Recensione Langrisser

di Fabio Fundoni

In mezzo a un mare di remastered più o meno utili, magari di giochi usciti pochi anni fa, arriva la riedizione di Langrisser 1&2. Che poi parlare di riedizione, per noi europei, è quasi un falso storico. La saga di Langrisser, infatti, è stata praticamente sempre relegata nel mercato orientale, e non venitemi a dire che siete tra i pochissimi che hanno giocato la versione americana di Langrisser 1 (all'epoca chiamata Warsong), perché non vi credo nemmeno se giurate sulla vostra collezione di videogame. Se nei gloriosi anni 90 la Nintendo si godeva il capolavoro strategico chiamato Fire Emblem, la concorrenza corse ai ripari grazie, appunto, a Langrisser.

Pura strategia a turni con una trama ispirata alle saghe cavalleresche, tra mostri, incantesimi ed eroi armati di spade magiche. D'altro canto, la spada protagonista della nostra storia si chiama, appunto, Langrisser. Starà alla nostra capacità di condottieri fare la differenza tra la sconfitta e la vittoria. Nel primo episodio vestiremo i panni di Ledin, principe in fuga da una guerra, alla ricerca di vendetta e giustizia. Nel secondo, il protagonista è Elwin, un combattente che verrà catapultato in una battaglia molto più grande di lui, combattuta sulle macerie del vecchio impero. In un mix di valorosi compagni e temibili avversari, iniziano due nuove (o meglio quasi nuove) avventure!

TOP SCORE!

Lo stile strategico di questi due Langrisser ci è davvero piaciuto, portandoci spesso a fare le ore piccole mentendo a noi stessi: "ancora un turno e poi smetto, lo giuro!". Mai menzogna fu così spudorata. Staccarsi dal pad, PlayStation 4 o Switch che sia, è davvero difficile, segno che nonostante gli anni sul groppone, la formula funziona ancora alla grande. Oltre al combattimento puro, dovremo gestire a dovere i personaggi principali, tra classi da sbloccare grazie all’esperienza accumulata, equipaggiamento, magie e abilità speciali. A questo si uniscono i mercenari, guerrieri anonimi da assoldare a pagamento per aiutarci a sconfiggere il nemico. Proprio l’utilizzo di questi combattenti in affitto inserisce una interessante variabile strategica. Le truppe vengono assegnate come battaglione personale dei singoli protagonisti e ad essi sono legati in vari modi.

I mercenari possono morire senza causare troppi problemi, ma se fosse il loro comandate a subire la sconfitta, ogni guerriero del suo battaglione direbbe addio al combattimento. Se poi alla fine di ogni turno i mercenari saranno nelle caselle vicine al proprio condottiero, verranno curati dalle ferite subite. Insomma, risorse da gestire al meglio tenendo conto sia della loro utilità che della possibilità di sacrificarle in base alle nostre necessità. Nonostante il gioco sia totalmente bidimensionale con visuale dall’alto, la nuova veste grafica ci è piaciuta, soprattutto grazie ai disegni di Ryo Nagi, ma i lavori originali di  Satoshi Urushihara, che molti di voi potrebbero conoscere grazie a manga come Legend of Lemnear, ci sono piaciuti di più.

Potrete decidere se usare le nuove illustrazioni o le vecchie, sia che vogliate muovervi sulla mappa tradizionale (e pixellosa) o quella ridisegnata per l’occasione. Impossibile poi non lodare la longevità del prodotto: due giochi con tantissimi finali multipli e la possibilità di giocare e rigiocare ogni capitolo in modo da cambiare scelte per scoprire nuove pieghe della trama. Non manca un salvataggio “plus” con cui ricominciare una volta terminata l’avventura e la possibilità di un inizio “easy” dove le nostre scorte di denaro saranno enormi e pronte a essere spese in equipaggiamento e mercenari.

GAME OVER

Certo, si deve ricordare che stiamo comunque parlando di due titoli dei primissimi anni 90. Non vi sono sostanziali novità di gameplay e la trama rimane abbozzata rispetto alla fase di gioco. Verremo buttati sul campo di battaglia senza troppi fronzoli e le spiegazioni saranno lasciate a schermate di dialogo fisse in cui si alternano i vari protagonisti. Al giorno d’oggi siamo abituati a snodi ben più elaborati, ma d’altro canto il punto di forza di Langrisser non è certo la narrazione e sfidiamo chiunque a rinunciare a un buono strategico a causa di carenze nella trama. Certo, mancando un vero e proprio tutorial dovremo andare un po’ a tentoni, soprattutto nelle prime fasi, ma tutto è abbastanza intuitivo. A patto di conoscere l’inglese.

I due giochi non sono stati tradotti in italiano e a fronte di un buon doppiaggio giapponese, dovremo fare i conti con i testi inglesi… o giapponesi. O cinesi. Insomma, vada per l’inglese. Altra pecca è il bilanciamento audio, con il volume degli effetti sonori totalmente sballato rispetto a voci e musiche. Anche andando a toccare le impostazioni, troveremo un fastidioso balzo verso l’alto del volume in molte situazioni. La soluzione è quella di azzerarli completamente, perdendo in completezza o attendere una patch, nella speranza che arrivi il prima possibile.