Recensione Dragon Ball Z: Kakarot
CyberConnect2 ripercorre la storia del famoso saiyan cresciuto sulla Terra
Quante volte ci siamo trovati di fronte a opere videoludiche adattate da altri medium d’intrattenimento? Probabilmente moltissime volte, inutile negarlo, ma quante di queste sono risultate così sul pezzo al punto di farci accantonare qualsivoglia difetto, e vederne solo i lati positivi? Sicuramente molte meno.
Ed è un po’ quello che è successo con Dragon Ball Z Kakarot, nuovo adattamento videoludico della saga omonima che dagli anni ’80 a oggi ha collezionato un traguardo di successi planetari, venendo riconosciuta come una delle serie più famose pubblicate sulla rivista giapponese Weekly Shonen Jump.
CyberConnect2 ha cercato di sfruttare una formula simile a quella utilizzata con i giochi su Naruto, imbrigliando la potenza del racconto della saga Z in un action game alla Xenoverse, ma con forti contaminazioni ruolistiche sulla gestione dei personaggi. Il risultato? Una sfera Genkidama sui denti!
CAMBIARE CHIAVE DI LETTURA
Come accennato nel prologo, Dragon Ball Z Kakarot ci permette di ripercorrere la storia di Goku nella saga Z, quella parte di racconto che inizia con l’arrivo dei Saiyan sulla Terra, concludendosi varie peripezie dopo tramite lo scontro con Majin Bu. Questa saga è molto cara ai lettori del manga, una chiave di lettura importante soprattutto quando si tratta di prodotti tratti da altre opere.
A differenza di Xenoverse, il gioco di CyberConnect2 cerca di porre l'accento non solo sulla fase dei combattimenti (che in FighterZ ha raggiunto vette inarrivabili, inutile negarlo), ma anche e soprattutto su quella dell’esplorazione che, in questo caso diventa parte del racconto occupandoci una grandissima fetta di tempo grazie alla costruzione di aree di ampio respiro, che possono essere criticate giusto per la poca quantità di dettagli o attività da svolgere.
Affrontando la storia il giocatore scoprirà naturalmente gran parte delle macroaree esplorabili, comprendendo con un tutorial immediato tutte le caratteristiche che accompagnano il sistema di avanzamento del gioco, basato sulla ricerca dei gettoni Z e sulla possibilità di completare incontri randomici e/o missioni secondarie per ottenere anche punti esperienza.
Proprio come un gioco di ruolo, DBZ Kakarot ci accompagna con un buon ritmo, facendoci perdere però parecchia dell’enfasi collezionata durante gli scontri per via di un sistema di caricamento piuttosto fastidioso, giacché ci costringe a osservare spesso la schermata di caricamento passando da una macroarea all’altra, oppure dopo alcune fasi di combattimento presenti nella storia.
Sul fronte ruolistico abbiamo trovato interessante il menù Comunità, essenzialmente un diagramma ad albero dove è possibile incastonare dei particolari emblemi, pronti ad incrementare le statistiche dei nostri personaggi durante l’esplorazione o il combattimento.
POCO SOTTO I 9000
Se da un lato la presenza di attività collaterali riesce a rendere ricca l’offerta sul fronte ludico, dall’altra si può facilmente arrivare verso quel labile limite dove il troppo finisce per storpiare. Le diverse missioni secondarie conferiscono al gioco un valore aggiuntivo limitato, utile probabilmente solo a ottenere qualche collezionabile accompagnato da oggetti extra e punti esperienza, un pot-pourri che finisce per essere anche piuttosto ripetitivo.
Sul fronte grafico ci troviamo davanti a una buona resa del fascino immaginifico del manga, anche qui inarrivabile FighterZ per disegni e ispirazione, ma comunque un buon tentativo di conversione che riesce a costruire un piccolo open world convincente (seppur spoglio), che però non regge lo stesso passo nella parte più fiacca dedicata ai combattimenti.
Ecco, forse sul fronte più clou di Dragon Ball, DBZ Kakarot finisce per conferire al giocatore un retrogusto fin troppo arcade, semplificato insomma all’osso col fine di rendere l’esperienza divertente ma troppo lineare. Le meccaniche di combattimento diventano una sorta di nota a margine del gioco, un intervallo che funge da riempitivo tra una cutscene e l’altra. A onor del vero, ci tocca fare un plauso alla costruzione di quest’ultime in merito alla storia, una chicca che si intravede già dal video introduttivo al lancio del gioco che ripercorre le note di “Cha-La Head-Cha-La”.