Recensione Indivisible
Una autentica perla nascosta
Cerchiamo di mettere per un momento da parte il palcoscenico su cui si avvicendano i nomi più famosi del panorama videoludico mondiale e ricordiamoci che esiste un sottobosco variegato e fertile in cui si trovano gli sviluppatori indipendenti. In un periodo in cui sviluppare un gioco Tripla A richiede un mastodontico sforzo monetario e un rischio d’impresa non certo adatto ai deboli di cuore, gli studi indipendenti hanno saputo ritagliarsi un importante spazio nell’animo dei giocatori grazie alla propria fantasia e alla capacità di porsi davanti allo sviluppo con lo sguardo privilegiato dei giocatori stessi. Inutile mettersi a stilare una lista dei prodotti indipendenti più riusciti e famosi, ma l’importante è prendere atto che tali progetti hanno (giustamente) raggiunto un livello di fama segno dei classici sviluppatori. In questo variegato panorama, i ragazzi di Lab Zero hanno saputo conquistarsi una fetta di spazio grazie a quanto di buono fatto con SkullGirls, tanto che la community mondiale ha subito drizzato le antenne all’annuncio di un loro nuovo progetto: Indivisible.
Il gioco ci immerge nei panni di Ajna, una eroina che, lo diciamo senza mezzi termini, visivamente ci ha sin da subito richiamato alla mente la mitica Nadia del Mistero della Pietra Azzurra. E se non sapete di cosa e di chi stiamo parlando, correte a fare una prepotente immersione negli anime degli anni ‘90. Ad ogni modo, lasciando Nadia nell’olimpo del nostro citazionismo, l’incontro con Ajna ci lancia immediatamente in una trama che prende il via dalla classica invasione da parte di una forza straniera al villaggio della nostra protagonista che, in men che non si dica, si troverà orfana e costretta a lanciarsi in una battaglia contro il malvagio (ma ne siamo così sicuri?) Ravannavar. Tutto molto stereotipato, direte voi, se non fosse che oltre ad essere una ottima combattente, Ajna ha il potere (non propriamente controllabile) di imprigionare dentro a un suo mondo parallelo personale, un gruppo di persone che, volenti o nolenti, si ritroveranno ad aiutarla nella sua impresa.
Il primo impatto con Indivisible è sicuramente legato al suo aspetto grafico, con una moltitudine di colori che non fanno mistero di prendere spunto dai migliori anime giapponesi, sia dal punto di vista cromatico che da quello legato alla animazione. In secondo luogo veniamo trasportati in una ambientazione in cui il gameplay si divide tra esplorazione e combattimento. La prima segue in modo abbastanza fedele le orme degli ormai famosissimi “metroidvania”, una tipologia di prodotti che sfrutta il movimento in due dimensioni su mappe a evoluzione orizzontale e verticale tra salti e movenze in puro stile platform. Il combattimento, a differenza della tradizione, vive in un ambiente totalmente indipendente da quello esplorativo. una volta incrociato un nemico potrete (dovrete…) ingaggiare battaglia con un repentino cambio di schermata che porterà il focus in un vero e proprio corpo a corpo, in un modello ad arene tanto caro ai classici JRPG.
Ajna, sebbene estremamente sicura di sé al punto di sfiorare la sbruffonaggine, non combatterò da sola, ma in compagnia di una folta schiera di amici e non che si ritroveranno a sostenerla spalla a spalla. Come abbiamo detto, la nostra protagonista ha il potere di accedere a un mondo parallelo tutto suo che, di fatto, esiste nella sua mente ma ha ripercussioni reali nell’universo di gioco. In un modo che non sarà ben chiaro nemmeno a Ajna stessa, alcuni personaggi incontrati verranno risucchiati in questa dimensione parallela per essere richiamati all’azione quando sarà il momento di menare le mani, salvo il fatto che Ajna potrà in qualsiasi momento farvi un viaggio per scambiare quattro chiacchiere coi suoi impotenti compagni di avventura. Ad ogni modo, una volta incontrato un avversario, daremo il via alla battaglia portando sul campo un massimo di quattro personaggi, ognuno legato ad uno dei pulsanti del pad. Abbiamo testato il titolo su PlayStation 4 e quindi i nostri combattenti erano gestiti dai classici bottoni “triangolo cerchio ics e quadrato”. Ogni personaggio viene chiamato in causa dal proprio pulsante sia per parare gli attacchi avversari che per scatenare i propri colpi (con diverse varianti derivate dall’uso della leva analogica sinistra), andando a riprendere una tipologia di gameplay che ricalca il bellissimo Valkyrie Profile. Non è assolutamente una esagerazione dire che il combat system è un omaggio allo storico titolo di Tri-Ace, con tanto di utilizzo di una barra caricabile che permette in base alle proprie scelte di scatenare i poteri speciali di ogni compagno.
Certo, non aspettatevi una profondità narrativa e di gioco paragonabile a quella della pietra miliare sopra citata, ma una ottima divagazione sul tema con uno stile molto più scanzonato e meno drammatico. Potrete incontrare tanti personaggi da ospitare nel vostro mondo interiore, non tutti caratterizzati alla perfezione, ma mediamente soddisfacenti e ben realizzati, per un cast di tutto rispetto. Peccato non sia altrettanto equilibrato il gameplay, dove con il passare delle ore (20 circa per finire il gioco con la dovuta attenzione) ci si rende conto di come la crescita dei personaggi sia sproporzionata rispetto alle forze avversarie, con i combattimenti che diventeranno via a via sempre meno impegnativi. Ajna e compagnia bella, tra l’altro, miglioreranno meramente per quanto riguarda la forza bruta rendendo un pochino piatto il sistema di crescita. La fase esplorativa invece mantiene costantemente un ottimo livello qualitativo, grazie a una cura certosina da parte degli sviluppatori nel rendere godibile e precisa ogni mossa della nostra protagonista in mezzo alla mappa di gioco.
Visivamente, come accennato nelle prime righe dell’articolo, Indivisible offre un impatto ottimo che, sebbene in una produzione senza budget particolarmente elevati, ci ha deluso solo nella scarsità delle ombreggiature, elemento che curato al meglio avrebbe potuto dare più profondità generale. Innegabilmente da lodare, però. la direzione artistica e la resa di ogni singolo personaggio, grazie a un chara design attento a rendere unico ogni protagonista. Buono il doppiaggio (inglese, con tutti i testi in italiano) mentre le musiche non ci hanno infastidito ma nemmeno estasiato.
Insomma, Indivisible è davvero un buon gioco, anche prendendo atto della sua natura indipendente (e del fiuto di 505 Games nel dargli una distribuzione professionale), ma soffre di alcuni difetti che non gli permettono di aspirare alla assoluta eccellenza. Poco male, perché il gioco c’è e si lascia fruire con piacere. Se cercate un buon metroidvania non dovete lasciarvelo scappare e se poi siete tra i fan di Valkyrie Profile, l’acquisto è d’obbligo, così come se siete alla ricerca di una esperienza di gioco fresca e dinamica.