non sia più possibile affrontare la campagna in cooperativo con altri tre amici online. Il coop é previsto, ma con solo due partecipanti umani (gli altri due membri della squadra sono gestiti da uno dei giocatori, lasciando all'altro un ruolo da “fratello minore” non del tutto giustificabile).
In ogni caso la gestione delle lobby ed il motore di ricerca delle partite, attento ad inserirvi in scontri al vostro livello, mostra di aver appreso e corretto tutti gli errori del passato, garantendo a R6V2 una longevità online decisamente sopra la media.
La formula complessiva, dunque, si rivela ancora una volta valida e degna di considerazione da parte di tutti gli appassionati di shooter, hardcore o meno, permettendoci di consigliarvi l'acquisto senza riserve. Qualche segno di stanchezza, però, questo tipo di gameplay un po' sempre uguale a se stesso comincia a mostrarlo, portandoci ad escludere la possibilità di un terzo episodio con la stessa ambientazione e ad augurarci uno sforzo creativo da parte del team di sviluppo, che possa regalarci qualche novità assoluta in termini di gameplay nel prossimo capitolo della serie.
Rainbow Six Vegas 2
8
Voto
Redazione
Rainbow Six Vegas 2
Un seguito nel seguito. Non solo il titolo Ubisoft si accoda alla fortunata e ormai storica collana di Rainbow Six, ma sul modello di quanto già realizzato con il secondo capitolo di GRAW, si permette di creare addirittura una sorta di miniserie dedicata alla città del vizio, piazzando un grosso numero 2 dietro quel Vegas che aveva caratterizzato uno dei migliori tactical shooter degli ultimi tempi. Due anni sono passati dalla prima escursione del team Rainbow tra i casino e i grattacieli della Strip. La ricetta, però, non cambia, e il gioco si avvale della stessa formula di gameplay e del medesimo motore grafico Unreal che ci aveva deliziato nel capitolo precedente, primo a vedere la luce anche per console next-gen. Alla certezza di una qualità decisamente superiore alla media, però, si accompagna una certa sensazione di già visto che c'impedisce di esultare per questo nuovo R6 Vegas come ci capitò per il primo.