Recensione Borderlands 3
Sabbia, sudore e sangue made in Gearbox
Dopo il mezzo palso falso del Pre Sequel e l’immancabile collection per portare sulla nuova generazioni i vecchi episodi, Gearbox era chiamata a presentare qualcosa sul piatto, soprattutto che non puzzasse di minestra riscaldata. Borderlands 3 aveva quindi sulle spalle una responsabilità non poco, soprattutto perché dopo i passi falsi di giochi come Battleborn e We Happy Few, il successo nella casa di Randy Pitchford manca da un po’ di tempo.
Possiamo invece rassicurarvi sul fatto che quanto trovato su Pando (e non solo), ci ha davvero convinto. Non solo abbiamo ritrovato quella formula di gioco schietta, robusta e diretta che abbiamo avuto modo di ammirare nei primi due episodi, ma abbiamo trovato anche tante novità interessanti che pur non stravolgendo la formula di gioco originale, riescono a rendere ancora più interessante Borderlands 3. Una su tutte: i villain del gioco sono due streamer…fantastico.
Sorvoliamo sulla trama, non tanto perché questa non abbia una suo significato all’interno dell’economia di gioco, quanto piuttosto perché non vogliamo togliervi la sorpresa di ritrovare tantissimi personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso di questa saga. Preparatevi a ritrovare il Claptrap, Lilith, Moxxi e tanti altri all’interno delle 25 ore (ma possono essere anche molte di più) che vi aspettano su Pandora e su altri pianeti del sistema di Borderlands. Tutti ricchi di missioni, nemici da eliminare e, ovviamente, cripte da saccheggiare.
Come detto anche in precedenza la formula di gioco non è cambiata nella sua natura più essenziale. CI troviamo di fronte ad un “Shoot e loot” che vi vede nella posizione di far fuori centinaia di nemici e creature ostili, al fine di poter recuperare dai loro cadaveri munizioni, nuove armi, gadgets e ovviamente soldi. Non solo, perché il vastissimo mondo di Pandora (e non solo), sarà sempre ricco di territori da esplorare alla ricerca di casse e nuovi avamposti da saccheggiare. Questa volta, però, oltre che alla continua ricerca dell’arma migliore per assecondare il vostro stile di gioco (esistono, letteralmente, migliaia di armi differenti), il nostro personaggio potrà anche cercare di migliorare le proprie dotazioni personali attraverso una crescita personale davvero ben strutturata e sicuramente migliore rispetto ai capitoli precedenti.
Anche questa volta potremo scegliere tra quattro differenti classi di giocatore, ognuno dei quali dotati di particolari poteri e attitudini da far valere sul campo di battaglia. Abbiamo trovato particolarmente interessante Flak, che ha dalla sua la possiblità di poter addestrare degli animali da battaglia che lo affiancheranno nel corso di ogni missione. Un secondo personaggio che si muove in maniera del tutto indipendente da voi (anche se potrete impartire semplici ordini); capace non solo di incidere sul combattimento stesso, ma anche più semplicemente attirare il fuoco nemico mentre voi sgattaiolate alle spalle per finire il lavoro. Tutto questo porterà in dote diversi punti esperienza che potrete spendere all’interno di una ricca skilltree che consentirà di dirigere il vostro stile di gioco verso una direzione ben precisa.
Il sistema di Gearbox funziona alla perfezione perché risulta essere al contempo profondo e divertente. Al di là della follia più totale che ci troveremo davanti (chi conosce Borderlands sa benissimo di cosa stiamo parlando), il modello di gameplay applicato è, al contrario, ben approfondito e bilanciato. Soprattutto se e quando deciderete di aprire le porte ai vostri amici (ma anche semplici sconosciuti), cooperando per portare a termine l’avventura principale. Lì potrete capire davvero come ben si sposano tra di loro le varie caratteristiche dei personaggi e il divertimento, e la soddisfazione, è assicurata.
Quello che forse funziona meno è un po’ un senso dell’umorismo che dovrebbe essere un po’ rinfrescato. Intendiamoci, la mezza risata te la strappa comunque, ma al contrario dei primi episodi della saga, qui un certo tipo di battuta o gag “la vedi arrivare”, con buona pace dell’effetto sorpresa. Ma non è sicuramente un problema, dal momento che il focus del gioco è sicuramente spostato verso l’azione pressochè costante, alla continua ricerca di nuovo materiale da utilizzare (il setup della vostro giocatore sarà praticamente continuo fino alla fine del gioco).
Soprattutto perché ogni arma che vi troverete tra le mani avrà una sua caratteristica d’utilizzo (quasi una personalità, se vogliamo), ben diversa e marcata rispetto alle altre. A volte vi troverete a sacrificare strumenti sulla carta ben più potenti favorendo magari una maggiore maneggevolezza, o l’inserimento di un plus elementale che la contraddistingue da chi promette una bocca da fuoco di prestazioni più elevate. Insomma, alla fine ci metterete molto del vostro, e questa è una di quelle cose che segnano nettamente la differenza tra Borderlands e gli altri shooter. Ogni arma avrà un suo rinculo, una sua predisposizione a ondeggiare una volta presa la mira, oppure sarà potentissima ma lenta nella ricarica. A voi trovare il loadout giusto per il vostro modo di giocare.
Tecnicamente ci troviamo di fronte ad un titolo che sicuramente non brilla per la sua forza bruta in termini poligonali, quanto piuttosto sulla sua caratterizzazione fumettosa che è diventata la caratteristica principale del gioco. E’ quindi difficile parlare di caratteristiche tecniche avanzate, ma è sicuro che quanto messo in campo da Gearbox è sicuramente un gioco senza troppi problemi di framerate (il gioco è stato testato su una Xbox One X) che pur non facendo urlare al miracolo, riesce a portare a casa il suo degno lavoro. Ottimo invece il livello di doppiaggio, che riesce perfettamente a trasferire il clima di assoluta follia che permea tutti i personaggi e le situazioni che troveremo nel corso della nostra avventura. Se il Pre Sequel vi aveva in qualche modo allontanato da Borderlands, forse è arrivato il momento di fare pace con Gearbox. Borderlands 3 è una vera lettera d’amore per i suoi fans.