Recensione Iron Danger: il tempo non risparmia nessuno
Una vera corsa contro il tempo
Oggi come oggi capita molto spesso di sentir parlare di “giochi di ruolo”. Questa tipologia di giochi, o videogiochi in questo caso, hanno accompagnato i pomeriggi della maggior parte di noi per un sacco di anni, evolvendosi in più direzioni e attingendo voracemente anche da altri generi.
Ne abbiamo viste di cotte e di crude, seguendo a tempi alterni le diverse tendenze del momento, ma difficilmente nel nostro percorso abbiamo trovato una meccanica interessante come quella di Iron Danger, titolo sviluppato da Action Squad Studios che mira a convertire il tempo in una sorta di arma.
Siete curiosi di sapere come?
IL TEMPO NON RISPARMIA NESSUNO
Il mondo fantasy di Iron Danger non cerca di nascondersi alle spalle di trame arzigogolate o troppo complesse da capire, ma al contrario cerca di inscenare la più classica delle storie dove il bene, rappresentato dalla protagonista Kipuna e i suoi compagni di viaggio, deve scontrarsi contro il male proveniente dal Nord. Non si tratta purtroppo dei wendol (qualcuno ricorda i mangiatori di morte di Crichton?!), ma di un esercito accompagnato da una strega che vuole invadere le regioni di Kalevala per conquistarle.
Come anticipato qualche riga sopra, noi giocatori siamo chiamati a vivere questa esperienza tramite gli occhi di Kipuna, una ragazza che per colpa di una serie di sfortunati eventi rimane uccisa durante una delle tante scorribande dell’esercito del Nord. Il caso vuole, però, che l’evento funesto si riveli in realtà miracoloso: il frammento di pietra che ha ucciso la giovane risveglia in quest’ultima la capacità di manipolare lo scorrere del tempo.
Ed è proprio in questo frangente che emerge con forza la scelta di gameplay degli sviluppatori, una scelta che converte il solito senso di conservazione del giocatore, spesso caratterizzato dalla scelta spasmodica di mettere in pausa il gioco per trovare una soluzione ai combattimenti del caso, per dare libero sfogo a una strategia tattica di più ampio respiro.
Che vuol dire? Semplice. Kipuna e i suoi compagni di avventure hanno in dotazione delle abilità da poter usare durante lo scontro. Ognuna di queste abilità, accompagnate dal movimento o dalla semplice attesa, vengono “segnate” su una linea temporale apposta sulla parte inferiore dell’interfaccia, e toccherà a noi consultarle a dovere al fine di fare la scelta giusta al momento giusto.
Potrebbe sembrarvi facile, e lo è alle difficoltà più basse, ma in realtà questo sistema può rivelarsi anche controproducente, giacché le varie missioni poste sulla nostra strada ci metteranno alla prova senza darci un attimo di respiro. Quando infatti effettuiamo una scelta per Kipuna, il suo compagno resta fermo fino a nuovo ordine, ed è qui che entra in gioco l’abilità del giocatore nel saper capire quante volte sarà necessario tornare indietro nel tempo e quante volte, vi giuriamo tante, sarà necessario farlo per non restare uccisi.
La distribuzione dei nemici sembra fatta ad hoc per impensierirci, motivo per cui il nostro consiglio spassionato resta sempre quello di valutare ogni scelta nel migliore dei modi. Sembra di essere ritornati ai tempi di XCOM o di qualsiasi altro strategico a turni bello tosto, solo che in questo caso non abbiamo di fronte una scacchiera con tanto di coperture, ma un terreno libero dove muovere i nostri personaggi con cura.
CAPITANO, MIO CAPITANO
Iron Danger cerca di raccontarci la sua storia tramite una campagna capace di intrattenerci con il giusto piglio, un gioco di ruolo che fa uso di molte strategie accorte che richiederanno un certo livello di impegno per essere superate, in un rapporto direttamente proporzionale dove l’aumentare delle abilità richiamerà nuove fatiche da fronteggiare.
Ogni qualvolta finiremo un livello, i personaggi potranno acquisire delle abilità da aggiungere alla propria dotazione, caratterizzate non solo dal proprio raggio d’azione, ma anche dal numero di “punti temporali” che necessiteranno per essere utilizzate. Anche grazie a questo piccolo espediente, il gioco restituisce un buon livello di sfida che sarà apprezzato dai giocatori più navigati.
Sul fronte puramente tecnico ci troviamo di fronte a un titolo che ha un buon level design nel complesso, accompagnato da una caratterizzazione dei personaggi pulita e interessante, forse poco curati nel complesso ma niente che possa lasciar pensare a un lavoro fatto con superficialità. Gli scenari ricostruiscono bene il mood dell’ambientazione fantasy e vengono costati piacevolmente agli altri aspetti tecnici, come colonna sonora e doppiaggio in lingua inglese.
Sebbene il gioco non sia stato sottotitolato in italiano, resta comunque comprensibilissimo per il suo linguaggio non troppo tecnico, una nota da sottolineare per tutti i giocatori nostrani non proprio a loro agio a dover leggere numerose linee di dialogo in un'altra lingua.