Rainbow Six Vegas

di Luca Gambino
Che Rainbow Six Vegas sia un autentico capolavoro lo si intuisce fin dai primi minuti di gioco. Un incipit narrativo dal tragico epilogo che lo lega per alcuni versi all'ultima avventura di Sam Fisher e che abbandona, almeno in questo primissimo livello, le anguste ambientazioni chiuse che hanno da sempre caratterizzato l'operato del Team Rainbow. Un primo livello che non solo presenta Logan Keller al comando della squadra (Chevez ha salutato la serie con Lockdown), ma che permette al giocatore di prendere confidenza con le nuove features introdotte in Vegas.

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Cosa fare a Las Vegas quando sei morto
La prima e più importante introduzione di RS Vegas è legata all'utilizzo del grilletto sinistro del pad, che permette al nostro personaggio di trovare rifugio dietro un qualsiasi elemento dello scenario, purchè sufficientemente grande per proteggerlo dal fuoco nemico. La telecamera di gioco a questo punto passerà in terza persona, permettendo al giocatore di migliorare la propria visuale sull'intero scenario di gioco dandogli modo quindi di scegliere la migliore soluzione. Tenendo sempre premuto il trigger sinistro si potrà quindi decidere di dare vita ad un semplice fuoco di soppressione, utile per tenere i nemici a distanza ma dalla scarsa efficacia, o tentare di sporgersi quanto basta dal proprio rifugio per centrare gli avversari con maggiore precisione. Una scelta, questa, che rimedia parzialmente ad un difetto riscontrato anche nell'ultimo Ghost Recon, che andava a penalizzare parzialmente l'esperienza di gioco. La seconda novità, riguarda la totale abolizione di una qualsivoglia barra di stato che indichi le condizioni di salute del nostro personaggio. Un po' come visto sia in Call of Duty 3 o in Gears of War, anche Ubisoft si appoggia sull'adagio che recita che "un po' di riposo è la cura per tutti i mali". Ragion per cui, una volta centrati dal fuoco avversario sarà sufficiente cercare riparo e lasciar passare qualche secondo per riprendere completamente la totalità delle nostre funzioni. Attenzione, però, perchè non sempre sarà semplice comprendere quanto vicini ci si trovi alla morte e spesso si tenderà a sottovalutare la gravità della situazione. È ovvio, però, che una scelta come questa modifichi in un certo qual modo le dinamiche di gioco, facendo prendere all'intera struttura una connotazione maggiormente arcade rispetto al passato, quando ci si ritrovava costretti, per esempio, a dover percorrere intere sezioni con il cuore in gola perché provvisti di una sola "mezza tacca" di energia.

Fortuna vuole però, che il gameplay di Rainbow Six Vegas risulti così coinvolgente e adrenalinico da non permettere al giocatore di soffermarsi a lungo su questi aspetti. Ubisoft riesce a tenere sempre vivo l'interesse nel gioco, grazie ad un connubio mai così saldo e ben riuscito tra plot narrativo e gameplay, dando alle stampe l'episodio più cinematografico dell'intera serie. Si prenda, per esempio, la fase conclusiva della prima missione, quando il nostro protagonista, ritenuto erroneamente morto, viene derubato di buona parte del suo arsenale. Una volta ripreso, lo dovremo guidare alla riconquista della libertà con solo a disposione una pistola con silenziatore. Va da sé che i primi scontri con i nostri nemici dovranno essere basati più sulla precisione e sulla salvaguardia dei proiettili e certamente non sulla forza bruta, almeno finchè non saremo in grado di rubare loro un armamento adeguato. Dopo una normale missione nelle assolate lande messicane (Ubisoft ha indivuduato nel Sudamerica una buona parte dei problemi planetari), il team Rainbow viene a conoscenza di un piano che prevede un attacco massiccio a tutti i casinò di Las Vegas. E questo è solo la punta dell'iceberg, perché nel corso delle missioni si verrà a conoscenza di ulteriori retroscena che allargheranno, e di molto, il livello dello scontro. Inutile dire che tutto questo aumenterà il livello di coinvolgimento del giocatore, trasportato di peso al centro dell'azione e incastonato alla perfezione all'interno di un sistema di gioco che gli ruota perfettamente attorno fino al Game Over.


Come da tradizione si potranno impartire ordine ai propri membri del team, tramite d-pad o attraverso l'immancabile supporto vocale che, a patto possiediate un perfetto inglese, vi permetterà di ordinare ai vostri sottoposti di recarsi in un determinato punto, assegnare loro i bersagli o obbligarli ad una ritirata tattica. Buona prova anche da parte dei nostri avversari, mossi da una IA fortemente scriptata (e che ben si sposa con la struttura trial & error da sempre legata al brand) ma che mai come questa volta è capace di dare filo da torcere anche al livello minimo di gioco.

Enjoy the Silence.
Titolo sarcastico, questo, che vuole evidenziare come ancora una volta la scelta di dotare i nostri nemici di un set di frasi "random" non sia forse una scelta azzeccata, dal momento che spesso tali frasi tendono a coprirli di ridicolo e di conseguenza vanno a raffreddare situazioni che, al contrario, vorrebbero creare un clima di maggiore tensione. Ottimo invece il supporto vocale dei personaggi comandati, così di buona fattura il set di effetti sonori utilizzati. Dove invece Vegas si presenta in gran spolvero è sul versante grafico, grazie ad un motore che riesce a gestire alla perfezione tanto gli ambienti esterni (come nella prima missione), tanto quelli al chiuso all'interno dei casino, dove i grafici Ubisoft hanno svolto un lavoro assolutamente incredibile per ricostruire alla perfezione gli ambienti tipici dei "locali del peccato" della capitale del divertimento a stelle e strisce. Luci sfavillanti e colori quasi psichedelici accompagneranno il giocatore per buona parte della durata del gioco, dando ulteriore prova di forza delle capacità grafiche della console Sony che dimostra di reggere egregiamente l'intero carico di lavoro, pur pagando qualcosa in confronti alla xbox360 in termini di frame rate.

Poniamo infine l'accento sull'ottimo multiplayer che non solo vede l'introduzione della modalità "attacco e difesa" e di tutte una serie di mappe aggiuntive rispetto alla controparte Microsoft (scaricabili comunque tramite il servizio Live). Dispiace invece notare l'evidente downgrade, specialmente nei modelli poligonali, a cui è stato sottoposto l'intero pacchetto grafico di RS Vegas, in favore di una fluidità di gioco pressoché costante e senza l'ingombrante presenza del lag. Da segnalare infine la curiosa possibilità lasciata ai giocatori passati a miglior vita (e quindi configurati come spettatori) di poter continuare a comunicare con chi è ancora in gioco, e potendo dare loro quindi ottimi suggerimenti sulla posizione degli avversari. Curioso...

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