Ratchet & Clank: Up Your Arsenal

di Giuseppe 'Sovrano' Schirru
Ratchet & Clank: Up Your Arsenal si allontana tanto dall'essere un semplice platform quanto dall'essere un gioco ordinario. Col terzo episodio la serie raggiunge la maturità qualitativa che pochi esponenti della categoria possono vantare, dimostrandosi prepotentemente anticonvenzionale e ostentando atteggiamenti anticonformisti. Originale e ribelle nei soliti schemi che accomunano i platform 3D, il prodotto Insomniac ha la sfacciataggine di uscire dai costumi correnti, dando un calcione nel fondoschiena agli stereotipi che oramai affollano le ultime produzioni brulicanti di luoghi comuni. R&C comincia a uscire dagli schemi già dalla trama, che evita come la peste insulsaggini del calibro "salva la patetica principessa di turno dal patetico cattivo di turno superando gli ostacoli di turno e arrivando al finale melenso e patetico" (le ripetizioni non sono casuali) e inverte la formula inserendo quella verve comica con cui solo Rayman 3 (Ubisoft, 2003) era riuscito non troppo recentemente a incollarci allo schermo fino ai titoli di coda.

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Se non lo si fosse ancora capito, quello trattato è un titolo sopra le righe. L'andamento delle missioni non segue sempre il medesimo canovaccio, perché il gameplay è eclettico, quasi enciclopedico nel riunire in sé tantissimi generi. A tratti ragionato, altre volte fracassone, R&T3:UYU: UYU non solo abbraccia tutte le tipologie di platform finora viste, ma esce prepotentemente dai sentieri solitamente battuti. Con vigorose pennellate i programmatori disegnano un quadro d'insieme che ha del disarmante nel proporre soluzioni nuove, non certo implementate con timidezza ma con una spavalderia tipica di chi sa il fatto suo. Il divertimento viaggia sul filo stabile dei combattimenti contro orde di nemici, di show televisivi con percorsi della morte dove arrivare illesi alla fine, situazioni dove guidare scimmie golose di banane o robottini da mandare in avanscoperta, o lanci da quote altissime schivando missili o arene dove "ne rimarrà soltanto uno". Tutto all'insegna della varietà, perché R&T3:UYU, mentre gli altri appaiono sullo sfondo della prevedibilità e della ripetitività, sceglie un altro scenario e riesce a dimostrarsi vario, mai banale e alquanto originale, un collage di situazioni e audacie ludiche che obbligatoriamente siamo portati a definire vincente.

Non è tutto. R&T3:UYU: UYU riesce anche ad andare fuori moda e riesumare il vecchio stile 2D, facendocelo apprezzare in sezioni platform al comando del capitano Quark. Tra gag e siparietti esilaranti di personaggi ottimamente caratterizzati, una storyboard riuscitissima e dei dialoghi d'eccezione, il terzo capitolo diventa un kolossal di risate senza andare a scadere nella volgarità, dona maggiore enfasi alle sparatorie senza essere accusato di ripetitività e inserisce la modalità online, non certo un orpello ludico o un espediente da poco per aumentare la longevità ma una sezione davvero curata che da sola vale il prezzo del biglietto. Con numerosi sezioni di natura da action guerrafondaio, il termine platform, arrivati a questo terzo episodio comincia a stargli parecchio stretto: la predominanza delle sezioni sparatutto porta a considerare l'eventualità di una diversa definizione, magari inserendo il titolo nel genere action, genere che solitamente cade nel baratro della ripetitività (Devil May Cry, Capcom) o della banalità, mentre stavolta riesce a evitare l'ormai prevedibile scivolone.


Il ritmo è veloce e frenetico, ma cala drasticamente in sezioni che hanno un andamento più ragionato. Vien fuori un saliscendi di adrenalina che deriva dall'alternarsi di situazioni, ora più fracassone con nemici che spuntano da ogni dove, quando e perché, ora più statiche perché siamo camuffati da tirannoidi e ci infiltriamo nella base nemica cercando di non essere scoperti. Ruolo fondamentale, ancora una volta, è attribuito alle armi, utili sia per sbarazzarsi dei nemici senza troppe cerimonie, sia per interagire con le ambientazioni al fine di aprire passaggi, spostare laser e via discorrendo. Ancora una volta stupisce l'ottimo bilanciamento delle stesse, ma soprattutto l'utilità di ognuna di esse, la cui fruizione si rivelerà utile a seconda delle situazioni e dei nemici che ci si presenteranno davanti. La possibilità di potenziarle è un incentivo a ritornare in ambientazioni già superate, magari per collezionare un buon numero di bulloni da spendere nel rivenditore di fiducia o comprare una nuova tuta, o magari pure una nuova astronave.

Se non fosse per il joypad nero che teniamo in mano, ci verrebbe difficile credere che a far girare tutto questo turbinio di poligoni su schermo sia l'esile console di casa Sony, stavolta costretta a fare gli straordinari. Eppure, nonostante le ambientazioni bellissime e la grandissima estensione che le contraddistingue per tacere del numero spropositato di nemici su schermo i cali di frame rate sono solo un vecchio ricordo, perché il motore grafico và che è una meraviglia. Se poi aggiungiamo alla lista dei pregi delle animazioni a dir poco superbe, giochi di luci ed effetti speciali da capogiro, o ancora un level design d'eccezione, allora possiamo tranquillamente affermare che la PS2, se affidata a mani capaci, ha ancora molto da dire. Il sonoro è poi un altro gioiello che delizia l'esperienza del giocatore: musiche azzeccatissime, effetti sonori ad altissimi livelli e voci digitalizzate per dialoghi esilaranti. Il commentatore fuori campo negli show televisivi, gronda di stile.

Sicuramente uno dei migliori platform che ci sia mai capitato tra le mani. Fracassone, egregiamente bilanciato, vario e ben articolato, una lezione di stile da parte degli Insomniac Games che svolgono il loro compito in maniera impeccabile, senza sbrodolare in incertezze di alcun tipo. La pluralità delle meccaniche di gioco implementate è una soluzione davvero redditizia, affiancata all'uso di due pezzi da novanta al fine di diversificare il gameplay (R&C sono ora due eroi intergalattici), una trama divertente e dei personaggi ottimamente caratterizzati che proiettano il nostro sguardo verso i suoi diretti avversari mentre un brivido gelido pervade le membra del baffuto idraulico. E Mario trema!