Recensione NBA 2K20

Si torna sui campi di 2K

di Roberto Vicario

La stagione di NBA è ormai alle porte. A partire dal 22 ottobre i sorprendenti Toronto Raptors (vi ricordate quando giocava Vincenzo Esposito?) dovranno difende con i denti l’anello. Ad anticipare una stagione che anche questa volta si preannuncia scoppiettante, ci pensa ancora una volta NBA 2K20. Il titolo di Visual Concepts che ogni anno punta a ridefinire il concetto di simulazione. 

Partiamo subito con un argomento che, in questi giorni, sta tenendo banco all’interno della community: le microtransazioni. Una reazione, quella dei fan, feroce e volta a sensibilizzare (si fa per dire) 2K riguardo una politica che, con l’introduzione di minigiochi in stile slot machine, sembra essere davvero esasperata e ingombrante all’interno del gioco.


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Innegabile e in parte condivisibile, la verità sta però nel mezzo. Dopo diverse ore passata su queste NBA 2K20, confermiamo che, per chi si butta nell’online, il farming è un elemento ancora una volta piuttosto importante, ma meno esasperato rispetto al passato, soprattutto nel single player. Ci sono anche casi in cui l’invasività è a tratti eccessiva, come ne La Mia Squadra, ma possiamo tranquillamente affermare che se si vuole evitare di usare valuta per “boostare” il proprio personaggio, è possibile farlo. Ci sono sempre le scorciatoie in grado di “pimpare” spendendo valuta reale, ma la cosa che da veramente fastidio è l’enorme quantità di riferimenti all’interno del gioco che ti chiedono di spendere soldi. Su questo è bene che 2K faccia un’attenta riflessione e migliori in futuro. 

Anche perché, ed arriviamo al succo del discorso, se è vero che i problemi lato microtransazioni ci sono, è altrettanto corretto dire che - videoludicamente parlando - ci troviamo davanti ad un capitolo che, nonostante la potenziale scusa della fine della generazione - non appare né stanco e nemmeno appagato.

Vi basterà scendere sul parquet virtuale per comprendere che anche questa volta, il team di sviluppo ha lavorato in maniera certosina per ripulire un codice che, già lo scorso anno, offriva una simulazione praticamente perfetta, sporcata solamente da qualche bug. 

Il lavoro più importante è stato fatto sulla fisica dei giocatori, con un’inerzia rinnovata e ancora più credibile, che sembra regalare all’azione un ritmo più compassato, ma che in realtà cerca di portare sul campo da gioco la fisicità di ogni singolo cestista. 

Inoltre a guadagnare in termini di animazioni, fisica dei giocatori e una rinnovata pulizia nelle collisioni (non ancora perfetta, ma apprezzabile) è sicuramente la fase difensiva, arricchita anche da una IA in grado di leggere in maniera ancora più credibili schemi e situazioni di gioco. 


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A COSA GIOCO OGGI? 

In termini puramente contenutistici, NBA 2K20 offre la solita pletora di opzioni ludiche, con alcuni miglioramente in alcune modalità e degli inaspettati passi indietro in altre. Tra le cose da segnalare in positivo c’è sicuramente una modalità carriera che torna finalmente a divertire e far divertire. La storia è stata curata nientemeno che da LeBron James in persona, supportato dalla sua SpringHill Entertainment, casa fondata insieme all’amico Maverick Carte e che si occupa anche di cinema (Space Jam 2 vi dice nulla?). 

Nonostante non ci siano dei veri e propri momenti memorabili, la carriera scorre liscia, arricchita da camei di persone famose e una caratterizzazione dei personaggi nettamente superiore al passato. 

Quello che invece non ci ha convinto pienamente è la nuova modalità “Il Mio GM”. Una connotazione quasi da “giochino mobile” con dei punti azione che devono essere spesi per svolgere particolari attività tipiche dei GM. Inoltre, l’introduzione di leaderboards online ha tolto la possibilità ai GM in erba di poter intervenire su alcune opzioni di personalizzazione. Una scelta che siamo sicuri non verrà particolarmente apprezzata dai fan di vecchia data. 

Tra le novità apprezzabili, segnaliamo anche l’introduzione compelta della WNBA con tanto di 140 giocatrici che sono state scannerizzate e digitalizzate in maniera perfetta. Un assaggio avuto lo scorso anno, che si concretizza in maniera totale quest’anno. Bene così. 

Per quanto riguarda le altre modalità di gioco, non ci sono grandi novità da segnalare, eccezione fatta per l’hub comune chiamato “Il Quartiere” (che abbiamo imparato a conoscere lo scorso anno) che è stato profondamente ridimensionato, e che può vantare la novità delle gabbie. 

Sotto l’aspetto visivo, esattamente come per la componente fisica, il gioco di Visual Concepts rimane uno gioia per gli occhi, e va fatto un plausa al team di sviluppo che, nonostante l’ormai tramontante generazione, ha riversato parecchio impegno nel rendere il tutto fluido, divertente e visivamente appagante.