Rambo: The Video Game

di Davide Ottagono
La vita da civile, per Rambo, non esiste. La trilogia cinematografica (perché non esiste un quarto film, vero?) si sarà anche conclusa nel 1988, ma per il reduce del Vietnam non c'é pace. Il titolo di Reef Entertainment, ispirato all'intramontabile opera di Stallone, dissotterra un vero e proprio dinosauro dei tempi passati e lo ripropone in un videogame che - detto tra noi - non ha palesemente alcun senso d'esistere. Reef non solo arriva in ritardo di vent'anni, ma immette sul mercato un prodotto svogliato, pieno di lacune e - tanto per citare il Colonnello Trautman - leggermente "rammollito". In questo Rambo: The VideoGame c'é qualcosa di profondamente sbagliato, ed é lampante fin dai primi minuti: grafica arretrata, gameplay scontato e numero di contenuti davvero risibile. Insomma, non si presenta nel migliore dei modi, e la sua natura di progetto a basso costo ci viene sbattuta in faccia fin dal filmato di presentazione. Sia chiaro, non c'é nulla di male ad avere pochi stanziamenti e a presentarsi sugli scaffali come "piccolo prodotto", ma almeno avere la decenza di proporsi ad un prezzo onesto. Vero, 40 Euro sono sicuramente meno di quanto siamo abituati a spendere per i tripla-A al day-one, ma sugli Store digitali troviamo facilmente a 10 Euro roba migliore (e, soprattutto, più lunga) di questa barzelletta.



Tolto questo primo dente, vediamo di analizzarne meglio l'offerta. Rambo: The VideoGame si presenta come un vecchio "sparatutto su binari" in cui avremo solo ed esclusivamente il comando del mirino dell'arma, mentre gli spostamenti saranno lasciati alla CPU. Per intenderci, un po' come molti vecchi cabinati da sala giochi. Per quanto già l'idea non ci entusiasmi tanto - soprattutto senza una pistola da usare come periferica - ci siamo lo stesso avvicinati a questo gioco senza alcun pregiudizio e tappandoci le orecchie di fronte a qualunque discorso lo vedesse paragonato a pattumiere o servizi igienici in ceramica. La verità? Sì, é pietoso. In sua discolpa, però, possiamo dire che c'é di molto peggio in giro. una scusante? No di certo, ci mancherebbe.

Il gioco ci metterà nei panni di Rambo (ovviamente) e ripercorrerà l'intero arco dei primi tre film. A dirla tutta, per quanto davvero striminzita, la riproduzione di alcuni degli spezzoni più famosi é piuttosto fedele, e di questo dobbiamo dargliene atto. In fin dei conti, é proprio su questo che Rambo: The VideoGame fa leva: i bei ricordi lasciati dal personaggio e la possibilità di riviverli in prima persona (pur senza avere chissà quanta libertà decisionale). Per quanto il sistema di base sia ripetitivo e senza fantasia, infatti, a volte ci si ritrova a proseguire solo per vedere come é stata ricreata una certa scena, ed é già una piccola vittoria. Basterà però essere fan di Rambo per soprassedere a tutto il resto?

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Non sempre, purtroppo, partendo già dalla durata. Non ci siamo informati bene, ma forse ci troviamo davanti ad un nuovo Guinness World Record in negativo. Per quanto il gioco possa trattare di un'intera trilogia cinematografica, fa infatti alquanto ridere notare come duri quanto un solo episodio. No, non stiamo esagerando. Il cronometro finale, infatti, segnava la ridicola cifra di 3 ore di giocato. 3 ore che in realtà sono anche meno, se si considera che il vertiginoso picco di difficoltà dell'epilogo ci ha portato via un'oretta buona. Al netto delle morti, in pratica, stiamo parlando di un prodotto lungo mediamente un paio d'ore, senza segreti da raccogliere e con una rigiocabilità interamente basata su un sistema di classifiche. Nel menù principale possiamo accedere anche alle "Sfide di Trautman", incarichi extra che ci permetteranno di sbloccare migliorie dell'equipaggiamento, capaci nel loro piccolo di iniettare una piccola dose di longevità al tutto. Certo, si tratterà di ripetere i medesimi livelli della campagna principale, ma delle regole rinnovate - come essere costretti ad inanellare solo colpi alla testa, o a mettere fuori gioco i nemici esclusivamente con metodi non letali - riescono quasi a renderli più interessanti. Nel caso vogliate cimentarvi, quindi, considerate un'oretta o due in più da aggiungere al totale.

Ironicamente, del gameplay in sé c'é davvero poco da dire. Come specificato in precedenza, si tratta di uno sparatutto su binari che più classico non si può. Dall'inizio alla fine non si farà altro che seguire gli spostamenti del protagonista di riparo in riparo, stanza dopo stanza, e bersagliare chiunque ci si pari davanti. Tra l'altro, in alcuni punti potremmo anche decidere di nasconderci dietro qualche oggetto, così da riprendere fiato o ricaricare l'arma in tutta tranquillità. La ricarica stessa é un elemento da tenere sempre sott'occhio: ad ogni cambio di caricatore, infatti, innescheremo un mini-gioco in cui verranno messi alla prova i nostri riflessi. Qui, saremo chiamati a bloccare un segnalino in un'apposita sezione al centro dello schermo. In caso di riuscita, guadagneremo proiettili extra per tutto l'utilizzo del prossimo caricatore. Sbagliando il tempismo, invece, potremo persino ritrovarci con l'arma inceppata. Questo, unito al massiccio utilizzo di coperture e alla possibilità di entrare in modalità Furia (e ad una difficoltà media di certo non bassissima) riesce un paio di volte a tramutarsi in qualcosa di "vagamente appassionante".



A lungo andare, però, i limiti di progettazione ed una fantasia non sempre impeccabile si fanno sentire sempre più. Qualche script qua e là spezzetta la monotonia del tutto, ma solo fino ad un certo punto. Per non parlare delle vergognose sequenze in Quick Time Event, forse tra le più stupide mai apparse in un videogioco. Ci sono addirittura alcune scene - spropositatamente lunghe - in cui non dovremo far altro che schiacciare un unico tasto e attivare il tristissimo script pre-programmato, senza alcuna possibilità d'errore. E non parliamo di eventi sporadici, ma di veri e propri livelli interamente pensati in questa maniera. La risibile e sporadica parvenza di stealth che vuole trasmettere questo aborto su binari, poi, é davvero impossibile da spiegare a parole. Fidatevi di noi quando diciamo che in più punti ci siamo sentiti in imbarazzo per gli sviluppatori stessi, e che é un insulto a tutto quello che Metal Gear Solid o Thief hanno rappresentato per questo mercato.

Dulcis in fundo, il lato tecnico. Dobbiamo dirlo, Rambo: The VideoGame risulta coerente con sé stesso e, così come nel gameplay, anche nell'aspetto grafico/sonoro c'é poco da salvare. Nonostante gli ambienti non siano poi così male, sarà facile incappare in rallentamenti, pop-up e bug visivi di ogni genere. Per non parlare dei personaggi; siamo forse di fronte a modelli paragonabili a quelli dell'era PS2, se non peggio. E, ironia delle ironie, Rambo é anche quello peggiore di tutti. Il comparto sonoro si bea di soundtrack ripescate direttamente dai film - ma riutilizzate di continuo in maniera esasperata - e di un doppiaggio addirittura registrato da quello di repertorio. Discorso a parte per la totale assenza di Intelligenza Artificiale. I nemici, come il protagonista, si muovono infatti su percorsi predefiniti ed invariabili, si fissano in un posto incapaci di prendere qualunque iniziativa e, con una mira degna di un sonnambulo sotto acido, tentano continuamente di darci del filo da torcere, fallendo miseramente. La difficoltà, a conti fatti, deriva più da trucchetti beceri - come la sovrabbondanza di avversari nelle arene - che da una vera e propria sfida ben progettata. un po' come sparare alle paperelle del Luna Park, con la differenza che lì, almeno, potrete vincere qualche peluche da regalare alla vostra ragazza. In Rambo, invece, solo noia.